Artemisia Gentileschi

Posted by on Aug 2nd, 2012 and filed under Arti Visive. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Ci sono state nella storia, donne che hanno dato la vita e l’anima, per cercare di attuare quei passaggi fondamentali alla crescita e alla indipendenza del ruolo femminile.
Nel campo specifico dell’arte, per esempio, la pittura femminile del periodo rinascimentale, è da sempre stata sconosciuta alla maggior parte del pubblico.
Solo nel 900, la critica ha cercato di mettere in risalto, a merito dovuto, le pittrici donne del Rinascimento ed il loro prezioso contributo storico-artistico, anche perché, riconoscerne l’importanza significa riconoscere il loro ruolo importante di protagoniste della storia dell’arte, da un punto di vista non solamente estetico, ma soprattutto umano.
Si è scelto questo periodo storico, proprio perché in esso si racchiude l’immagine della bellezza femminile specialmente nel campo dell’arte pittorica.
Non si possono infatti dimenticare, ad esempio, la “Venere” del Botticelli, la bellissima “Gioconda” di Leonardo da Vinci, oppure le eleganti “madonne” di Raffaello, cui fa seguito l’influsso veneto, come non si può dimenticare la scuola di Michelangelo, che propone donne sensuali e nello stesso tempo vigorose.
Una delle pittrici donne che cercò la sua personale emancipazione attraverso l’arte pittorica, e che oggi si può considerare eroina del suo tempo, fu Artemisia Gentileschi. L’artista trova giusta collocazione nel 600, attraverso il prodigio dei suoi quadri, nei quali si trova racchiusa tutta la forza e la passionalità di una donna decisamente determinata. Nasce a Roma nel 1593, figlia e allieva del padre Orazio Gentileschi, famoso pittore da cui attinse la sensibilità alla maniera chiara e luminosa di Caravaggio, ed un gusto particolare per la rappresentazione di stoffe preziose e costumi suntuosi.
Il panorama storico che fa da sfondo alla vicenda di questa pittrice, è quello della Controriforma della Chiesa in Italia, che controlla direttamente il mondo dell’arte; infatti l’ossessionante paura di questo periodo di mostrare soggetti femminili svestiti, fa automaticamente diventare la donna, quale vittima principale.
Artemisia fin da giovane reagisce, o cerca di reagire a tutta questa cultura, anche perché dotata di notevoli capacità inventive, dettatele da una spiccata personalità, da una precisa forza interiore, che la portava a riprodurre nelle tele, soggetti con le stesse caratteristiche emotive. Ne è esempio il quadro “Giuditta ed Oloferne”datato 1620, e conservato al museo degli Uffizi a Firenze.
Inizia la sua lunga battaglia contro i tempi, fin da giovane, quando non è ammessa all’Accademia di Belle Arti, costretta a migliorare la sua tecnica, esplorando segretamente il suo corpo.Quindi nel 1612, all’età di diciassette anni è coinvolta nel processo contro il pittore Agostino Tassi, l’accusa nei confronti del Tassi, è di violenza carnale nei confronti della ragazza. Accusatrice del suo violentatore, è dunque costretta a trasferirsi da Roma a Firenze ove sposa un giovane mercante toscano. Ebbe, in seguito, molta fortuna artistica a Napoli e a Londra, e morì a Napoli nel 1653.
La vita di Artemisia è stata quella di una donna impegnata a dimostrare la sua superiorità nei confronti di tanti pregiudizi ed ostacoli di un mondo maschile, in un secolo sicuramente non facile da affrontare, artista donna diventa esempio di ribellione e anticonformismo femminile, in una realtà piena di contraddizioni, che tutto sommato lei stessa riesce a dominare.

 

Francesca Portioli

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