“Donne e poi…” di Alberto d’Anna

Posted by on Oct 14th, 2013 and filed under Libri, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

“Donne e poi…” di Alberto d’Anna

 

Bellissimo e nostalgico il richiamo alla memoria dei momenti della giornata scanditi dalle trasmissioni televisive; infatti, rilevo una velata malinconia perché la televisione, che considero un cavallo di Troia domestico, ha appunto addomesticato e schiavizzato le persone nella vita quotidiana con l’obiettivo di inibirne il ragionamento. Il saper riflettere con la propria testa è pericoloso!

Quindi, Alberto riesce a sublimare la descrizione dell’intraprendenza umana volta a traguardi tecnologici tali da risultare forse lesivi per noi, in quanto sembrano scippare la nostra anima turbandoci, alienandoci dai suoni della natura: un’istantanea che ci fotografa imprigionati, assopiti e narcotizzati dalla “modernità”.

Che cosa è essa? È forse un luogo, un momento in cui l’umanità è ingannata da un potere occulto, dietro l’offerta di caramelle avvelenate?

E noi? Siamo forse una fiaba in cui Biancaneve (saggezza, consapevolezza, sesto senso) è drogata dai mezzi di comunicazione di massa ed il principe azzurro (il risveglio, il pensiero focalizzato, l’energia del cuore) si è perso in una sala giochi e nel consumismo?

I popoli “incivili” della foresta vivono secondo i ritmi della natura: che sciocchi perdersi la comodità del telefono cellulare e di un’automobile ecologica, affinché ci si possa rallegrare di far qualcosa a favore dell’ambiente. Quelle tribù non lasciano mai toccare terra, ai piedi dei nuovi nascituri, per un periodo di tempo pari a sei mesi tale da far sentire al bimbo il calore umano e l’appartenenza al gruppo. Sarà perché non hanno il tempo di recarsi al lavoro e non dispongono di un cassonetto dell’immondizia dove “scordare accidentalmente” il bebè?

“Continuiamo ad attraversare, inosservati, momenti della vita d’altra gente”.

La figura del protagonista Erminio è perciò introdotta come la necessità suggerita che noi dobbiamo tornare a porci delle domande per poter evolvere, cambiare. Ecco quindi descritto come un inaffidabile narcisista schiavo della sua stessa libertà “Un uomo che, cercare di cambiarlo, è come entrare da un ferramenta e chiedere del latte”, che vive “…nel presente ancora il passato”. Lo scopo del gioco è invece capire che siamo noi stessi, magari inconsciamente, ad impostare, codificare la nostra vita; come digitando (digit: cifra), le cifre sulla tastiera di un telefono decidiamo con chi intraprendere una comunicazione. L’aiuto fondamentale ci proviene dalla controparte femminile, la donna in grado di “… generare nuove vibrazioni”.

L’Aids, contratta da Erminio, lo stimola a riconsiderare la propria condotta di vita, ma contemporaneamente scopre pure, grazie ad un medico “dissidente”, la possibilità dell’inconsistenza dei presupposti che legittimano tale malattia. Quindi, da una parte, il timore di essere forse colpevole di qualcosa che non esiste ma che è stato ufficializzato e, dall’altra parte, la probabilità che la nostra vita sia quotidianamente manipolata da un sistema subdolo che ci utilizza come bene di consumo. Credo che la mente, illuminata dal cuore, ci possa risvegliare alla verità.

 (Alle fonti sull’Aids, menzionate nel libro, desidero aggiungere “Aids e se fosse tutto sbagliato?” scritto da Christine Maggiore) inevitabile pensare a Big Pharma! “Insomma un bel rebus”.

La passione per la conoscenza, ci porta ad informazioni “dissidenti”, indispensabili catalizzatori per scoprire la salvifica verità. Ciò che veramente ci potrebbe uccidere è l’ignoranza nata dalla disinformazione.

“Donne e poi…” è un affresco che ci suggerisce un necessario atteggiamento di coerenza, onestà, umiltà e purezza da coltivare nei rapporti interpersonali: le azioni devono essere generate da integrità morale, dobbiamo imparare a riconoscere il valore delle persone che ci stanno vicine per non perderle, così come riportato da Alberto nella citazione “Non sciupare il bene che hai col desiderio di quello che non hai” (Epicuro).

“lo spettacolo non è per noi, siamo noi a servire lo spettacolo”.

Ringrazio così Alberto per gli spunti di riflessione che ci regala, per momenti di poesia quali “E mentre il coro intonava il Te Deum e lui sfiorava il corpo di Eva e il profumo di lei si mischiava a quello dell’incenso…” nonché per il seguito da leggere “Un chiodo e gocce d’acqua”.

Ivano Bersini

 

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