«Credo che le mie avventure rappresentino il sogno dell’umanità. Sono felice di volare tutti i giorni, cavalcando le onde meteorologiche del cielo e del vento: questo mi consente di vivere al quotidiano il mio sogno.»
Angelo D’Arrigo (Catania, 3 aprile 1961 – Comiso 27 marzo 2006), nato da madre francese e padre italiano, è stato un pilota di deltaplano detentore di vari record mondiali di volo sportivo.
Laureato all’Università dello Sport di Parigi nel 1981, dopo aver ottenuto i brevetti di istruttore di volo libero con deltaplano e parapendio, di guida alpina e di maestro di sci, si distingue in gare internazionali vincendo campionati mondiali ed europei di volo libero. Abbandona poi il circuito agonistico dedicandosi a progetti che uniscono la sua passione per il volo con la ricerca scientifica aeronautica e sugli uccelli migratori, segnando vari record mondiali di traversata in volo senza motore.
Nel 2001 sorvola il Sahara e il Mar Mediterraneo seguendo la rotta dei falchi migratori.
Nel 2002 compie la traversata in deltaplano sulla Siberia. Il progetto, in collaborazione con il Russian Research Institute for Nature and Protection di Mosca, vede D’Arrigo guidare per 5.300 km uno stormo di gru siberiane, specie in via d’estinzione, nate in cattività, reintroducendole così nel loro habitat naturale.
Nel 2004 vola sopra l’Everest con un’aquila nepalese, un altro record mondiale. L’avventura è raccontata nell’emozionante ”Flying Over Everest” di Fabio Toncelli.
Nel 2006 segue la rotta migratoria dei condor sulle montagne dell’Aconcagua nella Cordigliera delle Ande.
Muore nel 2006 in un incidente durante una dimostrazione di volo a Comiso: l’areo da turismo su cui si trovava come passeggero, pilotato da un Generale dell’Aeronautica Militare Italiana, precipita da un’altezza di 200 metri per cause ancora da stabilire.
In memoria di suo marito, la vedova Laura Mancuso ha istituito la Fondazione Angelo d’Arrigo, un ente di beneficienza.