Un’altra data da ricordare e onorare: Enrico Toti,un uomo-soldato d’altri tempi. “Uomo nel vero senso della parola, ma prima di ricordarlo come “Eroe-Soldato” voglio citare le capacità fisico-intellettive eccezionali con cui affrontò e risolse la disgrazia che malauguratamente in un incidente sul lavoro gli fece perdere una gamba, che gli fu amputata fin sotto il bacino.
Se consideriamo le difficoltà che oggigiorno sono costretti a subire i disabili, e di storie sul loro conto ne ho affrontate parecchie, figuriamoci un secolo fa quando si andava sul pesante su chi, per nascita o per disgrazia, subiva una disgrazia di tal natura.
La figura di Enrico Toti – soldato e bersagliere per sua ferrea volontà – è molto nota tra i Bersaglieri, anzi certamente è la più amata e ricordata, ed anche se la sua vicenda è molto controversa, poco importa che non sia elencato nell’albo d’oro dei caduti della Grande Guerra semplicemente perché non era un soldato o meglio un militare regolarmente arruolato dall’esercito italiano.
Poco importa se sia stato o no un soldato oppure altro, grazie alle intercessioni del Duca d’Aosta, comandante della Terza armata; fatto sta che ancor oggi, il suo esempio di amore patrio, e tutta la sua vita, non sarà mai dimenticato quel “Soldato Enrico Toti, da Roma, del 3° btg. bers, ciclisti. Volontario, quantunque privo della gamba sinistra, lanciatosi arditamente sulla trincea nemica, due volte ferito, continuava a combattere.
Colpito a morte, lanciava al nemico la gruccia e spirava baciando il piumetto, con stoicismo degno della sua anima altamente italiana (Monfalcone, 6 agosto 1916)”.
«Quante volte di notte i nostri proiettori sono serviti unicamente per far luce ai nemici usciti per soccorrere i feriti e seppellire i morti; potevamo annientarli, eppure un senso di pietà ci spingeva ad aiutarli »
(Enrico Toti nelle lettere a casa del 1916)
Vera Ambra