“Il paese amava la musica. Il fratello di mio nonno, poeta e farmacista, suonava egregiamente la chitarra, mio nonno cantava; i barbieri si univano coi loro mandolini e un impiegato municipale col suo contrabbasso che stentava a uscire dalla porta di casa e veniva trasportato da due giovanotti come un canterano. La serenata si ingrossava da una stradetta all’altra e giungeva in piazza numerosa come la banda municipale. Il paese, semisveglio, riconosceva la voce di coloro che cantavano e il tocco di coloro che suonavano.” Così Vitaliano Brancati nel postumo “Diario romano” per rievocare un mondo che non esiste più e che adesso risorge grazie al libretto di Torquato Tricomi, chitarrista e degno erede di quella tradizione tipicamente siciliana, altrimenti destinata a scomparire.
Con il mandolinista Turi Pappalardo forma il “Duo da barba” con cui inciderà nel 2011 il disco “Pelo e contropelo”, raccolta che include brani anonimi di barbieri, o meglio nati nei saloni e tramandati come da tradizione orale. Questa pubblicazione è il giusto compendio da affiancare all’album, ma non solo, è un sentimentale omaggio a quello che è stato il mondo delle sale da barba, affascinante luogo di ritrovo dove era possibile suonare e poetare, ma anche conoscere i segreti dei clienti, amorosi e privati.
Insomma il salone ha una, più che centenaria, storia moderna che sembra interrompersi negli anni Sessanta, quando il barbiere ha ormai perso quel ruolo da taumaturgo simile a uno stregone. Con quel campionario di sanguisughe, tenaglie, pietra di allume, che più che convincere della bontà del metodo, attraeva per l’improbabile location. All’interno del volume un bel ricordo di Vera Ambra (curatrice ed editrice del progetto), attratta dalla fascinazione di quel seggiolino con la testa di cavallino rosso, che giovava per il taglio dei più piccoli. Convinse il padre a farle fare il taglio per provare a sedere lì, in quel posto riservato agli uomini.
Chi scrive ha un ricordo anche trucido dei saloni da barba, nella Catania degli anni Ottanta si consumarono anche dei regolamenti di conti, un po’ come avveniva nella Chicago degli anni Trenta. Due in particolare, uno nel vecchio San Berillo e l’altro nel nuovo quartiere, come in una staffetta criminale che cambiava la geografia urbanistica della città. Ma questa è un’altra storia. A Tricomi invece il merito di aver salvato una nobile tradizione, quella dei barbieri cantori.
Domenico Trischitta
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