Un Pirandello così non lo avevamo mai visto. La storia di Ciampa, dolente e offeso ragioniere che pretende soddisfazione al suo onore, l’avevamo vista tante volte. Ma qui c’è uno spettacolo variegato, multiforme, che passa dai più divertenti effetti comici al tragico e al commovente.
Un cast di attori affiatato quanto mai interpreta i vari personaggi, la moglie del capo, il fratello, la madre, il commissario Spanò, la servetta, la saracena, in un modo rutilante e fantasioso con trovate comiche che fanno sbellicare il pubblico.
Poi, quando si racconta il vero significato della storia, ecco che il personaggio di Ciampa si staglia sullo sfondo in modo grandioso, passando per tutto l’arco dei sentimenti, dal dolore al furore, all’ironia, alla pietà.
La regia di Francesco Bellomo colloca la vicenda nell’immediato dopoguerra e recupera situazioni tipiche della Sicilia di quel tempo, che forse persistono ancor oggi. Il sentimento dell’onore maschile che non accetta compromessi e pretende di esser lavato con una dichiarazione di follia.
Notevole la recitazione di tutti gli attori, particolarmente di Emanuela Munì, Alessio Di Clemente e Anna Malvica. Su tutti si eleva la vis comica pirandelliana col discorso delle tre corde (la seria la civile e la pazza) da cui tutti noi, uomini e donne pupi, siamo tirati e che non possiamo governare. Difatti quella che prevale infine è la corda pazza.”E che bellezza poter essere pazzi per un po’e dire la verità in faccia a tutti!”
E con questa esclamazione di Ciampa che fa ridere e riflettere si chiude la commedia, che richiama i pazzi di shakespeariana memoria, i folli che osano gridare la verità scomoda. Il pubblico gradisce, ride e applaude molto.
Serena Polizzi