Cara Vera,
È la sesta lettera di ringraziamenti che ti scrivo dopo tanti anni che ci conosciamo. La mia paura rimane sempre di non trovare le espressioni giuste per i vostri discorsi e le vostre iniziative. Dopo tutti questi anni, comincio anch’io, non “sicula”, a sentirmi parte della vostra terra da me sempre amata. Abbiamo festeggiato a Roma i quattordici anni di vita delle Vie dell’Arte dove si è riunita la gente più disparata per età, appartenenza geografica, professione, posizione sociale, tutti uniti dall’amore per l’arte, il desiderio di realizzare, nonostante tutto, i propri sogni, con un forte impegno verso il prossimo – nel campo dell’infanzia, dell’adolescenza, della terza età, dell’emigrazione e della integrazione.
Quattordici anni sono un bel traguardo per le esperienze, le lotte, le relazioni umane, rappresentano, allo stesso tempo, tanti piaceri personali, occasioni di viaggo e di nuove scoperte. Con i “piccoli giochi letterari”, ringraziando la mano tesa di Akkuaria, sono riuscita a maturare, a diventare serena e in un certo senso felice. E come me, suppongo, anche tanta altra gente akkuariana. La chiave del “miracolo” sta nel garbo e nella stima dell’altro, nell’amore verso gli umili e indifesi, dove la diversità non viene irrisa o manipolata, e dove ognuno ha il proprio posto al sole. La Sicilia mi sta a cuore perché, come il mio paese d’origine (la ex Jugoslavia), oggi soffre di un’ingiusta povertà e di un’ assurda collocazione periferica, mentre la sua gente è capace di capire i veri valori umani, i veri battiti dell’anima.
Fortunatamente la cultura è composta da un’eredità formatasi e custodita da secoli e secoli, in un susseguirsi di alti e bassi, con radici misteriose, piene di simboli e miti del passato. Una fusione di gente diversa, venuta da lontano o nata sul posto, fatta da conquistatori e da conquistati, che arricchisce, in continua espansione, la gente del posto. L’uomo è l’unico tra gli esseri viventi che collega, attraverso l’anima, la terra e il cielo, l’umiltà delle proprie origini terrestri e l’istinto divino della creazione.
Akkuaria, nei giorni passati a Roma, ha donato a tutti noi quella spinta sociale genuina, non contaminata di superbia e dominazione, umile e umana, molto più delle altre associazioni di questo tipo sparse per l’Italia. Vi auguro di rimanere “puri” come lo siete adesso. E di non idealizzare l’isolamento, sarebbe un grande sbaglio. Giustamente Vera Ambra ed Akkuaria hanno abbracciato tutta l’Italia e parte delle terre straniere. Meglio senza lacrime tipo Merola, ma con tanta costanza e lotta, aiutati dalla ricchezza culturale della vostra isola baciata dal sole e dalle sofferenze.
Proprio in relazione a queste riflessioni la figura di Aldo Forbice, – dedicata all’affermazione dei diritti civili, alla lotta contro la violenza sui bambini e sulle donne, alla pena di morte, alla fame nel mondo, al traffico d’armi – è possibile condividere in pieno la sua affermazione, ovvero che il primo dovere dello scrittore sia la sincerità, e che la letteratura non possa non essere legata alla politica e all’impegno sociale. Aldo Forbice fu amico intimo di Fortunato Pasqualino che, attraverso il teatro dei pupi, ha presentato le ingiustizie umane, auspicando la vera missione nella vita: rafforzare le idee di un socialismo umanitario appartenente al filo ideologico politico-sociale, a quei tempi il vero predecessore del neorealismo nella letteratura e nella cultura italiana.
Riferendomi a questo concetto mi è sembrato interessantissimo l’intervento di Antonella Cavallo e Sonja Radaelli sulle detenute nel carcere femminile, dove la donna è considerata come rappresentante della parte più sofferente della società, relegata alla solitudine, alla mancanza di libertà personale, dove la scrittura svolge senz’altro un carattere terapeutico e vitale.
Roma ci ha regalato delle giornate primaverili piene di sole, gli alberi di Villa Borghese in fiore e un multietnico pullulare di gente per le strade e i parchi. Tra i pini secolari dei giardini e il brulichio allegro della gente ha regnato qualcosa di eterno, imperturbabile e sacro: la vita.
Grazie Vera, cara amica da tanti anni, per averci riunito, per continuare con il tuo lavoro costante e pieno di problemi e, soprattutto, per custodire dentro di te il rispetto e l’amore per le persone che ti hanno illuminato la strada. Uno speciale ringraziamento alla signora Barbara Olson Pasqualino, la cui nobiltà d’animo è un vero esempio per tutti noi. E ringrazio i poeti e gli scrittori, molti dei quali ci hanno commosso e riscaldato la vita con l’arte e con il cuore.
Con affetto sincero Bojana Bratic
Modena, 19. febbraio, 2014
foto di Savio Pagano