Ispirato alla vita del bersagliere siciliano Salvatore Damaggio, eroico tenente sul monte Pasubio nel luglio 1916, è stato pubblicato il libro ”Piume baciatemi la guancia ardente”, edizioni Akkuaria.
Sul Pasubio, son passati soldati, generali, eroi, umili fanti e alpini, bersaglieri e genieri, militi d’ogni Arma e tra essi personalità che lasciarono profonda e utile traccia di sé anche negli anni che seguirono la guerra. Ricordare il profilo di ognuno è impossibile, ma rivisitare la vicenda umana di alcuni tra essi, serve a tramandare memoria delle vicende belliche ed umane che segnarono in bene e in male la storia d’Italia e dunque la nostra storia.
Lo ha fatto la scrittrice siciliana Vera Ambra lavorando sulla figura di Salvatore Damaggio: un eroico bersagliere siciliano, protagonista di una battaglia cruciale il 2 luglio 1916. Il suo nome segna persino la toponomastica del Pasubio, in una selletta prossima alle massime alture, come luogo legato all’epica resistenza italiana.
Conterranea di Damaggio, la scrittrice catanese ne rivisita la vicenda, facendo scoprire un uomo di qualità non comuni. Damaggio, all’epoca, comandava la 4^ Sez. Mitragliatrici dell’86° Fanteria ed occupava con pochi uomini la quota 2250 del Pasubio. Le postazioni italiane sconvolte dal pesante bombardamento vedevano le proprie armi sepolte tra le macerie, mentre le trincee vicine erano ricolme di morti e feriti. Gli imperiali, si mostrano già davanti ai reticolati più prossimi, con aria di sfida e Damaggio sente l’isolamento che ormai lo circonda. Ma l’ordine che gli arriva è quello di mantenere la posizione a qualunque costo.
Nelle retrovie ormai minacciate, il generale Masaniello Roversi raduna persino i cucinieri e gli scritturali per opporre ogni possibile resistenza al nemico incalzante. Il fante Cappa ed il caporale valdagnese Urbani, escono all’aperto e riportano notizia dell’approssimarsi del nemico. Damaggio seguito dai suoi, si precipita alla mitragliatrice che affiora appena tra le macerie. Estrae l’arma priva di cavalletto –rimasto profondamente incastrato- e la appoggia sulla schiena dell’attendente che si inginocchia vicino. Poco dopo riprende a sparare, sbaragliando le schiere nemiche ormai prossime alla trincea, infine l’attacco imperiale si arresta definitivamente: il Pasubio è salvo.
Da allora la grande cerimonia rievocativa della difesa estrema del Pasubio, si tiene intorno alla stessa data, considerata la data della salvezza della montagna. Damaggio, eroe involontario che trasforma il dovere in coraggio, in seguito diverrà medico che esalta la sua professione in missione stimolato dal ricordo. In 15 anni passò da una trincea all’altra, da quelle sassose e fredde del monte Pasubio a quelle pregne di disinfettanti di un ospedale di provincia. Damaggio era un siciliano di Gela scaraventato sulle montagne in un contesto che lui e i sui fanti consideravano avventuroso e romantico. Il loro passo di marcia scandito dal canto “Piume baciatemi la guancia ardente. Che al bacio un fremito al cuor si sente…!”.Sembra un canto d’amore, ma era di guerra.
Bepi Magrin
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