Bukfestival Catania
Cara Vera, prima di tutto vorrei ringraziarti per tutta la gentilezza che mi hai dimostrato durante il soggiorno a Catania, e poi, scusarmi per non essere stata capace di dire almeno tre parole sensate per la promozione del tuo libro Esca viva. Come vedi, anche se tu mi offri molte possibilità, ancora non sono in grado di vincere la paura dell’emozione, dei blocchi di memoria, la paura di oltrepassare quello che ho da dire. Il libro Vite anNegate di RobertoRapisarda, seguito da un bellissimo filmato, presentato al Buk catanese nella seconda giornata, ha toccato in pieno il tema dell’immigrato-emmigrato, cioè di uno che è poco grato, uno che subisce per forza gli effetti del trauma migratorio a breve o lungo termine. Ma le insicurezze hanno anche altre origini oltre quella che può servire “da paravano”.
Quando mi hai informata sul Buk Festival di Catania di piccola e media editoria, organizzato da Francesco Zarzana, lo stesso che ha organizzato dal 2008 i riuscitissimi Book di Modena (pensavo che fosse modenese invece è palermitano!), ho deciso di venire a Catania senza alcuna esitazione, felice di unire le mie due città del cuore. Ho lasciato la città dove vivo con la mente in fermento, ancora ebbra dell’irreale magica atmosfera felliniana che si avvera a Modena ogni anno durante il Festival di Filosofia. Il Buk di Catania ha prolungato lo stato di grazia che si respirava a Modena durante il Festival, e Catania ha saputo “medicare” e addolcire, ancora una volta, la mia ansia proustiana sul mio status sociale sempre incerto, intessuto lentamente per tutta la vita mentre indossavo diverse costruzioni di me stessa: straniera, donna, madre, moglie, casalinga, pluri-laureata, donna irrequieta. Con il libro di James Hillman in mano, che ci parla dell’anima (l’anima non è solo dentro di noi, ma è anche fuori di noi), mi sono immersa nelle piazze e strade soleggiate catanesi, felice di ammirare quello che mi circondava, scoprendo per l’ennesima volta la sua bella anima. Lo scenario stupendo del cortile del Palazzo della Cultura, ex convento San Placido, mi ha lasciato a bocca aperta anche se da tempo ero abituata alle bellezze e grandezze architettoniche di Catania. Le tre giornate del Buk festival catanese sono state un susseguirsi di contatti, avvenimenti, sorprese professionali, amicizie nuove e vecchie, scoperte piacevoli. Per me la grande sorpresa è stata il tuo libro, Vera, Esca viva.
Il nostro primo incontro catanese, svoltosi durante un convegno organizzato dalle tre associazioni femminili/ femministe (Akkuaria, Madre Dea, Argiope) riguardo la creatività femminile, mi ha dato l’occasione di conoscerti personalmente. Col tempo ho letto tutto quello che hai scritto ammirando il tuo impegno di dare voce alle donne, alla loro creatività, tema al quale mi sono da sempre interessata anch’io. Seguendo negli anni le loro attività ho scelto Catania per la manifestazione della Giornata contro la violenza sulla donna. Il programma esposto e la manifestazione da te organizzata hanno goduto di un’ottima impostazione, dall’alto livello professionale e intellettuale, dove il lato umano ha avvolto ogni intervento, sebbene dato in modo ufficiale, solenne, serio, però sinceramente sentito. Ho apprezzato la tua lotta e le tue battaglie, i tuoi successi ottenuti dopo situazioni difficili e disumane, grazie alla tua determinazione e alla tua energia d’animo. Ho tradotto con grande piacere le tue prime poesie di donna ferita, poi in seguito anche il recente monologo autobiografico, dove attraverso la poesia, gli incontri speciali, la cultura e la creatività, con grande coraggio e dopo tanta solitudine, hai saputo vincere il destino lasciato alla donna siciliana. Tutt’oggi continui a illuminarmi indicandomi la strada da seguire.
Esca viva più che romanzo si potrebbe definire come una narrazione documentata, il pendant del testo teatrale Conciliare stanca, scritto dallo stesso Zarzana e MarioVentura per il Buk modenese nel 2014. Sono tormenti di una donna vera, aspetti e momenti di vite vissute drammaticamente, dove la verità è quella che fa nascere il contenuto del romanzo e del testo teatrale. Ma devo confessarti che l’impatto col libro, non solo per me ma anche per gli altri, è stato duro e difficile da digerire, ha riaperto porte socchiuse e sono venuti a galla i fatti sommersi dell’inconscio. Ognuna di noi donne è una specie di esca viva, perciò il nostro destino spesso sceglie le strade contorte dalle quali molte volte non c’è via d’uscita.
L’accoglienza del tuo libro è stata seguita dai media con grande attenzione, ha avuto una degna presentazione davanti al numeroso pubblico del Buk catanese. L’associazione Demetra, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul turismo sessuale, inseritasi nella campagna internazionale contro lo sfruttamento dei minori, ha realizzato la promozione del libro la sera tardi, in un posto suggestivo, in una fabbrica periferica di tabacchi, abbandonata e ristrutturata, per grandi eventi, offrendo una sfilata di moda, un cocktail party, un ottimo concerto jazz e una recitazione toccante da parte della bravissima attrice Lucia Sardo, tutto in tono insolitamente mondano per gli Akkuariani.
Quest’anno al Buk di Catania, cara Vera, ho avuto il piacere di conoscere personalmente Laura Efrikian, attrice sensibilissima e di grande notorietà negli anni ’70 e ’80, in quegli anni moglie di Gianni Morandi. Prima della presentazione del suo libro, che ho già ascoltato al Buk di Modena (La vita non ha età), ho potuto scambiare parole con lei, da parte mia piene di stima, condividendo le nostre esperienze familiari e matrimoniali, prese dalla stessa angolazione, da donna a donna, trovando la via d’uscita, per non essere sconfitte, nei sentieri più ampi di quelli della propria famiglia, apprendo la finestra verso l’umanità esterna.
Un altro incontro piacevolissimo, un’altra Sicilia (palermitana) da scoprire, è stato l’incontro con Alli Traina, laureata in lingua russa come mia figlia maggiore. Alli, che ha scelto la difficile professione di scrittrice, al Buk catanese ha presentato il libro tradotto dall’inglese di J.Webster, Il diavolo bianco. Le sue 101 storie su Palermo sono state un prezioso regalo natalizio dell’anno scorso, fattomi da mio figlio che condivide il mio amore verso la Sicilia. Alli Traina, dopo il Buk catanese, è diventata una mia nuova amica.
Anche Barbara Schiavulli l’ho incontrata e ascoltata col grande piacere al Buk di Catania. Suo padre, di origini istriane, era orgogliosissimo della figlia quando si è avventurata, appena laureata, nel territorio afghano in guerra. Diceva: “Diventerò famoso per essere padre di Barbara Schiavulli!” Questa giovane donna, di bell’aspetto e dal viso intelligente, è diventata una delle più note giornaliste di guerra italiane, da vent’anni presente su tutti i fronti “caldi”, dall’Iraq fino al Darfur e all’Afghanistan. Ha saputo rimanere non solo altamente professionale, ma altrettanto onesta e umana, ci ha offerto i suoi punti di vista intimamente sinceri, guardati da un’altra prospettiva, quella sconosciuta ai media ufficiali.
Potrei scrivertene ancora e ancora, ma è meglio finire con la sorpresa di aver trovato un esile libricino in una lussuosa edizione in pergamena, mi pare dell’editore Carthago, dal titolo Le Siciliane. È un libro di poesie inedite, scritte in dialetto siciliano, di Goliarda Sapienza, secondo me la migliore scrittrice italiana dei nostri tempi. Probabilmente appartengono alle cinquecento poesie inedite da catalogare, raccolte in parte della silloge Ancestrale.
Con il libro di Pietro Cutrupi, Poesia e cultura araba nella Sicilia medievale, ho fatto il mio ritorno a Modena, e durante il volo mi sono immersa nella storia remota di Sicilia, oggi presente in ogni suo respiro scoprendo le radici della sua imparagonabile poesia.
Ti abbraccio, cara amica, ti ringrazio di avermi regalato delle emozioni che rimangono sempre più vive ogniqualvolta vada alla scoperta della tua terra da me tanto amata. Ti prometto di ritornare al più presto a Catania, sotto l’ala akkuariana.
Bojana Bratić
Modena, il 6. 09. 2014.