«Non conosco nulla al mondo che abbia potere quanto la parola.
A volte ne scrivo una, e la guardo.
Fino a quando non comincia a splendere.
Ne esistono alcune di fronte alle quali mi inchino,
stanno lì come un principe tra i lord.
A volte ne scrivo una e la guardo,
ne fisso la forma, i contorni fino a quando comincia a splendere
e non c’è zaffiro al mondo che ne possa eguagliare la luce».
Emily Dickinson
Quando mi è stato proposto di presiedere la giuria della sezione Poesia di un Premio, da cui è poi stata pubblicata una antologia dei brani selezionati, non pensandoci due volte, ho subito accettato.
Accostarsi a scritture altre dalla propria, confrontarsi con anime e stili provenienti dalle più disparate realtà topografiche e personali, entrare in connessione con un mondo poetico grande quanto il cuore che lo ha prodotto, sono tutte motivazioni cui non ho messo l’argine del tempo.
Leggere e ascoltare, poi, la vita di Sebastiano Vasta, cui il Premio è intitolato, ha aperto le ali alla mia commozione. Ho visto tantissimo, ho immaginato una vita di lavoro e dedizione alla famiglia, una vita dedicata alle proprie passioni, prima fra tutte l’arte culinaria. Una vita fatta di Amore e di lotta per ciò in cui si crede di più. Senza distrazioni vane, senza l’effimera attrazione di un mondo che, durante il corso della propria lunga vita, Sebastiano Vasta ha davvero visto rivoluzionato. E all’Uomo Sebastiano Vasta è stato intitolato questo Premio di poesia e narrativa, un riconoscimento in memoria per la memoria.
Accostarsi in punta di piedi alla lettura delle tante liriche pervenute, leggerle e rileggerle, sentirsi nell’anima di chi le ha scritte, percepirne le sfumature, i controluce, la sensibilità, lo studio, l’emozione, è stata una ricchezza cui rendere grazie io per prima.
Moltissimi sono stati i partecipanti e da ogni dove: Italia, Europa, perfino altri continenti.
Moltissimi gli stili incontrati, dalla scrittura più tendente alla prosa, alla più propriamente classicheggiante, dal verso libero, che infrange la regolarità della tradizione seguendo una costruzione dettata più dall’emozione, al rispetto per la metrica e i lemmi mutuati dalla tradizione di sapore antico, dalle figure retoriche in evidenza, alla rottura di schemi chiusi per avviarsi a stili più sperimentali e all’avanguardia. L’uomo è in continua evoluzione, la scrittura poetica non ne è esente.
Da continui confronti sulla Parola, sulla Poesia, sull’importanza e il ruolo del/della poeta oggi giunge solo una conferma di una certa frammentazione in atto, di uno spiccato individualismo in chi scrive, piuttosto che la ricerca di una comune linea o corrente che si imponga sulle altre.
Anche dai testi proposti al Memorial Sebastiano Vasta si nota, come più su evidenziato, pluralità di generi, che appunto ben rispecchiano la tendenza individualistica della poesia italiana oggi. Il che offrirebbe lo spunto per digressioni ulteriori, ma che non è questione da affrontare al momento.
La lettura dei testi pervenuti in forma rigorosamente anonima, è stata momento di crescita e confronto nel rispetto per il ruolo investito. La condivisione ha dato frutti dal profumo intenso, la collaborazione nell’analizzare ogni testo ha portato ad una comunione di vedute che inizialmente parevano lontane.
È la Bellezza, la ricerca ultima da perseguire in vita. E di Bellezza e Poesia, nel presente volume, se ne respirerà moltissima. Si ringraziano, dunque, i poeti che hanno voluto scommettersi, mettersi in gioco alla ricerca di spazio per continuare il loro sogno e vederlo realizzato.
“Io non conosco
quello di cui scrivo,
ne scrivo anzi
proprio perché lo ignoro.
È un atto delicato, è il limitare
che confonde la preda
e il cacciatore.
Qui arrivano a coincidere
l’oggetto che cerco e la causa
di questo cercare.
Per me la ragione
della scrittura
è sempre scrittura della ragione”
Valerio Magrelli
Melania Valenti