Genitorialità negata

Posted by on Sep 3rd, 2018 and filed under Narrativa, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

La scrittrice Vera Ambra, con la sua ultima opera letteraria, posiziona una lente d’ingrandimento su un paradigma contemporaneo molto doloroso che si dipana e moltiplica quotidianamente e senza vergogna davanti agli occhi di tutti: la presa in ostaggio di un figlio e l’annientamento psicologico ed economico dell’altro genitore.

La Stessa lo fa attraverso la stesura di un Diario che porta con sé la specificazione di “padre part-time”. E non di un part-time scelto… ma imposto! (e se va bene il part-time… l’altro modello per il genitore da annientareè : “io non ti do nessun tempo!”.

Più ci si addentra nella lettura del Diario e più si affastellano domande incalzanti ancora senza risposta.

Chi potrà sanare taumaturgicamente le ferite inferte dagli usurpatori dell’innocenza e della genuina creduloneria dei bambini che non hanno ancora strutture psichiche e cognitive sviluppate e mature per fronteggiare siffatti cicloni emotivi che li coinvologono e li sconvolgono?

 Il bambino, che da un punto di vista del processo evolutivo, è tale perché non possiede ancora una maturità psichica, capacità di discernimento, beve senza fiatare tutte la fandonie calunniose inventate ad arte da chi deve distruggere l’altro genitore. Il bambino cade dritto e filato nella trappola e si trasforma anch’esso in nemico…

Quale macchina del tempo riporterà allo status quo i tanti innocenti sacrificati in questa mattanza che apparentemente non sporca, moderna e silenziosa?

Chi può diradare le ombre che circondano le vite di questi figli “cresciuti orfani di genitori vivi”?

Quali risarcimenti in termini economici possono lavare l’onta?

Interrogativi che nascono con prepotenza e a cui Vera dà voce attraverso il Diario per riassumere e simboleggiare la genitorialità negata!

La superficialità legale o, quando va bene, il non rispetto delle sentenze di tribunale, sono complici disastrosi di chi ha concertato piani di guerra sino all’ultimo sangue! …e il sangue di chi? Il sangue degli innocenti!

Ma Vera, con semplice e illuminata compartecipazione al doloroso tema della paternità e maternità violata e negata, del figlio ridotto a pura merce, conclude le pagine del Diario con una Lettera, che scriverà la figlia al padre: una “lettera da un futuro non troppo lontano” dice… una lettera che porta con sé la speranza che ogni figlio si riappropri del proprio intimo e individuale processo di filiazione, una lettera che possa asciugare le “lacrime dei tanti padri e delle tante madri tenuti forzatamente lontano dai propri figli”.

Vera ha scritto immaginando che una discesa agli inferi di tale portata, possa portare con sé la speranza di una vittoria certa che l’amore trionfi sempre!

Ecco perché, risalendo attraverso il titolo che non si esaurisce in poche parole – “un’avventura chiamata “Papà” – possa con tenacia e amore essere degna di essere chiamata così, sempre.

 Maria Stella Sudano

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