Lettera aperta alla poetessa Anna Manna

Posted by on May 23rd, 2016 and filed under Akkuaria, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

cara Anna,
ieri ho pensato a te, ripassando quasi a memoria i tuoi ultimi tre lustri d’impegno poetico: l’immagine di tanti bei momenti condivisi o partecipati mi riportano all’importanza che ha – ed ha AVUTA – nella vita di ogni essere umano. Il rapporto tra parola poetica e il sentire-emozione-sentimento è un’unione imprescindibile ma è un’unione strettamente individuale in cui ci si può tuffare mille volte dentro un verso e mille volte provare emozioni nuove, forse per questo motivo sfugge alle regole di quel “Mercato” che relega la Poesia al ruolo di “Cenerentola”… figlia di un altro Dio!

Ho ripensato ai ragazzini che l’altro pomeriggio hanno scalfito con la loro purezza un’Aula della Facoltà di Economia e Commercio: luogo deputato alla formazione dei prossimi operatori dell’economia internazionale… quasi a far ricordare che dietro ai numeri c’è ancora un’umanità che avanza e chiede più poesia…

Ho pensato a te, cara Anna, al tuo entusiasmo che incendia e attiva chi ti sta vicino, al tuo sorriso travolgente, alla tua anima-casa e a te quando ti togli le scarpe coi tacchi e indossi le ciabatte di casa. E allo stesso modo ti vedo orchestrare tra pentole e piatti e qualche panno da mettere a posto.
L’ho sempre sostenuto che un “Poeta” è sempre un “Poeta”. Direi h24, altrimenti sarebbe una persona che prende in giro se stessa e gli altri.

Ho pensato a te,  Anna cara, e mi sono chiesta cosa vuol dire essere poeti oggi, quando l’umanità non fa altro che correre sempre più in fretta e il risultato di questa accelerazione forzata è stata la nascita di nuovi “mostri”, che di questo passo diventeranno talmente tanti che a fatica si potranno catalogare in elenchi capaci di contenere numeri altissimi.
Per questa ragione ho pensato che forse noi, baluardi dell’ultima ora, dobbiamo correre più in fretta del progresso per tentare di diventare NOI STESSI “freno” e impedire il peggio?

Ho pensato alle nostre battaglie a favore dei progetti che riguardano “l’educazione sentimentale” ma ti pare possibile che nel momento della massima attività di comunicazione globale DOBBIAMO insegnare ad “amare”?

A questo punto ho smesso di pensare… anche io ho bisogno di silenzio per andare avanti.

Ti abbraccio
vera

La poesia rimane dentro anche se con le ciabatte ai piedi anzi chissà a volte il cuore è più sensibile in quei momenti casalinghi con la schiena che duole (sono caduta due volte malamente), con i capelli arruffati come le idee, con il mestolo che batte le uova, la finestra che sbatte, il lavandino che si rompe, la lavatrice che borbotta, il telefono che squilla, i conti che non tornano (in tasca e con la vita), l’allegria che gioca anche con il mondo e quel pensiero di poesia che ti porta in alto, in alto in alto.
Penso che questa nostra sia la generazione della poesia oltre la scrivania, noi siamo donne vere… e non di carta.

Anna

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