Al Teaztro Massimo Bellini di Catania è andata in scena la rivisitazione de “La Lupa” di Verga e del “Berretto a sonagli” di Pirandello
Incominciamo a descrivere quella che riguarda l’opera di Pirandello, la quale mi è piaciuta di più per quanto concerne il tema e la stessa musica.
Bisogna, innanzi tutto conoscere l’antefatto della commedia pirandelliana, scritta in un primo momento in siciliano e in un secondo tempo in italiano per evidenziare i guasti di un malcostume della società al fine di evitare guai peggiori, calpestando la verità. Adesso è stata la volta di una versione in musica sulla falsariga di opera lirica, che ritengo sia riuscita ad ottenere un ottimo successo, oltre per l’argomento, sempre attuale, anche per l’ottima interpretazione dei protagonisti, della musica e degli effetti scenici. Ovviamente bisogna richiamare un po’ la trama della commedia. Cosa che faccio, per sommi capi, nel caso in cui non sia conosciuta o dimenticata. L’argomento è il seguente. Una signora dell’alta società viene portata a conoscenza che il marito, persona molto influente ha un relazione illecita con la moglie di un suo dipendente. Pertanto lo denuncia al marito cornuto e al capo della Polizia, che vorrebbero far passare sotto silenzio la situazione che avrebbe arrecato danno a tutti. In effetti il capo della polizia non intende rendersi responsabile di tali danni nei confronti del marito fedifrago e dà l’incarico ad un proprio dipendente, al quale detta la relazione in merito cercando d’imbrogliare le cose e ci riesce. Tant’è che alla fine risulta che la relazione denunziata non è avvenuta e che la stessa sia frutto della “pazzia” della denunziate, colpevole di aver sostenuto la verità. E’ evidente la morale che chi dice la verità non solo non viene creduto, ma è più salutare che esso sia preso per pazzo.
L’altra opera, “La Lupa” di Giovanni Verga, mi è piaciuta meno, un po’ per l’argomento spoetizzante, che pur nella sua drammaticità, difficilmente si verifica nella società, un po’ anche perché la musica mi è risultata un po’ monotona per eccesso forse della componente veristica. Tuttavia gli effetti scenici sono stati veramente adeguati al dramma rappresentato.
Per chi non conosce l’opera del Verga o l’abbia dimenticata preciso che l’argomento è quello solito del triangolo nella società umana e che in napoletano viene indicato con l’espressione: “issu, issa e ‘u malomme”, ma con la variante che ‘u malomme è ‘na malafemmina. Un marito ed una moglie subiscono l’intrusione amorosa della madre di lei, nella loro vita coniugale. Tale malafemmina viene definita Lupa, per significare la sua malefica fame di sesso, che non può non concludersi se non in tragedia
Il giudizio finale sull’accoppiata rappresentazione di ieri sera al Teatro Massimo Bellini, ha rappresentato e messo in evidenza due differenti aspetti della società. Quella verista verghiana che dà luogo a tragedia e quella pirandelliana dell’accomodamento che dà luogo all’ipocrisia. Due pecche che purtroppo vivono ancora nei nostri giorni e sarebbe un bene evitale.
Pippo Nasca