– Buongiorno Vera, tutto bene?
– Buongiorno carissimo, bene grazie. Tu?
– Bene anch’io. Un po’ isolato (ridacchio). Tu come lo vivi questo periodo?
– Mah, faccio un po’ di cose: la storica, l’archeologa, la glottologa, la…
– Caspita, iperattiva come al solito. E la scrittura?
– Appunto, sto lavorando su un libro su Catania e mi sto documentando su tutto ciò che riguarda la mia città: storia, monumenti, personaggi noti e meno noti, scorci di vita e scorci di paesaggio, vizi e virtù, piccinerie e grandezze, modi di dire e soprattutto la lingua catanese a cui ho cercato di dare una nuova linfa, analizzandola e riproponendola a chi la conosce e a chi, tra i miei concittadini, l’ha un po’ smarrita. E tu?
– Io invece ahimè sono fermo: se ti fa piacere, quando è pronta, mandami l’anteprima di stampa che le do un’occhiata. Sono curioso.
– Certamente. Preparati a un viaggio in un mondo che troverai molto diverso dal tuo, a cominciare dalla lingua. Ma il bello dei libri non è forse quello di scoprire cose nuove, confrontando il tuo vissuto con quello degli altri?
– Naturalmente. Resto in attesa, buon lavoro!
Dopo qualche giorno mi arriva via mail un file pesantissimo, e tra me e me, ammirato e sconcertato, penso all’energia magmatica – sarà l’Etna? – di questa donna. Apro il file, lo scorro velocemente una prima volta, lo chiudo un po’ confuso perché mi accorgo che va affrontato in un altro modo: ci sono profumi, aromi, sfumature, contro-sfumature che possono sfuggire a una lettura distratta. Tanta roba insomma. Perché ci sono poesie e, interessantissime, le foto dei meravigliosi tempi andati, e poi un racconto che sembra attingere alla commedia dell’arte, e ancora la plurimillenaria storia della città e il suo retaggio culturale e monumentale fatto di fantastici incontri e fusioni, gli uomini che sono il suo orgoglio, e andando avanti gli interventi degli amici e dei colleghi di Vera Ambra, e, per chi non è di Catania, tortuoso e affascinante, un arazzo di locuzioni, frasi idiomatiche, definizioni in lingua catanese che un provvidenziale glossario aiuta a decifrare e gustare. Lo riapro dopo qualche giorno, con altro spirito. Mi avventuro al suo interno e mi salta alla mente un’associazione che di solito non collego a un libro: sto leggendo, anzi no, sto viaggiando dentro una macchina del tempo. Una macchina del tempo che ci fa contemplare caleidoscopicamente l’anima di una città. Una macchina del tempo – si va dal passato arcaico su su fino alla più leggera contemporaneità – che Vera Ambra pilota con uno stile colloquiale e diretto, e insieme profondo e meditato. Del resto, questa macchina va con un combustibile inesauribile: l’amore. Mi direte che è una parola abusata. No, in questo caso proprio no. Io credo che ci siano diverse forme d’amore: la scrittura è una delle più alte e nobili, quella che preserva ciò che lo scorrere degli anni distrugge; quella che è testimone di ciò che siamo stati, siamo, saremo; quella che ci fa compagnia perché le parole, se ben usate, sono amiche dell’uomo e del suo percorso ora lieto ora gravoso. L’ultima recente prova di Vera Ambra è la dimostrazione di come l’autrice abbia utilizzato questo combustibile con cognizione di causa, con umiltà e con competenza, e soprattutto con dedizione assoluta.
Il libro, che è forte di una cospicua presenza di immagini sui palazzi, sulla natura, sulla gente, è dedicato alle nipotine di Vera Ambra, le piccole Greta e Gaia. Ma, anche noi, rispettando doverosamente questa affettuosa priorità del sangue, ci accodiamo volentieri. Perché Catania rappresenta certo un unicum nell’ambito italiano e anche siciliano, ma l’universo proposto è talmente multiforme, incuriosente, variegato che tutti noi, seppur non catanesi, abbiamo la possibilità di rinvenire punti di contatto con l’umanità di Katane, così come la chiamarono i suoi fondatori, gli irripetibili Greci, straordinari artefici di bellezza e di civiltà. Un libro dunque pensato per i catanesi ma non solo (parola di un milanese che ha il cognome pugliese, anzi, dàuno).
Carlo Lottek Landriscina