Il tema della scoperta dell’America, unitamente alla figura di Cristoforo Colombo, ha da sempre affascinato una miriade di studiosi, storici, cartografi, etnografi, che vi hanno dedicato libri, saggi, romanzi, per non parlare dei mezzi audiovisivi (documentari televisivi, film, fiction) che si sono cimentati sull’argomento.
Il saggio di Ruggero Marino “Dante, Colombo e la fine del mondo” Publishing, srl 2021, proietta una luce ancora più chiara, più nitida, più convincente sulle ricerche che lo studioso, noto a livello internazionale, conduce sulla figura e sulle spedizioni del navigatore dei due mondi. Va ricordato che le ricerche rivoluzionarie di Marino, rivoluzionarie perché tendono a sfatare tutta una serie di miti e ricostruzioni storiche consolidate, proseguono da oltre trent’anni. Dal primo libro “Cristoforo Colombo e il Papa tradito” ( Premio Scanno 1991 ) a “Cristoforo Colombo l’ultimo dei templari”, che ha avuto quattro edizioni ed è stato tradotto in sette Paesi, siamo di fronte ad una serie di opere controcorrente, che non fanno che rinverdire un giallo storico lungo cinque secoli. L’argomento centrale degli studi di Marino, la tesi predominante è data dal fatto che l’autore sostiene che Papa Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo, sia stato il vero “sponsor” del primo viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492. Oltre ad avere lo stesso sangue.
Questa sua più recente ricerca parte dallo stesso interrogativo che Marino si pone, allorquando scrive se sia così azzardato pensare che un sottile filo rosso, una comune conoscenza iniziatica, unisca il viaggio divino e poetico di Dante al viaggio terreno e avventuroso di Cristoforo Colombo. La risposta scaturisce da una serie di analisi, di considerazioni, di raffronti, di citazioni che l’autore fa, mostrando una conoscenza quanto mai vasta e profonda degli argomenti trattati. Ma Ruggero Marino va oltre, proponendo un’altra suggestiva ( e ardita ) tesi, quella di Colombo oriundo greco, praticamente “erede” della figura dell’eroe greco Ulisse nei famosi versi del folle volo” dantesco.
Il nuovo libro si dipana così attraverso una serie di singolari convergenze, a distanza di secoli, fra la vita di Dante e quella di Colombo. Due rivoluzionari, due mistici, due personalità quanto mai complesse. Passando anche per il “Milione” di Marco Polo, che Colombo postillava attentamente, con il suo Cipango erroneamente identificato con il Giappone (non era ancora stato scoperto). “Mercante” veneziano che Dante forse nomina nei suoi versi e di cui è certamente a conoscenza. Cipango, la meta inseguita da Colombo, è già Nuovo Mondo vista la desinenza “ango” presente svariatissime volte in Mesoamerica e mai nell’ arcipelago giapponese. La rotta delle Americhe non era così inedita, come si è fatto e come si continua a voler far credere, forse si era perduta nel tempo, ma risale all’ antichità: come attestano varie testimonianze che riconducono alla biblioteca di Alessandria. Anche il poeta era a conoscenza delle stelle dell’ “altro polo” che costituivano un’eresia? Colombo non è il primo? Certo, è il definitivo. Solo con il suo sbarco si avrà un mutamento nel cammino dell’ umanità, in un tempo dalle fortissime credenze millenaristiche. Dante salendo al paradiso celeste, Colombo raggiungendo il paradiso terreno, che tutti i sapienti collocavano in Oriente. In una sequenza di rimandi fra il poeta della “Divina Commedia” e il navigatore dei due mondi. Tutti e due in odore di reminiscenze cavalleresche, soprattutto templari, in un crescendo che fa della rotta seguita da Colombo il preciso duplicato del “folle volo” dell’ Ulisse dantesco. In una progressione che porta plausibilmente a credere che anche Dante fosse conoscenza di un continente aldilà del “mare tenebroso”, dell’ Atlantico. Tanto più che inserisce nel poema il viaggio fallito dei fratelli Vivaldi e l’ impresa degli Argonauti.
Quello che resterà interdetto all’ astuto pagano Ulisse riuscirà al cristiano Cristoforo, che piantava la croce e “legato” di un papa genovese, Innocenzo VIII, il vero “sponsor” della spedizione. Non a caso la filiera del finanziamento risale completamente a lui. Consuocero inoltre di Lorenzo il Magnifico. Giovanni Battista Cybo, muore guarda caso 7 giorni prima della partenza del 3 agosto 1492. Gli succederà Rodrigo Borgia, Alessandro VI, il famigerato pontefice spagnolo, che assegnerà il nuovo continente ai re della sua terra, Isabella e Ferdinando. In quello che, dopo 31 anni di ricerche e di studi, si può tranquillamente definire il più grande imbroglio, la più clamorosa fakenews sulla quale si fonda l’ inizio dell’ età moderna: lo scippo delle Americhe. I Cinesi andavano in America prima di Colombo, i musulmani (vedi la Carta di Piri Reis) ne avevano nozioni precise. Se non fosse sbarcato il cristiano, oggi l’ America agiterebbe il libretto di Mao o si inginocchierebbe verso la Mecca. D’ altronde come avrebbe potuto, a quei tempi, un umile marinaretto, anche ignorante, sposare una nobile parente del re del Portogallo? Imporre la sue condizioni ai re di Spagna, minacciare di andare dal re di Francia mentre il fratello Bartolomeo era alla corte di Inghilterra? Scriversi con uno scienziato come Toscanelli, frequentare i grandi di Spagna? Come potrebbero due grandi papi come Pio IX e Leone XIII iniziare una causa per la beatificazione del navigatore annoverato ancora oggi “come “servo di Dio”?
Il saggio si arricchisce inoltre di una seconda parte quanto mai intrigante e suggestiva, con la domanda che l’autore si pone: da dove e come nasce il nome America? Qui Marino opera un’altra approfondita ricerca riguardo la famosa ( per gli esperti ) mappa di Martin Waldseemuler, mappa che consegnò alla storia il battesimo Vespucciniano del nome America. Una meticolosa, avvincente ricostruzione , una disfida senza fine, una sorte di “deguello” tra mare e terra – da parte di Ruggero Marino – che si addentra, anche con accurate ricerche etimologiche, in un mare di carte, documenti storici al limite della credibilità o falsi del tutto, documenti che danno origine ad una serie di ragionevoli dubbi sull’autenticità di quella carta. Senza contare i risvolti politici, con le ombre tedesche apparse per contrastare la potenza ispanica. Estremamente affascinante per il lettore, addentrarsi in un impressionante universo di note (il lavoro di ricerca bibliografica è davvero considerevole) che l’autore pone nel suo saggio, saggio che costituisce un altro, importante tassello per svelare il “mistero” Colombo: al quale si aggiungono ulteriori incredibili misteri riguardanti Dante e Marco Polo. Infine in un tempo in cui il fanatismo e l’ ignoranza abbattono e lordano in America le statue di Colombo oltre a cancellare il “Columbus day” in Appendice si aggiunge la lettera enciclica di Leone XIII per fare santo il navigatore.
Luigi Saitta