Maria Tripoli, artista catanese

Posted by on May 30th, 2014 and filed under Cultura. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Nella “Fenomenologia dello Spirito” Hegel afferma che la Storia è “processo e movimento”, frutto del pensiero umano. È la forza propulsiva che ci spinge verso l’avvenire. Conoscerla, quindi, aiuta a seguire le vie del Bene e dello sviluppo sociale, a sconfiggere l’antistoricità che, quando è prevalsa, è stata motivo di decadenza dei popoli.

Riporto con piacere le parole del Preside Prof. Filippo Virzì che nella prefazione del volume presentato nei locali dell’aula Azzurra del Liceo scientifico “E. Majorana” di San Giovanni La Punta (Catania), con i patrocini del comune di San Giovanni La Punta, della Regione Sicilia, del Ministero della Pubblica Istruzione, nonché della Comunità Europea, ha messo in evidenza il valore della storia, delle tradizioni, tra memorie passate e realtà presenti e operanti nel territorio della provincia catanese, in un progetto pluriennale che ha visto coinvolti docenti, esperti, storici per una riqualificazione di un territorio ricco di tradizioni e di nuovi fermenti artistici presenti nel panorama mondiale con personalità dell’eccellenza di cui andare fieri. Presenti nel volume ampiamente documentato, personaggi illustri della musica, del teatro, del cinema e dell’arte tra cui spicca l’artista poliedrica Maria Tripoli, catanese di nascita e operante nel territorio etneo con fantasia, grinta, serietà professionale da quasi un trentennio. L’artista era presente alla presentazione e illustrazione del volume, ricevendo il plauso della numerosa platea ospitata per l’avvenimento.

La pittrice etnea, apprezzata da numerosi critici tra cui spiccano i nomi di Vittorio Sgarbi, Francesco Gallo, Sergio Collura, Giorgio Di Genova, Carmelo Strano ed il compianto prof. Fiore Torrisi, è nota al grande pubblico per aver esposto le sue opere in Italia e all’estero  ottenendo ampi consensi nelle mostre personali organizzate da pubbliche amministrazioni e fondazioni culturali, di cui l’ultima è avvenuta a Catania nei locali dell’assessorato alla cultura, nella notte dei musei europei. Premio Santhià, Artefiera di Bologna, Padova, Ancona, Firenze, premio Internazionale d’Arte a tema 2008 “Il giocattolo” di Zagarolo (Roma), Premio Calabria sono solo alcune delle partecipazioni in cui l’artista catanese ha dato il suo contributo, portando i suoi colori forti, riscaldati dal fuoco dell’Etna, da cui sembra generata. Il vero protagonista delle opere della Tripoli è il colore che, animato dalla luce, diventa energia pura che esplode sulle tele con una forte carica di erotismo. Temi dominanti della sua pittura sono le figure di donne, inquietanti e senza veli, di grande impatto emotivo in quanto riescono ad evocare emozioni profonde, segrete fantasie, stimolanti sensazioni e diventano spesso entità metafisiche in cui si riscoprono intimità recondite, con un cromatismo dai toni caldi, brillanti e luminosi senza artifizi.  In tutte le opere l’artista tende a deviare dalle forme morali stereotipate per affermare, al di là di ogni ipocrisia, la sua ansia di libertà che ora si esprime in un grido isolato, in un urlo della carne, in un’attesa struggente del desiderio che diventa ricerca, scandaglio dell’anima, tensione amorosa e istanza di infinito, ma in cui si avverte il peso della solitudine (come in Prigioniera dei riflessi, 2008), ora nello sguardo misterioso di una donna che si apre alla vita ed è pronta a togliere il velo dell’ipocrisia (come in Vera Anima, 2010), ora nella ricerca di un rapporto profondo con l’altro, con il quale si condividono sensi ed emozioni al di là di ogni timore e a rischio della perdita della propria identità soggettiva (come in Dafne e Apollo), ora nella rappresentazione ambigua del peccato che da sempre accompagna l’uomo nel suo intero percorso vitale (come in I demoni della follia). In Girandola di emozioni, trasfigurazione onirica dell’inquietudine che affligge il mondo contemporaneo, emerge in tutta la sua ricchezza di esiti di orchestrazione formale e cromatica, uno slancio inventivo nuovo, festoso, quasi in una passionalità immaginativa, nel gusto di creare nuovi aggregati di elementi formali, nuovi spettacoli inventivi di forme e colori. Questo “modus operandi”, riporto le parole della curatrice del volume Prof.ssa Valeria Fiscella, questo gioco sottile della provocazione, questo gusto per figure impudiche e leggermente equivoche, questo aprire lo scomodo sipario del peccato, questo mostrare il volto impertinente dell’eros sorprendono perché attestano una inaspettata audacia e libertà espressiva, ignara dei precetti pseudo-moralistici e dei freni inibitori che bloccano l’odierna società. Ma Maria Tripoli è questa, un “Impeto ed Assalto” che pratica una pittura di istinto, basata sul gesto e sul colore, sul profilo delle proprie emozioni e sensazioni; dipinge ciò che non si può vedere, attraversando la sua anima, ciò che non si può raccontare se non con una pittura che scava fin dentro al mistero delle cose. E spesso sono i versi “pittorici”, che la pittrice chiama “Deliri emozionali” che accompagnano le tele ad esplicare i pensieri dell’artista, ad esprimere la ricerca interiore di questa donna che cerca di chiarire il senso profondo della propria esistenza nel mondo, il suo rapporto con l’altro, la ragione della propria e comune esistenza, in un canto che diventa la melodia della sua vita, vissuta con coraggio, fede e qualche volta con imprudente verità. Le sue sono pitture enigmatiche e il tacito interrogativo contribuisce ad accrescerne la suggestione ed il fascino. E’ un piacere avere incontrato il suo sorriso affabile ed i suoi occhi penetranti che parlano attraverso la sua pittura dell’anima in un viaggio senza tempo, senza spazio in cui il suo spirito aleggia, vibrante nelle sue mille sfaccettature di artista sempre in prima linea, attenta e sapiente nel sapersi ascoltare. Grazie Maria Tripoli! Ancora un ulteriore tributo alla grandezza di un artista capace di reinventarsi e dare sempre il meglio di se stessa.

 

Maria Consoli

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