C’è chi dice che la scrittura di un romanzo sia più difficile di quella di un racconto, io sostengo il contrario. Come il velocista di atletica, che nello spazio di cento metri deve sviluppare un potenza progressiva per arrivare alla vittoria, così il narratore breve deve caricare la storia per esplodere nel finale.
Miette Mineo conosce bene le dinamiche del racconto, sa dosare con equilibrio la struttura del plot che evita di banalizzare con una sterile retorica. Sì, è un genere difficile, ma l’autrice dimostra di saperci fare con disinvoltura, come avviene nel primo racconto della raccolta, “Emma conta”: “Un episodio banale – in fondo – Emma si ripeteva che non era successo niente di grave, che chissà quante volte, a chissà quanta gente capita. Di essere piantata in un appuntamento come questo, al buio.”
Domenico Trischitta