“Parole di poeta” in un luogo della storia catanese che racconta di antichi poeti maggiori e raffinati commediografi.
Inseriti in una cornice unica, le parole si sono riservate il dono della scoperta, dell’esplorazione di emozioni legate al piacere della rivelazione, offrendo sensazioni ad un pubblico preso, attento, partecipato.
Frugando fra i desideri irrisolti, sussurrando una poetica compagna del privato, con voci nuove e un inedito linguaggio, emergono i vissuti totalizzanti e incompleti, la ragione dell’esprimere si rivela messaggera del comunicare l’essenza autentica del Noi.
Il filo rosso dei componimenti abbraccia l’idea dell’amore, della bellezza di un sentimento molteplice, cantato in versi e melodie durante tutta la manifestazione.
Salvo Leone, ha reso intimo il suo colloquio con l’idea di bellezza poetica, già vincitore di molteplici contesti poetici e attivo frequentatore di cenacoli elegiaci, ha impresso il suo fermo desiderio di versare umanità di confronto e di crescita fra i suoi delicati versi e sottili strutture.
Un accurato duetto di giovani voci ha pervaso l’intera platea di una tenerezza senza nome, Giuseppe Giorgio Pignatello e Martina Luvarà con eco e ritorno, hanno narrato “l’amore che viene e l’amore che va” rimandando a suggestioni poetiche da Fabrizio De André a Romeo e Giulietta hanno ben descritto l’insostenibilità del sentimento incompreso, il dolore del non riconoscimento, il limite che noi stessi poniamo all’amore come sublime e unico verso della nostra vita.
La dimensione spirituale, profonda, sussurrata fra il sé e la coscienza è arrivata sulle rime di Rita Maria Coppa che rivela fra le righe un eloquio privato, personale, che trae comunque forza da una natura elegiaca, di scelta più che di conoscenza, meravigliosi passaggi di maturità letteraria espressi in sussurri appena accennati.
Valentina Giua con rime in ascolto rivela un eterno celato in un sogno, leggermente scandite in attimi, in respiri, ha narrato di un amore legato, legante, definitivo, ritrovato fra i versi delle sue poesie che si alternano, si modificano, nidificano nell’animo inseguendo il desiderio di riprendere un cammino spezzato e rinsaldare le ali della genesi poetica che coltiva nel suo cuore.
Dario Miele rende lineare, ascendente una riflessione poetica della sopravvivenza ad un mondo privato di energia, la stessa che ieri si muoveva nel contesto della narrazione, ripresa da Ivan Randazzo frontale, immenso, rivolto alla vita che soffoca in una goccia di eterno.
Alfredo Sorbello con la poesia dona significato e valore per trasmettere nel tempo l’emozione che li ha generati.
Un capitolo particolare è dedicato a Riccardo Angelo Strano, musicista straordinario e poeta sensibile, una foglia al vento che vibra alle dimensioni del sentire dinamico delle molteplici affetti dell’amore, argomento idealizzato e discusso durante la magnifica manifestazione.
Ha presentato Davide Spampinato ed è intervenuto all’evento il maestro Davide Sciacca, chitarrista.
Ospiti della serata gli attori Melina Pappalardo ed Enrico Pappalardo.
Con decisa voce teatrale, lette in modo attoriale da Enrico Pappalardo, con trasporto magnetico e decisivo, troviamo le rime di Vera Ambra tratte dal libro “Fiammiferi” e, subito dopo, l’attrice Melina Pappalardo ha compiuto il miracolo della sinergia nella lettura in lingua siciliana delle uniche rime in vernacolo scritte dalla stessa scrittrice catanese.
L’iniziativa è stata possibile grazie al parroco don Placido Chisari.
Grazie ad Akkuaria promotrice dell’iniziativa e a Vera Ambra per il momento che ha saputo donarci.