Una silloge poetica, o come ama definirlo Giuseppe Nasca un diario poetico, che risulta essere un’armonia di parole; parole che si compongono in sintonie sfaccettate, nuove, per dare un ritmo che cambia registro rinnovandosi continuamente.
Una raccolta che nasce da appunti poetici scritti dall’autore, senza alcun tema particolare, senza alcuna prefissata finalità, se non quella di giocare con le parole, col suo sentire occasionale, esternato poi in versi.
Pagina dopo pagina ci troviamo immersi in una poesia garbata, che si muove tra memorie e piccole liturgie interiori mai sovrapposte al canto che le ispira. Soprattutto troviamo una poesia onesta, fatta di quei sentimenti in cui noi stessi possiamo trovare tutti i colori che ci rappresentano, che ci accomunano.
Qualche accenno alle proprie radici, con alcuni versi in dialetto, e molto italiano composto; così la vita vista attraverso gli occhi di Pippo Nasca, ci scorre davanti grazie ai suoi “appunti poetici” che dipingono il susseguirsi di giorni, stagioni, memorie, sensazioni e attimi con un ritmo accattivante ma delicato. Tanti scorci di quotidiano descritti col tocco delicato di chi vive l’esistenza, ma anche la sofferenza, e la sa tradurre in poesia.
Pippo Nasca ama definire questa silloge un soliloquio poetico, che descrive i pensieri, le malinconiche riflessioni di questo suo viaggio attraverso la vita.
In realtà in quest’opera scorgiamo la stessa identica magia delle storie ben raccontate e che ci emozionano: le sentiamo nostre, proprio perché il personale vissuto di ognuno entra in gioco e le parole dell’autore le percepiamo come parte di noi.
Attraverso un viaggio denso di emozioni, l’autore ha messo “nero su bianco” tutti quegli stati d’animo provati nel confrontarsi e scontrarsi ogni giorno con la realtà che gli fa da specchio, in una raccolta poetica che vuole esprimere una dimensione votata alla riflessione e all’osservazione della vita nella sua totalità e più ampia dimensione.
La sua emozionalità è toccante ma vera e malinconica, ci incanta e coinvolge, mentre le parole si fanno abbraccio che racconta e musica che culla.
Questa è naturalmente un’appena accennata e certo non esaustiva sintesi, giacché la luce che fuoriesce da questa bella raccolta non è poca, resta dentro e risuona anche a libro chiuso.
Un’opera generosa e accogliente, da leggere con cura e da considerare come una sorta di testamento spirituale dell’autore.
Linda Minnella