Dopo quattro anni di feroci battaglie legali tra inquirenti e difensori, la Giustizia italiana ci regala un ennesimo scoop: i colpevoli sono innocenti!
“In nome del Popolo Italiano, la Corte d’Assise d’Appello di Perugia in parziale riforma… assolve Knox Amanda Marie e Sollecito Raffaele dai reati loro ascritti per non aver commesso il fatto…”. Queste le parole con cui il Presidente Dott. Claudio Pratillo Hellmann annuncia il dispositivo della sentenza resa dalla Corte a definizione del processo relativo all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Dopo quasi quattro anni dal primo Novembre 2007, data in cui è avvenuto l’omicidio, due dei tre principali indiziati vengono assolti con formula piena. Amanda Knox viene però condannata a quattro anni di reclusione, già scontati, per calunnia nei riguardi di Patrick Lumumba.
Ricordiamo ad onor di cronaca che la Knox e Sollecito erano stati condannati in primo grado rispettivamente a ventisei e venticinque anni di reclusione per omicidio volontario, concorso in omicidio, violenza sessuale e furto. Oltre a loro era stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a soli sedici anni di reclusione anche Rudy Guede, il quale a ricevuto una condanna più mite grazie al fatto di essersi avvalso del rito abbreviato. Potrebbe quindi sembrare evidente la contrapposizione tra le due sentenze, poiché, alla luce di quella recentemente emessa, i due indagati assolti sono stati ingiustamente reclusi per quattro anni; viceversa se tenessimo da conto la sentenza di primo grado vengono rimessi in libertà due colpevoli di un efferato omicidio.
Ma cosa ha portato allo scalpore causato da una sentenza che ha del clamoroso? Mi sembra quindi d’obbligo riassumere brevemente la ricostruzione delle dinamiche dell’omicidio avanzate nel corso dell’indagine: nella notte tra il primo e il due Novembre 2007 la studentessa inglese, Meredith Kercher, viene assassinata all’interno dell’appartamento in cui risiedeva con altre ragazze, quel giorno assenti, tra le quali una studentessa americana, Amanda Knox. Quest’ultima dichiara in sede di interrogatorio di aver trascorso la notte presso l’abitazione di Raffaele Sollecito, con cui aveva da poco intrapreso una relazione. Il mattino seguente, la Knox afferma di essere tornata presso la sua abitazione dove, noncurante delle tracce di sangue sparse per la casa, ha provveduto a fare una doccia. Qualche ora dopo, con l’aiuto di Sollecito, contatta le forze dell’ordine poiché aveva notato segni di effrazione sulla finestra della camera dell’amica e aveva subito pensato a un furto. Giunti sul posto, gli inquirenti dopo aver tentato di aprire la porta della camera della Kercher, chiusa dall’interno, fanno irruzione nella stanza dove trovano il corpo senza vita della studentessa coperto da un piumone beige. Successivamente, in sede di indagine, vengono ritrovate sul corpo della vittima tracce di Dna di Guede, e quelle della Knox e della Kercher su un coltello da cucina, ritrovato a casa di Sollecito e probabile arma del delitto. La giovane americana accusa Patrick Lumumba, proprietario del pub in cui lavorava, di aver ucciso la compagna di appartamento. Questo viene poi dichiarato innocente e la Knox accusata di calunnia. Le dinamiche del reato vengono poi rivelate da Amanda Knox durante l’interrogatorio a cui viene sottoposta subito dopo il fermo, durante il quale confessa di essere la responsabile dell’omicidio dell’amica in concorso con gli altri due uomini. Si arriva così alla sentenza di primo grado precedentemente citata. Se la ricostruzione dei fatti fosse stata accettata come tale, il caso si sarebbe concluso, consegnando nelle mani della giustizia i colpevoli. Il processo segue un ulteriore svolgimento in Corte d’Assise d’Appello, iniziato nel Dicembre 2010 e concluso con sentenza emessa lo scorso 3 Ottobre.
Le diverse irregolarità procedurali commesse in primo grado conducono all’assenza di prove che possano inchiodare Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Considerando che Amanda Knox al momento del fermo non era stata munita di un legale d’ufficio, la sua ammissione di colpa in sede di interrogatorio è da considerarsi nulla. Ma come si spiega la presenza di tracce di Dna di Sollecito sul gancetto del reggiseno della studentessa inglese, se questi non ha infierito sul cadavere? La mancata richiesta in primo grado dell’incidente probatorio da parte della difesa degli imputati per l’acquisizione delle prove “contro” è di fatto da considerarsi un difetto della procedura, che provoca a distanza di quattro anni l’assenza di tracce genetiche degli imputati sugli oggetti sottoposti a regolari esami da parte della scientifica. Si può quindi, questa, considerare una vittoria della giustizia o una vittoria personale dei team di avvocati della difesa? Legali, quelli dei due indagati, che hanno visto retribuito il loro lavoro da una lauta parcella pagata da gruppi di “fan” (se possiamo così definirli) di Amanda e Raffaele. Fino ad ora nei processi hanno vinto i cavilli procedurali e non le prove fornite dai Ris (analisi Dna, Luminor, ecc.). La sentenza ha subito l’influenza di un’incessante Tam Tam mediatico, che ha visto come protagonisti non solo gli organi di stampa ma anche il governo americano: questo si è infatti dichiarato soddisfatto dell’esito della sentenza in favore della Knox. E’ stata quindi, quella della Corte d’Appello, una decisione disinteressata e obiettiva o una scelta forzata e d’interesse? Sono molti coloro che sostengono che l’esito del giudizio fosse ampiamente pronosticabile. L’unica certezza è che ad oggi la famiglia Kercher è uscita doppiamente sconfitta: la prima volta per la perdita della giovane figlia, la seconda perché privata di due presunti colpevoli. Il Foreign Office britannico ha risposto alle dichiarazione di consenso della Clinton, manifestando con un serrato silenzio stampa.
Il processo mediatico ha inoltre fortemente influenzato il parere dell’opinione pubblica, e ha fatto mutare la figura della Knox da assassina a “vittima”. Amanda era diventata da un po’ di tempo a questa parte la principale “star” del caso, fino a essere considerata un’interprete d’eccezione in questa messa in scena, determinando così un caso “Amandocentrico”. In realtà la storia e il valore dei diritti relativi alle vicende patite dalla Knox ammontano (tra interviste, libri, film, risarcimento danni) a venti milioni di dollari. Da degna star di Hollywood, Amanda di seguito della scarcerazione ha trascorso la notte presso un prestigioso hotel di Milano. Patrick Lumumba ha recentemente definito la donna, da cui forse riceverà risarcimento per il reato di calunnia, come ottima interprete che per strategia difensiva ha versato lacrime da coccodrillo. Ma Amanda può veramente parlare di un rapporto di amicizia con Meredith sebbene si conoscessero da sole tre settimane? La giovane indagata è stata etichettata come “Venere in pelliccia”, “la Jessica Rabbit contemporanea”, “femme fatale dominatrice”, o “mangiatrice di uomini”: secondo l’arringa del legale di Sollecito, Giulia Bongiorno, Amanda è semplicemente una ragazza fedele e innamorata. Ad ogni modo l’indole seduttrice della studentessa americana è la principale caratteristica emersa da un’attenta analisi dei suoi atteggiamenti. E’ evidente che, a prescindere dalla sentenza del riesame in Corte di Cassazione, i due indagati prosciolti non siano molto propensi alla prospettiva di un futuro ritorno in Italia. Anche perché la Knox ha già fatto ritorno in patria, continuando a dichiararsi innocente e grande estimatrice dell’Italia, così come Sollecito, che dopo un paio di giorni al mare con gli amici, ha deciso di seguirla nella sua Seattle. Questa decisione dei due ragazzi lascia trapelare un minimo di incertezza riguardo l’affidabilità della giustizia italiana, facendo interpretare la loro come una fuga finalizzata a sottrarsi in futuro, in caso di revisione in Cassazione, alla richiesta di estradizione. Appuntamento dunque alla “terza puntata” di quest’efferato delitto trasformatosi incredibilmente in una saga Hollywoodiana.
“In nome del Popolo Italiano, la Corte d’Assise d’Appello di Perugia in parziale riforma… assolve Knox Amanda Marie e Sollecito Raffaele dai reati loro ascritti per non aver commesso il fatto…”. Queste le parole con cui il Presidente Dott. Claudio Pratillo Hellmann annuncia il dispositivo della sentenza resa dalla Corte a definizione del processo relativo all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Dopo quasi quattro anni dal primo Novembre 2007, data in cui è avvenuto l’omicidio, due dei tre principali indiziati vengono assolti con formula piena. Amanda Knox viene però condannata a quattro anni di reclusione, già scontati, per calunnia nei riguardi di Patrick Lumumba.
Ricordiamo ad onor di cronaca che la Knox e Sollecito erano stati condannati in primo grado rispettivamente a ventisei e venticinque anni di reclusione per omicidio volontario, concorso in omicidio, violenza sessuale e furto. Oltre a loro era stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a soli sedici anni di reclusione anche Rudy Guede, il quale a ricevuto una condanna più mite grazie al fatto di essersi avvalso del rito abbreviato. Potrebbe quindi sembrare evidente la contrapposizione tra le due sentenze, poiché, alla luce di quella recentemente emessa, i due indagati assolti sono stati ingiustamente reclusi per quattro anni; viceversa se tenessimo da conto la sentenza di primo grado vengono rimessi in libertà due colpevoli di un efferato omicidio.
Ma cosa ha portato allo scalpore causato da una sentenza che ha del clamoroso? Mi sembra quindi d’obbligo riassumere brevemente la ricostruzione delle dinamiche dell’omicidio avanzate nel corso dell’indagine: nella notte tra il primo e il due Novembre 2007 la studentessa inglese, Meredith Kercher, viene assassinata all’interno dell’appartamento in cui risiedeva con altre ragazze, quel giorno assenti, tra le quali una studentessa americana, Amanda Knox. Quest’ultima dichiara in sede di interrogatorio di aver trascorso la notte presso l’abitazione di Raffaele Sollecito, con cui aveva da poco intrapreso una relazione. Il mattino seguente, la Knox afferma di essere tornata presso la sua abitazione dove, noncurante delle tracce di sangue sparse per la casa, ha provveduto a fare una doccia. Qualche ora dopo, con l’aiuto di Sollecito, contatta le forze dell’ordine poiché aveva notato segni di effrazione sulla finestra della camera dell’amica e aveva subito pensato a un furto. Giunti sul posto, gli inquirenti dopo aver tentato di aprire la porta della camera della Kercher, chiusa dall’interno, fanno irruzione nella stanza dove trovano il corpo senza vita della studentessa coperto da un piumone beige. Successivamente, in sede di indagine, vengono ritrovate sul corpo della vittima tracce di Dna di Guede, e quelle della Knox e della Kercher su un coltello da cucina, ritrovato a casa di Sollecito e probabile arma del delitto. La giovane americana accusa Patrick Lumumba, proprietario del pub in cui lavorava, di aver ucciso la compagna di appartamento. Questo viene poi dichiarato innocente e la Knox accusata di calunnia. Le dinamiche del reato vengono poi rivelate da Amanda Knox durante l’interrogatorio a cui viene sottoposta subito dopo il fermo, durante il quale confessa di essere la responsabile dell’omicidio dell’amica in concorso con gli altri due uomini. Si arriva così alla sentenza di primo grado precedentemente citata. Se la ricostruzione dei fatti fosse stata accettata come tale, il caso si sarebbe concluso, consegnando nelle mani della giustizia i colpevoli. Il processo segue un ulteriore svolgimento in Corte d’Assise d’Appello, iniziato nel Dicembre 2010 e concluso con sentenza emessa lo scorso 3 Ottobre.
Le diverse irregolarità procedurali commesse in primo grado conducono all’assenza di prove che possano inchiodare Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Considerando che Amanda Knox al momento del fermo non era stata munita di un legale d’ufficio, la sua ammissione di colpa in sede di interrogatorio è da considerarsi nulla. Ma come si spiega la presenza di tracce di Dna di Sollecito sul gancetto del reggiseno della studentessa inglese, se questi non ha infierito sul cadavere? La mancata richiesta in primo grado dell’incidente probatorio da parte della difesa degli imputati per l’acquisizione delle prove “contro” è di fatto da considerarsi un difetto della procedura, che provoca a distanza di quattro anni l’assenza di tracce genetiche degli imputati sugli oggetti sottoposti a regolari esami da parte della scientifica. Si può quindi, questa, considerare una vittoria della giustizia o una vittoria personale dei team di avvocati della difesa? Legali, quelli dei due indagati, che hanno visto retribuito il loro lavoro da una lauta parcella pagata da gruppi di “fan” (se possiamo così definirli) di Amanda e Raffaele. Fino ad ora nei processi hanno vinto i cavilli procedurali e non le prove fornite dai Ris (analisi Dna, Luminor, ecc.). La sentenza ha subito l’influenza di un’incessante Tam Tam mediatico, che ha visto come protagonisti non solo gli organi di stampa ma anche il governo americano: questo si è infatti dichiarato soddisfatto dell’esito della sentenza in favore della Knox. E’ stata quindi, quella della Corte d’Appello, una decisione disinteressata e obiettiva o una scelta forzata e d’interesse? Sono molti coloro che sostengono che l’esito del giudizio fosse ampiamente pronosticabile. L’unica certezza è che ad oggi la famiglia Kercher è uscita doppiamente sconfitta: la prima volta per la perdita della giovane figlia, la seconda perché privata di due presunti colpevoli. Il Foreign Office britannico ha risposto alle dichiarazione di consenso della Clinton, manifestando con un serrato silenzio stampa.
Il processo mediatico ha inoltre fortemente influenzato il parere dell’opinione pubblica, e ha fatto mutare la figura della Knox da assassina a “vittima”. Amanda era diventata da un po’ di tempo a questa parte la principale “star” del caso, fino a essere considerata un’interprete d’eccezione in questa messa in scena, determinando così un caso “Amandocentrico”. In realtà la storia e il valore dei diritti relativi alle vicende patite dalla Knox ammontano (tra interviste, libri, film, risarcimento danni) a venti milioni di dollari. Da degna star di Hollywood, Amanda di seguito della scarcerazione ha trascorso la notte presso un prestigioso hotel di Milano. Patrick Lumumba ha recentemente definito la donna, da cui forse riceverà risarcimento per il reato di calunnia, come ottima interprete che per strategia difensiva ha versato lacrime da coccodrillo. Ma Amanda può veramente parlare di un rapporto di amicizia con Meredith sebbene si conoscessero da sole tre settimane? La giovane indagata è stata etichettata come “Venere in pelliccia”, “la Jessica Rabbit contemporanea”, “femme fatale dominatrice”, o “mangiatrice di uomini”: secondo l’arringa del legale di Sollecito, Giulia Bongiorno, Amanda è semplicemente una ragazza fedele e innamorata. Ad ogni modo l’indole seduttrice della studentessa americana è la principale caratteristica emersa da un’attenta analisi dei suoi atteggiamenti. E’ evidente che, a prescindere dalla sentenza del riesame in Corte di Cassazione, i due indagati prosciolti non siano molto propensi alla prospettiva di un futuro ritorno in Italia. Anche perché la Knox ha già fatto ritorno in patria, continuando a dichiararsi innocente e grande estimatrice dell’Italia, così come Sollecito, che dopo un paio di giorni al mare con gli amici, ha deciso di seguirla nella sua Seattle. Questa decisione dei due ragazzi lascia trapelare un minimo di incertezza riguardo l’affidabilità della giustizia italiana, facendo interpretare la loro come una fuga finalizzata a sottrarsi in futuro, in caso di revisione in Cassazione, alla richiesta di estradizione. Appuntamento dunque alla “terza puntata” di quest’efferato delitto trasformatosi incredibilmente in una saga Hollywoodiana.
Marco Fallanca