Il 16 settembre sarà possibile anche a Catania sostenere con una firma il recente disegno di legge Pillon (dal nome del primo firmatario, l’avv. Simone Pillon) in discussione al Senato. Fortemente voluto dalle associazioni che si battono per maggiore pariteticità dei diritti familiari, il disegno di legge ora nelle aule di Palazzo Madama cerca adesione anche nel capoluogo etneo.
Ma vediamo, in sintesi, quali sono i punti essenziali del DDL Pillon (S. 735/2018): tempi paritetici da vivere coi figli, abolizione quasi assoluta dell’assegno di mantenimento, previsione del mantenimento diretto, doppio domicilio dei figli, scomparsa dell’assegnazione della casa.
La legge, se approvata, provocherà così una rivoluzione copernicana del diritto di famiglia: colpisce il superamento dell’assegno di mantenimento, previsto in via residuale solo “ove strettamente necessario”, o per i figli maggiorenni; colpisce, ancora, la previsione di tempi paritari da trascorrere coi figli o il venir meno del diritto all’assegnazione della casa.
Alla base della riforma sembra esserci la necessità di andare “oltre” i meri interessi di parte o materiali: necessario riscoprire e valorizzare le relazioni di padre e madre coi proprio figli. D’altronde, come si esprime la relazione al DDL Pillon, “è grazie al godimento del diritto ad avere relazioni con i propri familiari che le persone possono, nel contempo, esercitare i doveri legati al ‘fare famiglia’”.
In altre parole, è solo consentendo a un genitore di poter vivere coi propri figli che lo stesso può esercitare il suo dovere di padre o di madre e sviluppare quello che è un ruolo fondamentale nella crescita di ogni persona e degli adulti di domani. Così si spiega la norma che, in linea con l’Unione europea, comporterà per i genitori il diritto a tempi paritetici o equipollenti da trascorrere coi figli, salvi i casi di impossibilità materiale (art. 11 del DDL).
Ancora: doppio domicilio dei minori presso ciascuno dei genitori e, soprattutto, la scomparsa dell’assegnazione della casa.
Il giudice potrà stabilire che i figli minori mantengano la residenza nella casa familiare, indicando in caso di disaccordo quale dei due genitori potrà continuare a risiedervi, con obbligo tuttavia di versare al proprietario dell’immobile un indennizzo pari al canone di locazione computato sulla base dei correnti prezzi di mercato.
Importante pure l’innovativa norma che prevede l’obbligatorietà, nel caso dovesse essere approvata, di un procedimento di mediazione, elevato a condizione di procedibilità di ogni separazione. Appuntamento dunque a Catania per il 16 settembre per i sostenitori del disegno di legge; nelle aule giudiziarie, nel frattempo, i magistrati tendono a riconoscere anche l’assegno divorzile solo in sempre più risicati limiti.
Solo per fare un esempio, è stato da ultimo negato l’assegno divorzile se durante il matrimonio non si è avuto “il sacrificio delle aspettative professionali e reddituali di una delle parti” (Trib. Bologna 2341/2018).
Elena Cassella