Vi parlo di Vera, donna di fuoco e d’Ambra Vera

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Vera Ambra, poliedrica voce di rilievo della mia Catania, è una vera fiamma; pensando alla musica, la vedo come una Milonga, mistura di ritmi e influenze dei più disparati. Perché la sua è una personalità poliedrica e la sua scrittura spazia tra diversi generi, anche se “La poesia è l’unica cosa che ha dato senso e salvezza alla mia vita”. Del 1991 è la sua prima raccolta di versi, La Voce delle Donne.  
Scontratasi con un ambiente eccessivamente chiuso ed elitario nella Catania degli anni ‘80, vola a Roma, dove entra nel famoso salotto di Via Barberini e fonda la collana di poesia La Luna nel secchio. Da lì fino ad oggi, una vita costellata da pubblicazioni nei diversi generi letterari.
Sempre in cammino sulla strada della divulgazione culturale, sin dall’inizio dell’anno 2000 apre il sito akkuaria.com, fondando poi Akkuaria, associazione virtuale di promozione online.  
Leggiamo insieme alcuni versi di Fiammiferi, Centro Studi Spazio Vita, 1995, raccolta da me scelta proprio per come mi arriva la personalità della Ambra, come un fuoco sempre vivo. Qui, tra le altre ispirazioni, la poeta assegna un ruolo di rilievo a tutti gli artisti, che Lei stessa chiama Amici nella dedica in apertura del volume.  

FIAMMIFERI
per surrogare la vita
proprio perché la vita  
ha perso la sua partita  
Giocate, giocate all’arte  
Fiammiferi  
Fiammiferi  
per regalare a un vero amico   

o ancora  

IL QUADRO  
che mette a tacere la coscienza  
e risveglia l’artista  
Costringimi nello spazio  
d’un solo istante il riflettere  
prima di scoprire il vero volto  
della vita dove l’alba  
aspira al tramonto  
e l’uomo e la donna dividono  
il cibo nel nido d’aquila  

Vera Ambra pare sempre in bilico tra il detto e l’impensato, tra silenzi e acuti di follia: Matta è chiamata la parola, una parola che matta graffia come nuda accetta, il potere della parola, che “parla, non ragiona”.
Lasciare parlare la poesia, qui con la musica del silenzio.
Sarà questa la mia cifra per le parole che questo spazio mi concederà. Perché… La poesia non si spiega.
Si sente. 

CHE SI SVEGLIA
nel verbo del guscio svuotato
là dove i sogni si vestono
di tempo al calar della sera
È verbo di nessuno
il delirio del limite
ma quando il silenzio è parola la parola
s’allinea in fila  

Melania  Valenti

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