Catanisi da testa ‘e peri

Posted by on Sep 9th, 2024 and filed under News, Recensioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Ho il piacere di attribuirmi il vanto di aver condotto per mano Vera Ambra a occuparsi del vernacolo catanese nel modo e nella maniera a lei più congeniale. La qualcosa lei ha fatto scrivendo in italiano, farcito dai modi dire catanesi, inseriti con arte e sapienza e tali da far emergere le caratteristiche peculiari della catanesità. Ella ha completamente ignorato tutto quanto di artistico e storico vi è a Catania, almeno in questo libro, occupandosi esclusivamente di mettere in evidenza espressioni dialettali e note storiche del linguaggio stesso che, non a caso, è anche diverso a Catania da quartiere a quartiere.

Ebbene Vera Ambra ha saputo cogliere anche questa differenza. Ha recepito ed evidenziato che il linguaggio e il carattere culturale degli abitanti della Civita è diverso da quello degli abitanti di l’Ognina. Ha fatto tutto questo inventando la comunissima storia di un ragazzo e una ragazza, entrambi catanesi, (Concy e Jangilu) provenienti da due quartieri differenti, i quali si innamorano e infine si sposano mettendo al mondo anche un figlio. Tutta la vicenda, ambientata a ridosso dell’attuale contesto temporale, consente di evidenziare lo svolgersi dell’approccio tra i due, con le connessioni di amicizie e parentele, dalle cui vicende emergono modi di dire e usanze del vivere catanese. La scrittura procede in maniera chiara in italiano con l’inserimento dei modi di dire ricorrenti a Catania e inoltre con la descrizione dettagliata di vita sociale catanese in determinate occasioni, quale per esempio quelle del mercato da “fera ‘o luni” e da “Piscaria”.

Inoltre il libro è corredato da brevissimi cenni di grammatica siciliana e di abbreviazioni linguistiche. È da dire che Vera Ambra non si è limitata solo a questo libro. Ha scritto una trilogia di volumi avente per oggetto gli stessi argomenti con particolare riferimento alla descrizioni ed evoluzioni storiche di alcuni quartieri catanesi, evidenziandone le curiosità e le caratteristiche.

Alla fine Vera Ambra riesce a rappresentare, in un groviglio di immagini e parole, un gigantesco mosaico illustrativo completo della città di Catania. Tengo a precisare che il libro in questione è scritto in italiano esplicitando la traduzione in vernacolo catanese determinate parole e modi di dire tipici del cittadino medio. Pertanto una lettura attenta e consapevole di essi da parte di chi è interessato, costituisce fonte di sapere per la conoscenza culturale di Catania, dove le parole in vernacolo vengono considerate alla stessa stregua di personaggi che esprimono le loro caratteristiche.

Con un ricordo prettamente catanese potremmo definire lo scritto di Vera Ambra La saga delle parole espresse in vernacolo catanese che ha assunto le dimensioni e le caratteristiche dei pupi siciliani, quelli dell’ormai scomparso teatrino di via Abate Ferrara. Chiaramente la lettura di questo libro, può considerarsi un piacevole dizionario di termini catanesi, illustrati in un italiano accomodante ed esplicito nei concetti espressi. Qualcuno potrebbe dirmi: «Ma chi mi stai ricennu?» ed io rispondo: «Sì! Accussì è». Siamo in presenza di un libro scritto in italiano spiegando il linguaggio siciliano. Per questo ne consiglio la lettura.

Pippo Nasca

 

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