Arena di Verona 2015: Lo stupore continua

Posted by on Jul 24th, 2015 and filed under News, Spettacolo. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Il Maestro Gian Carlo Menotti intervistato qualche anno prima di morire,  affermò che ancora alla sua tenera età, era capace di stupirsi e di imparare dalla vita, e che questo lo rendeva vivo.

Stupore dunque. È ciò che riesce a destare ancora l’Arena nonostante i collaudati allestimenti proposti.

Stupore ancora desta il collaudato allestimento di Zeffirelli in Aida con la sua piramide multiuso. Sono stupefacenti i movimenti di massa, ma riscontriamo anche una particolare raffinatezza nella coreografia dell’inizio del terzo atto, con le danzatrici che si muovono dando l’idea del movimento del Nilo, e che a tempo con la musica danno un senso di dinamicità alla scena.
Il tenore Carlo Ventre, nel ruolo di Radames, non doveva essere in gran forma. Poco convincente in ‘Se quel guerrier io fossi’, ma si riprende successivamente.

Aida e Amneris, interpretate rispettivamente da Monica Zenettin (soprano) e Sanja Anastasia(mezzosoprano) sono state padrone della scena. Monica Zenettin ci dona un accorato ‘O cieli azzurri’ e Sanja Anastasia  riesce invece a farci emozionare  con la scena ‘Ohimè! …morir mi sento’.

Il baritono Leonardo López Linares ha saputo ben tratteggiare il personaggio di Amonasro con un bel cantare possente, come si addice al personaggio. Molto incisiva la frase ‘Non sei mia figlia, ma dei Faraoni tu sei la schiava’
Insung Sim (Il Re), Gianluca Breda (Ramfis), sono stati degli ottimi comprimari, conferendo dignità ai loro ruoli.

Eccellente è stata l’orchestra diretta dal maestro Fabio Mastrangelo.


Un cast di rilievo per il Nabucco. Due stupendi antagonisti: Nabucco interpretato dal baritono Dalibor Jenis e Zaccaria interpretato dal basso Raymond Aceto. Due personaggi che Verdi e Solera hanno saputo descrivere nella loro autorità, si confrontano più volte nella scena. Ebbene questo confronto è egregiamente rimarcato da questi due straordinari interpreti.

Distinta è l’interpretazione di Abigaille da parte di Martina Serafin. Sa ben modulare un personaggio ora implacabile, ora triste, come in ‘Anch’io dischiuso un giorno…’

Sanja Anastasia riesce a dare colore ad un personaggio, che né Verdi né Solera hanno saputo conferirgli la giusta importanza. Altrettanto bene riesce a fare  Cristian Ricci nel ruolo di Ismaele.

Molto aderenti l’orchestra diretta dal maestro Riccardo Frizza e il coro di Salvo Sgrò.  Pregevole è stato il Va’ Pensiero di cui è stato chiesto il bis, ma anche la scena iniziale ‘Gli arredi festivi’ è stata molto intensa.

La regia di Gianfranco de Bosio, fedele al libretto, ha il merito di valorizzare il carattere dei personaggi e la tessitura drammatica dell’opera.

Decisamente un grande spettacolo, che lascia contenti melomani e turisti di passaggio che hanno voluto trascorrere una serata speciale.

Un esasperato verismo nella regia di Hugo de Ana in Tosca, rende più volte inefficace sia lo svolgimento dell’opera sia l’ascolto. Seppur Puccini prevede i colpi di cannone nella scena del Te Deum, specifica che devono sentirsi da lontano per essere abbastanza leggeri e alternarsi alle campane per dare nell’insieme una armoniosa coloritura alla scena. Qui invece ritroviamo degli spari che reprimono la musica.

Tosca, come personaggio, padroneggia in tutta l’opera in maniera dirompente. È sempre presente fino a dire l’ultima parola prima del suicidio: ‘O Scarpia davanti a Dio’. Purtroppo questa imponenza non sempre si trova in Elena Rossi, cantante di gran pregio. Ci regala uno splendido ‘Vissi d’arte’, ma non riesce a imporsi nella scena.  Occorre però dire che non è supportata dalla regia, che per esempio, la confina all’estremità della scena, nel largo con gravità  trasmettendo un effetto del tutto scialbo. Lo stesso si può dire di Cavaradossi, nell’interpretazione di Dario Di Vietri. Riesce a offrire un’ottima interpretazione nelle sue due arie, ma nulla di più.

Di tutt’altra fattura invece è Scarpia. Il baritono Marco Vratogna riesce molto nella caratterizzazione del personaggio, sapendogli  infondere quella forte dose di malvagità, alternata alla lascivia.
Adeguata è stata la direzione dell’orchestra da parte del maestro Fabio  Mastrangelo.

Il Don Giovanni è frutto di un elegante lavoro di cesellatura  di Zeffirelli. Il cast è di ottimo livello.
Carlos Álvarez nel ruolo del protagonista Don Giovanni è sicuro ed energico. Molto efficace il timbro del  Commendatore interpretato da Insung  Sim, nel suo ‘Pentiti’. Buone le interpretazioni di Donna Anna (Irina Lungu) e Don Ottavio (Leonardo Coltellazzi).  Il ruolo di Elvira è stato ricoperto da Daniela Schillaci, che ha dato prova della sua esperienza nei ruoli che richiedono una forte personalità.
Lo sventurato servo Leporello(Alex Esposito) ha destato le simpatie del pubblico, come pure la vivace, ma maliziosetta Zerlina(Natalia Roman). Il paziente e ingenuo Masetto è reso abbastanza bene da Christian Senn.

Di ottima qualità è stata la direzione dell’orchestra da parte del maestro Stefano Montanari.

Alessandro Scardaci

le foto sono state gentilmente concesse dalla Fondazione Arena di Verona

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