Roma 8 giugno 2017. Sin dalle prime ore del mattino c’è già fermento nel cortile del Museo Nazionale dei Bersaglieri. Tra poco si sarebbe svolta la Cerimonia in onore dei Caduti della Grande Guerra e la consegna da parte di Akkuaria della targa in ricordo del Tenente Salvatore Damaggio.
Sono trascorsi appena due anni dal fatidico 23 maggio 2015 quando proposi la prima iniziativa in ricordo dei cento anni dell’inizio della prima guerra mondiale, e i settant’anni della fine della seconda, che si svolse nel Teatro della Parrocchia di San Francesco di Paola a Catania e da quel giorno si sono succedute le tantissime altre iniziative, tra cui quella del settembre 2015 a Gela in onore dell’Eroe del Pasubio. Fu qui che incontrai lo storico locale prof. Nuccio Mulè che mi diede uno stralcio tratto dal libro “Gli eroi di Gela”. Le venti pagine dedicate a Damaggio furono amore a prima lettura e in seguito diventarono le basi per la progettazione di una Graphic Novel, portato a termine con la collaborazione di Alfredo Sorbello, che ha scritto la sceneggiatura e di Gaetano A. Testa, che ha realizzato i disegni.
In quest’occasione, mentre scrivevo il soggetto, mi ritrovai immersa nei panni di un giovane scapestrato che amava l’avventura e la Patria. Da qui la storia della sua vita nasce per puro caso, forse una coincidenza temporale che ha superato un varco in quello spazio dove risiede la memoria del tempo.
Entrando nel cortile del Museo mi avvicino a Rosaria Brocato, coordinatrice del Dipartimento Scuola di FIABA, che ha curato nei minimi particolari gli incontri in programma per la giornata di oggi. Accanto a lei il colonnello Fabrizio Biancone, direttore del Museo.
Con sommo dispiacere apprendo che non sarà possibile visitare il Museo, cavilli burocratici impediscono l’accesso e per questa ragione ha prontamente allestito una piccola esposizione dei alcuni cimeli. Tra le teche, che custodiscono alcune delle tante testimonianze di guerra, si alternano delle uniformi dell’epoca, e addirittura, in bella vista una bicicletta.
La riconosco subito e come in preghiera accarezzo con rigoroso rispetto ciò che rimane del copertone della ruota anteriore. In un battibaleno cerco di percorrere le gesta del suo possessore ma vengo subito ripresa dal Colonello… mi giustifico dicendo che non potevo fare a meno di salutare un “vecchio amico” Enrico Toti… Il 6 agosto dello scorso anno anch’io ho ricordato il centenario della sua scomparsa con un articolo pubblicato sul portale di Akkuaria. Non mi sembrava vero poter sfiorare la bicicletta che un tempo lo ha portato in giro per l’Europa.
Mentre i minuti scorrono in fretta giunge il Generale di Divisione Giuseppenicola Tota, Capo V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore dell’Esercito, seguito dal Colonnello Nunzio Paolucci, Presidente della Sezione Roma Capitale dell’A.N.B e infine il Maresciallo Capo Marco Di Lucia che tra poco avrebbe diretto la Fanfara dell’8° Reggimento dei Bersaglieri di Caserta.
Nel frattempo il cortile si è già animato con i tanti intervenuti, tra cui gli alunni della quarta classe della Scuola Primaria ‘Villa Paganini’ di Roma, accompagnati dalle loro insegnanti. Ciò che segue è un tumultuoso scarico di emozioni e prima che me ne rendo conto il mormorio della gente tace agli inizi degli squilli di tromba che segnano il passo di corsa della Fanfara. Saranno gli ottoni i veri protagonisti di una mattinata che accompagnerà un giorno indelebile.
Rosaria Brocato e il Generale Tota, seguito da me e il colonnello Biancone formiamo il breve corteo che porgerà un omaggio floreale al monumento dedicato al patriota italiano Enrico Toti, e la consegna della targa che ritrae il giovane tenente Damaggio con indosso la sua divisa militare.
L’emozione mi coglie, questa volta preparata. Già da giorni gli occhi mi si velano all’improvviso di pianto. Dentro di me sento il Damaggio mentre a Schio sta per ricevere la sua onorificenza.
Cerco di trattenere le emozioni sotto freno ma quando le note dell’Inno nazionale, che viene cantato da tutti i presenti mi inondano di lacrime, faccio fatica a trattenerle e non mi riesce di aggiungermi agli altri.
In quel momento vidi i volti dei tanti giovani che passavano da trincea in trincea e fui partecipe del loro dolore.
La prima parte del programma si era già conclusa ma adesso mi aspetta un’altra prova difficile… entrare nella Caserma che più di cento anni fa ha accolto Salvatore Damaggio come allievo della scuola ufficiali di complemento.
A dir il vero, entrando, non provai nulla. Non ero di certo in contatto empatico con il luogo… ero forse da tutt’altra parte dal luogo che al tempo frequentava il Damaggio. La struttura della Caserma sicuramente deve essere stata stravolta…
Puntuale il nostro appuntamento prende il via. Dopo i saluti e la presentazione che il colonnello Paoluci fa di me (autrice) si aprono i lavori dell’incontro programmato per la presentazione del mio libro “Piume baciatemi la guancia ardente”, moderati dal giornalista Elia Fiorillo.
È il Generale Giuseppenicola Tota a tracciare le vicende che segnarono la vita militare del Damaggio, svelando alcuni aspetti inediti e confermando altri fortemente intuiti.
Gli interventi si sono susseguiti con il contributo del Colonnello Cristiano Maria Dechigi, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, del Generale Giuseppe Labianca, Direttore Rivista Fiamme Cremisi. Di Elena Cordaro, responsabile della Fondazione Società Umanitaria sede di Roma e del Capitano Salvo Tosto, Presidente regionale A.N.B. Sicilia
I contributi alla serata si concludono con l’intervento di Rosaria Brocato che legge alcune pagine del mio libro.
Nel mentre che leggeva mi passavano davanti agli occhi le trentadue stesure che infine hanno definito la storia di quel ragazzo idealista di Terranova (oggi Gela) che abbandona gli studi in medicina per dedicarsi alla carriera militare e qui (ahimè) la prima delusione: essere stato cacciato via a causa di scarso rendimento scolastico!
La voce di Rosaria mi riporta a quando, come attore sulla scena, la tastiera del mio computer si trasformava in un orrido scenario di guerra e tra i colpi di cannone cercavo riparavo coi canti di guerra.
Le parole che Rosaria leggeva facevano da eco alle scariche dei mitra che trasferivo sul monitor del mio PC e le parole, scritte con la fretta, riempite di errori, si segnano di rosso. Anche le pagine, per una forma di compenetrazione, si coloravano di rosso; sembrano venate di quel sangue che aveva ricalcato gli aspetti più crudi di una guerra che vide protagonista milioni di ragazzi.
Non è stata un’impresa facile trasferire le emozioni che geneticamente mi sono state cacciate a forza dall’esperienza vissuta prima da mio nonno (che tornò vivo da Caporetto) e dai mio padre che alla fine della seconda guerra mondiale riportò sano e salvo la pelle a casa).
In tutta questa avventura, anch’io ho indossato una divisa e coperta le spalle con la mantellina trattenuta sul collo da una piccola catenella. Anch’io ho attraversato le acque del Piave e respirato l’aria fetida della morte. Anch’io ho impugnato le armi e ucciso i miei simili. Ho fatto tutto questo perché non accadesse mai più… ma non è stato così!
Vera Ambra