È mia abitudine quella di commentare i “lavori” scritti e pubblicati da persone che si affacciano sul davanzale del mondo letterario esprimendo i loro sentimenti ed il loro modo di vedere la realtà. Premetto che i miei giudizi sono sempre di modesto apprezzamento e non hanno un valore “qualificato” essendo anch’io un dilettante delle lettere, cui piace scrivere non per mestiere, ma per diletto ed alla luce di quanto appresso al liceo, preciso, scientifico.
Ciò posto mi accingo a commentare l’opera di Maria Rosaria Marcenò pubblicata da Akkuaria, anticipando che esprimo le mie congratulazioni per questo parto letterario che definisco spontaneo, piacevole ed interessante per quanto concerne il contenuto ed anche la forma. Essendo più che chiaro che la poesia va esaminata non solo per quello che esprime, ma anche come lo esprime. Per prima cosa, quindi, intendo evidenziare la forma che mi sembra adeguata al contenuto ed articolata in versi di diversa ampiezza metrica sempre diversa, secondo la tendenza moderna di non ricorrere alla rima ed ai versi stereotipati. Nulla da eccepire nei confronti di tale tendenza che ha cominciato ad essere in auge proprio con il romanticismo e precisamente con le poesie del Leopardi, che alterna endecasillabi a settenari, sciolti e non rimati, riuscendo a dare una tonalità musicale non indifferente. Personalmente, preferisco adottare la modalità del Leopardi perché cercò in tal modo di realizzare quel tono musicale che è fondamentale in poesia, nata nel rispetto della metrica greca e latina. Non nascondo che in relazione agli argomenti, ossia il contenuto, sia più adeguato perché libera il pensiero della “pastoia” della metrica.
Ebbene, ho la sensazione che questo avvenga nel caso in esame, di cui passo a descrivere le mie sensazioni sul contenuto, ossia sul pensiero ed i sentimenti espressi con termini appropriati e che denotano una profonda conoscenza della lingua italiana, il cui periodare è squisitamente leggero e nello stesso tempo aulico e comprensibile dal comune lettore popolare. Chiaramente il contenuto è nel solco del rispetto e dell’ammirazione per la natura espressa nel suo evolversi nei meandri del tempo con risvolti poetici che ricordano “le chiare e fresche acque” di petrarchesca memoria. Non essendo molto addottorato in materia letteraria estera, preferisco accostare le descrizioni della Marcenò al modo di esprimersi poetico del Ptetrarca, in cui si fondono in modo magnifico l’amore per la natura e la spiritualità dei sentimenti, che non trascendono nel banale ed esasperato ricorso a descrizioni esasperanti i rapporti sentimentali.
Ogni aspetto naturale, il suo evolversi nel tempo con la descrizione minuziosa non solo delle apparenze, ma anche di quello che esprimono, denotano un profonda versatilità ed ammirazione dell’autrice , permeate dal tocco squisitamente gentile ed ammirato della contemplazione spirituale dei sentimenti ed al punto tale da chiedere alla pioggia le sue interrogazioni più intime.
Oltre ai sentimenti, non mancano le considerazioni ed i risvolti, nonché l’ambascia per il futuro con riferimenti anche alla vecchiaia e la tiepida nostalgia dei ricordi, accennata con il pudore tipico di una donna, che non trascende in un femminismo duro, esasperato e libertario, cui siamo abituati a sentire.
Da tutto ciò emerge, dunque, un tipo di donna matura, colta, equilibrata, dolce, profondamente sensibile e volta ad una vita serena ed anche capace di trasmetterla, come in effetti fa rivolgendosi all’amico del cuore.
Nel non citare espressamente i versi per stimolare a leggere il libro edito, spero di essere riuscito a dare una giusta valutazione dell’opera e dell’autrice, aggiungendo la mia stima per essa ed augurio che possa raggiungere la vetta dei suoi sogni.
Pippo Nasca