A definire sinteticamente il contenuto di questa raccolta di poesie di Marta Lìmoli sono sufficienti le parole che la stessa autrice cita nell’Introduzione, siamo in presenza di “un palloncino appena scappato via dalle mani e che richiama lo sguardo esclamativo…”
Il cielo è lo scenario poetico in cui sentimenti e pensieri rielaborati nel tempo risalgono spontanei, senza alcuna remora restrittiva che li vincoli alla realtà se non quanto basti per essere da supporto ad un mondo non descritto, ma intuito.
I palloncini dei ricordi vengono su non sparpagliati e vaghi, ma seguendo l’ordine temporale del vivere umano.
Un vero quadro astratto, composto da emozioni così armoniosamente accordate al silenzio del cielo, pari a nuvole i cui contorni appaiono comunque variopinti, certamente inafferrabili e sempre difformi.
Cominciano ad ascendere quelle del mattino e nell’ordine si arriverà a quelle notturne, nel simbolismo della giovinezza e della maturità, insinuando dubbi sulla realtà attraverso la sua stessa rappresentazione.
Difatti, nella sua poesia Marta Lìmoli si avvicina al reale non per interpretarlo ma per mostrarne il mistero. Allude ma non definisce. Tutto rimane nell’insondabile del pensiero e dell’anima, in un gioco a rimpiattino nella psiche dell’autrice.
In questa vasta produzione ed impegnativa azione letterale, non emergono suggerimenti intenzionali che possano modificare o ridefinire i fatti vissuti ma si disegnano versi come filamenti animati e parlanti al luccichio dell’alternarsi della notte e dei crepuscoli, svettanti nella fantasia e nell’animo tumultuoso.
Proprio da quest’ultima considerazione, scaturisce il clima poetico di ogni singolo tratto di vita, specialmente all’alba, cioè nei sogni che si susseguono nell’età giovanile tra aneliti, indugi, irrequietezze, desiderio di verità, l’abbandono agli stimoli dei sensi. Ma anche a sera tarda, quando giunge la maturità e la consapevolezza di esperienze vissute, emerge così prepotente il gusto del piacere con il suo voluttuoso e nostalgico ricordo tra squarci di brio e notti insonni, dolori esistenziali, amori sensuali e ingenue mollezze.
A questo contenuto poetico contribuisce il linguaggio non sempre comune ma ricercato, quasi studiato a voler tracciare ma non scolpire, segnare ma non incidere, a non materializzare eccessivamente sentimenti ed azioni, nonché la stesura quasi geometrica dei versi, realizzando a volte delle figure triangolari cui viene quasi il desiderio di applicare il teorema di Pitagora o di Euclide, per trovare le risultanze della verità intrinseca.
Quanto sopra analizzato rende interessante la raccolta delle poesie di Marta Limoli, vera fonte di profonde riflessioni proiettate in una sorta di analisi pittorica della psiche umana, quasi uno studio psicologico dei vari stadi della vita, scevro da ragionamenti oberanti ed affidato all’intuizione poetica.
Giuseppe Nasca