Conferenza su Domenico Tempio e la Catania settecentesca al Museo Greco di Catania

Posted by on Mar 26th, 2015 and filed under Akkuaria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Si è svolta il 3 marzo, nell’ambito della XV edizione di Viaggio tra le vie dell’Arte, rassegna culturale organizzata dall’associazione Akkuaria e animata da Vera Ambra, nei locali del Museo Emilio Greco, sito nel prestigioso e settecentesco palazzo Gravina Cruyllas principi di Palagonia (ove trovasi anche la casa natale-museo di Vincenzo Bellini), la conferenza “Domenico Tempio e la Catania del secolo dei Lumi“, relatore Francesco Giordano, scrittore e giornalista nonchè autore del volume “Domenico Tempio cantore della Libertà“, edito nel 2011 pei tipi di Akkuaria.

L’allocuzione, partecipata da numeroso e qualificato uditorio e corredata dalla proiezione del documentario breve, in prima assoluta, “Tempio e la Catania che fu” (realizzato dal relatore, ove si illustra la figura del poeta settecentesco e vengono lette due sue singolari liriche, su uno sfondo di immagini particolari), fu incentrata sulla disamina delle condizioni politiche della Sicilia del XVIII secolo, età che inizia con l’ultimo rogo in piazza della Santa Inquisizione isolana, che sarà abolita nel 1782 da due uomini illuminati, il Viceré Caracciolo e lo stesso Inquisitore Generale siciliano Monsignor Ventimiglia, già Arcivescovo di Catania. Questi ed altri importanti personaggi dell’epoca, in primis il Principe illuminato Ignazio Paternò Castello di Biscari a Catania, furono tutti frammassoni, e si inseriscono in quel “fil rouge” che vide Domenico Tempio, iniziato alla Loggia massonica biscariana sita nel palazzo del generoso patrizio, alla marina, nella città etnea, perfettamente integrato in tale visione, ed esprimente le istanze progressiste di quegli anni, che se da un lato culminarono nella Rivoluzione di Francia, dall’altro furono essenziali onde dischiudere le porte ai secoli della modernità.

In tutto ciò la figura di “Poeta nazionale” del Tempio che scelse la lingua siciliana per esprimere le sue denunce sociali, anche dure e sovente molto incisive verso i suoi contemporanei (che erano in massima parte esponenti del clero, sovente corrotto e di liberi atteggiamenti), in forma di poemetti, apologhi e carmi sociali, spicca del tutto come libera voce di “combattente del pensiero”, la cui luce non si è spenta con la sua dipartita terrena, ma nelle battaglie per la Libertà conserva anche nel secolo XXI vivida attualità e grandezza, essendo egli un fiero fustigatore del vizio e difensore della virtù.  Bisogna leggere quindi la poesia tempiana, ha precisato il relatore, non in chiave erotica (del resto in vita Tempio non pubblicò mai le poesie licenziose), ma quale contraltare alle corruzioni etiche del tempo suo verso cui si scagliava, guidato dalla Ragione volterriana e degli Enciclopedisti, con adamantina coscienza di uomo libero.

A questo indirizzo Youtube il video che sunteggia la conferenza:
https://www.youtube.com/watch?v=t9gyeoKyGlc

foto di Savio Pagano

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