Un tempo la Civita, in pieno centro storico catanese, era popolata da nobili e ricchi, proprio perché il quartiere si trovava a ridosso del porto. Nel suo dedalo di stradine e piazzette a muovere il suo cammino di crescita è il piccolo Pietro di Paola. La sua fortuna di abitare nel luogo più magico di Catania, già palcoscenico di celebrità artistiche, fu maggiormente accresciuta dalla presenza di due persone straordinarie: i nonni.
All’età di otto anni, il nonno pensò bene di regalargli, per l’imminente festa pasquale non il solito uovo di cioccolata, la cui sorpresa sarebbe durata solo il tempo di sciogliere il nastro e scartarlo dalla bella la carta lucida e argentata ma le consegnò in dono dei preziosi dischi in vinile. Non erano certo le canzoni dello Zecchino D’oro, magari più adatti a quell’età, ma in quei dischi c’erano incise le voci di Luciano Pavarotti e Franco Corelli.
Alla felice intuizione del nonno seguì la forte determinazione della nonna che prendendolo materialmente per mano e stringendola forte per il timone che lui scappasse, lo accompagnò alla sua prima lezione di piano.
Da quel momento la sua vita fu segnata per sempre.
A otto anni è difficile capire che direzione prendere, non si hanno materialmente gli strumenti adatti per ragionare, questa è una conquista che si apprende più avanti, quando incomincia l’età della ragione, ma nell’anima di Piero bussò per prima Euterpe, la musa della Musica e della poesia lirica, accompagnata da Melpomene, la musa del Canto, della tragedia e dell’armonia musicale e con loro due c’era pure Clio, la musa della Storia, quella che generalmente aiuta gli artisti a diventare celebri.
Tra una nonna che lo portava a lezioni di musica e il nonno con cui commentava il Bel canto si fece strada il desiderio di imparare a cantare le arie che ascoltava dalla voce di grandi artisti e che lo emozionavano tanto.
Lasciatosi alle spalle il periodo felice dell’infanzia, come tutti iniziò la carriera scolastica percorrendo l’iter formativo che è uguale per tutti.
Le insegnanti che lo avevano sentito cantare per i compagni di scuola durante l’ora della ricreazione lo invitavano a cantare nei vari saggi ma ancora del tutto inesperto nel canto, si rese conto che in lui c’era già quella bella stoffa che il destino stava intessendo con tanta maestria, ma non bastava il talento, occorreva studiare.
. Soltanto a quattordici anni ebbe la sua prima insegnante di canto, la soprano Giovanna Lo Cicero.
All’età di diciotto anni, a seguito della perdita di affetti molto cari fu costretto ad abbandonare lo studio del canto, ma proprio in quel momento doloroso e fragile si rese conto che la musica invece poteva aiutarlo a superare quei tragici eventi che nel corso dell’esistenza di ognuno è del tutto inevitabile.
Ancora una volta Euterpe gli venne in aiuto. Piero raccolse tutta la sua volontà e le sue forze e con molti sacrifici e rinunzie metteva da parte quel denaro che gli serviva a costruire un progetto ben preciso che poco a poco iniziava a prendere forma.
Difatti fu la musica a tirarlo fuori dalla profonda malinconia in cui era caduto. Le lezioni di canto proseguirono con Sonia Fortunato, figlia Giovanna Lo Cicero, anche lei soprano, e che lo aiutò anche a trovare i primi spazi dove potersi esprimere.
Era necessario affrontare il confronto con il pubblico e mettersi alla prova con il mondo reale, per non restare chiuso dentro i muri di una stanza dove seguiva le lezioni.
Un incontro che gli assestò un bel colpo di scena fu dato dal tenore siracusano, già famoso in tutto il mondo, il tenore Marcello Giordani. È stato lui volerlo nel cast della Turandot che sarebbe andato in scena al Teatro Greco di Siracusa.
Era il 3 agosto del 2019 quando, camminando nervosamente avanti e indietro nel suo camerino, giunse il momento del suo debutto. L’imponente personaggio di Altoum nascondeva l’emozione, che era di una tale da non fargli sentire più le gambe che lo portavano al centro della scena. In un rapido scambio di sguardi, Marcello Giordani gli trasmise tutta la fiducia che riponeva in lui e quando iniziò neppure si rese conto che da “Bruco” era diventato una magnifica “Farfalla” e in piena libertà il suo canto si sparse tra le vestigia di quell’antico teatro.
Solo lo scroscio degli applausi lo fecero rendere conto che ormai il debutto era avvenuto sotto i buoni auspici del pubblico.
Grazie al grande e indimenticabile maestro Marcello Giordani era diventato padrone delle sue emozioni, ma quello spazio di tempo fu troppo breve poiché a soli cinquantacinque anni il mondo pianse la sua improvvisa scomparsa.
Ancora una volta si trovò ad affrontare un grave lutto e se non fosse stato per il tenore Jean Bernard Thomas la tempesta in cui navigava, sparì. Lo aveva conosciuto l’anno prima, e consapevole delle sue doti naturali è diventato il suo mentore. Il suo maestro.
Jean Bernard Thomas non è solo un grande tenore ma è una persona di una straordinaria umanità e nei confronti di Piero è diventato il padre che prematuramente gli è venuto a mancare.
Vera Ambra