A proposito del Premio Antonio Corsaro

Posted by on Sep 27th, 2015 and filed under Akkuaria, Cultura. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

 Mi chiedo cosa voglia significare essere preti in questo nostro mondo travagliato, forse mai così disordinato e inquinato da falsi valori, illuminato da luci effimere che fanno tanto male alla mente e al cuore, ove più nulla si comprende e tutto si vorrebbe dimenticare. Essere preti oggi è un “mestiere” difficile.

Antonio Corsaro, sacerdote, intellettuale e poeta catanese, forse aveva compreso prima e più di altri, questo repentino mutamento che stava avvenendo, quasi senza che nessuno se ne accorgesse, in quell’epoca, dove egli stesso ha vissuto, seppure in un tempo dal passato molto prossimo, quando già i primi virgulti caotici stavano venendo fuori da una terra fertilizzata da mani spudorate sporche di denaro, e il dio mercato già stava soprapponendosi al vero Dio.

Antonio Corsaro comprese la pericolosità che la persona umana, creata e fatta ad immagine divina, correva il rischio di essere sottoposta al regno d’un falso dio, di cui gli uomini sarebbero diventati sudditi privati della libertà e della dignità e mossi come pedine senza cuore. Numeri fra numeri che il potere locale deve muovere e spostare senza pietà secondo le intenzioni già convenzionate con il potere internazionale.

Questo ragionamento l’avrà fatto di certo don Antonio, e in lui si accese prontamente la convinzione che non bastava più essere prete d’una parrocchia, ma essere prete di tutta l’umanità. Egli non perse mai d vista la Luce e a quella Luce egli doveva tutti condurre, per mano e con “dura” dolcezza, con più forza e coraggio, conscio delle inquietudini, delle apprensioni e delle sofferenze entro cui l’umanità di oggi sta trascinando il suo disorganico viatico.

Ecco allora come il “mestiere” del prete diventa difficile e soprattutto “scomodo”.

Nella prefazione alla bellissima Antologia poetica a lui dedicata, ho evidenziato come, a leggere i suoi scritti, s’avverte, così come accade per i grandi intellettuali, che Antonio Corsaro è un profeta, oggi attuale più che mai: “Carissimi parlando d’amore ci odiamo / non viene che da Dio la carità / in quest’aria di sotterfugi la maschera / è perfetta il pesce abbocca all’amo / differisce il tempo dall’eternità / ogni cosa ha distrutto la filossera / e il mondo ha detto / godiamoci la vita a sazietà / poiché il tempo non è l’eternità”.

È stato un grande onore per me far parte di questa manifestazione. Dirlo, lo so è una banalità, ma non dirlo, omettendolo, potrebbe sottendere una ’ostentazione che non c’è. E di questo ringrazio l’Associazione Akkuaria e la sua presidente, la carissima amica Vera Ambra, che voluto “coinvolgermi” in un avvenimento che lascerà un segno immemorabile in me, ma soprattutto nel fermento culturale di una città stupenda come Catania, che non conoscevo, ma di cui ho sempre percepito la sua vitalità culturale e la bellezza della sua architettura urbana.

Di certo l’Associazione Akkuaria ha contribuito, in maniera decorosa e appassionata, affinché la figura di Antonio Corsaro, vada oltre la città, per giungere, dopo aver sorvolato il complesso vulcanico dell’Etna, a tante persone perché possano nutrirsi alla sua lungimiranza e trovare conforto nel suo insegnamento.

È stata una festa, una gran bella festa della Poesia, che si è svolta nella sala Refettorio del Palazzo della Cultura del Platamone, in una caldissima domenica di fine estate. Tanta gente, la sala era gremita, non per curiosità, ma interessata per amore poetico.

L’Associazione Akkuaria ha il grande merito di dare voce a chi fa poesia e a tanti che di poesia vogliono ancora sentir parlare, nonostante il pensiero corrente voglia farla dimenticare. La Poesia non muore né morirà: questo è dimostrato dal gran numero di poesie pervenute, frutto d’un fermento sociale che fa “silenziosamente” rumore, poiché la Poesia è la più discreta e la più forte delle Arti. Ed è stata poesia di qualità, difficile stilare una classifica che pure occorreva fare, sinceramente consapevoli di aver fatto le scelte migliori. Grazie a tutti i partecipanti.

Ah, la Poesia come unisce e come riunisce! Quante persone care riviste con piacere ed altre conosciute.

A tutti, il mio saluto e un arrivederci a presto.

 

Sono ripartito portandomi appresso tutte queste emozioni, compreso quel poco che ho potuto ammirare della città di Catania che mi ha letteralmente affascinato: la sua cattedrale dedicata a sant’Agata, Piazza Duomo, il mercato della Pescheria con il suo profumo di mare.

Che mentre scrivo, ancora sento.

 

Catania, 20 settembre 2015

Antonio Ragone

 

 

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