In Sicilia la filiera tessile fin dall’antichità è stata molto operosa, soprattutto per quel che riguarda la produzione di sete e abiti pregiati, così come attestano, del resto, le fonti iconografiche.
Ma non tutti, però, si potevano permettere un ricco e costoso abbigliamento tranne che – nei fenomeni di metessi ritualistica – in occasione di quelle non poche liturgie religiose e/o sagre folkloristiche, che tuttavia erano tali da cristal-lizzare, in special modo sotto il profilo diacronico, un costume o una “moda” che così acquisivano i crismi della ciclicità e della tradodirezione: e questo in virtù di una consolidata Weltanschauung che di volta in volta si presentava o come ermeneuticamente profana o come socialmente funzionale.
Ecco allora che fra classi meno abbienti a “provvedere” era la stessa natura; e ciò, a maggior ragione, fin dall’età paleolitica in cui, per esempio, il “cacciatore” di Levanzo si poteva concedere il lusso – non solamente simbolico – di indossare una giubba frangiata dalla sorprendente modernità.
Marilisa Yolanda Spironello si diploma nel 2001 in Architettura e Arredamento presso l’Istituto Statale d’Arte di Catania.
Dal 2002 al 2006 frequenta il corso di Scenografia indirizzo Beni Culturali, presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, diplomandosi nel 2006 con il massimo dei voti, discutendo una tesi sul Don Giovanni di Mozart.