Giuseppe Carruba Toscano nacque a Sutera (Caltanissetta) il 9 febbraio 1878.
Nel 1917 fu inviato sul fronte di guerra nel basso Isonzo, la zona del Vallone, dove erano state già combattute numerose battaglie; questa è la zona dove egli iniziò a scrivere il suo diario.
Aveva studiato veterinaria e quindi gli affidarono la cura degli animali che portavano in prima linea viveri ed armi. Il nemico era anche interessato a disarticolare i rifornimenti e lo scoppio di bombe o le visite degli aeroplani erano frequenti. Ma l’incarico gli permetteva di incontrare le truppe che andavano o tornavano dal fronte e farsi raccontare tutto. Altra fonte di informazione era la mensa ufficiali ed infine tutto quello che dal suo punto di osservazione riusciva a vedere.
Il diario riporta giorno per giorno fatti non sottoposti alla censura, né piegati alle esigenze della propaganda. Perché il diario del tenente non era destinato alla lettura di nessuno, neanche dei figli che fino alla morte non ne sospettarono l’esistenza. E così si accenna a qualche esecuzione immotivata di soldati, ad episodi di fraternizzazione col nemico, all’ammutinamento della Catanzaro. E poi si parla di politica, di carriere facili degli imboscati o raccomandati sotto le armi. Vengono sollevate questioni o discussioni che a noi oggi non interessano, i consigli di comportamento che il tenente rivolgeva a se stesso. Ma è normale, è il punto di vista di un uomo di inizio Novecento, che ragiona e giudica con la mentalità di allora e tutto sommato rende il diario più interessante. Sono molto belle le sue riflessioni sulla pace che regna nei cimiteri di montagna, tra uomini che si combatterono aspramente in vita ed ora riposano l’uno accanto all’altro, senza più molestarsi.
Dopo la guerra il tenente scrisse molti libri di poesia in dialetto ed in italiano. Ma in realtà aveva cominciato già al fronte. Perché tante descrizioni in prosa del paesaggio alpino hanno il tocco del poeta. Poi il rumore dell’artiglieria rompe l’incanto e si affaccia la tragedia.
Mario Tona