“Sindromi e altri fatti d’inchiostro – Storie in bilico tra reale e surreale”, edito da Akkuaria, con prefazione di Andrea G. Pinketts e copertina disegnata dal fumettista Lele Vianello.
Denominatore comune dei racconti del libro: la sindrome. Ogni racconto ne affresca, infatti, una diversa, dipanandola in dialoghi tragicomici, semiseri e irreali, messi in scena con estrema eleganza e maestria da due lettori, che con sottofondi musicali ad hoc, hanno letto e interpretato alcuni brani.
Tra gli estratti: Storia di una cadavere, ambientata in un parco, un uomo ascolta la storia di una “strana” donna, una cadavere appunto, ma alla fine del dialogo ci sarà un colpo di scena: non sempre la realtà si rivela per come appare nelle prime battute. Viene qui affrontata la sindrome di Cotard, sindrome psichiatrica di chi si crede morto, e pensa di non possedere più gli organi vitali e addirittura il sangue, in una sorta di “delirio della negazione”. Sindromi note ed attuali quindi, quelle affrontate nel libro, ma così bizzarre da apparire false, condite con una buona dose di romanzesco, per incastrare e rendere un tutt’uno elementi di reale e surreale, tanto da non distinguerli.
Attualissimo anche L’uomo tartaruga, rintanato nel suo guscio e seduto perennemente davanti lo schermo di un pc, con amici solo sms e immagini che giungono da fuori filtrate tramite una web cam.
A chiudere la rassegna, il più divertente dei brani scelti, La sindrome del tredici. Il protagonista è, infatti, affetto da triscaidecafobia, il numero temuto ricorre addirittura nel suo nome, nel suo cognome e nei suoi sogni. Molti gli aspetti autobiografici, i riferimenti alle date e ai nomi sarebbero da far risalire all’autrice. Il libro è composto da quattordici racconti, ed è grazie a quest’ultimo strano personaggio ed alla sua sindrome che Sindromi e altri fatti d’inchiostro non si conclude con tredici racconti. Solo casualità o scaramanzia?
“Perché la sindrome? – ha spiegato l’autrice- Osservando vari ambiti del mio reale, che vanno dal mio lavoro – mi occupo, infatti, di gestione del personale- alle mie amicizie, mi sono accorta che le sindromi sono i mali del nostro tempo. Da ciò che ho osservato ho deciso poi di trarne fuori delle storie”.
Anche il disturbo è comunicazione e Ilaria Ferramosca ha deciso di occuparsi delle dinamiche da cui nasce un comportamento “deviato”, attratta quasi da questo modo “diverso” per comunicare, anomalo ma singolare.
Ha quindi osservato e in alcuni casi immaginato, il modo di agire di chi è “affetto” da una sindrome o di chi viene “a contatto” con coloro i quali presentano una particolare sindrome, spesso, infatti nei dialoghi tra i vari personaggi si fatica a capire il confine tra pazzia e normalità e chi apparentemente sembrerebbe esente da sindromi, non ne è in realtà escluso. Forse nessuno lo è. Molti dei nostri comportamenti “malati”,infatti, altro non sono che il frutto della società in cui viviamo e dell’evoluzione, che invece di eliminare disagi e malattie, ha finito col crearne di nuove.
Barbara Melgiovanni