È sabato primo giugno e sono le 10,30. Il calendario non ha dubbi: è primavera!
Il meteo, invece, i dubbi ce li ha, e come: il cielo è carico di nuvole, lagrimoso, l’aria umidiccia e fa quasi freddo. Insomma, una mattina ideale per crogiolarsi sotto le coperte.
Ma noi non demordiamo, e, un po’ alla spicciolata, la biblioteca “Rugantino” si anima di anime giunte per la presentazione del romanzo “I treni di Fernando”, organizzata dal “Circolo di lettura Rugantino” e dalla sua attivissima Presidente Livia De Pietro.
La biblioteca “Rugantino” è un accogliente parallelepipedo di un piano, immerso nel verde della periferia romana. Prima nell’atrio e poi nella sala, riconosco volti amici, i più, e qualche faccia nuova: evidentemente qualcuno ha ceduto davvero alla tentazione della coperta calda, ma anche le elezioni comunali, come spiega Livia, hanno fatto la loro parte.
Nonostante ciò la sala si compone, le persone prendono posto e l’ambiente si scalda. Si scalda di un calore che conosco, di quel calore che emana il Popolo che Legge, coloro che si alimentano di emozioni, che cercano il proprio sé nelle parole altrui, coloro che s’immergono tra le righe della pagina, suggendo e gustando parole che di lì a poco saranno carne della propria carne.
In questo abbraccio morbido, la relazione rigorosa e appassionata della professoressa De Pietro intende dimostrare la riconducibilità del romanzo alla corrente socio-ambientalista di stampo Naturalista. Risuonano i nomi di Zola, di Flaubert, che al solo sentirli nominare mettono i brividi. Ma anche questi si sciolgono nelle letture selezionate da Livia a supporto della propria tesi, e soprattutto si sciolgono nella voce di Cristina, splendida interprete dei brani.
Ecco che dalle letture vengono a comporsi davanti a noi immagini, quadri, sagome di personaggi; e di questi parliamo. Di Fernando bambino e dei suoi primi fremiti sessuali, del padre e delle tante figure che popolano il romanzo. “Tutti protagonisti e nessun protagonista”, afferma Livia, ed ha ragione, concordo, è un romanzo corale. “Personaggi reali o di fantasia?”, mi chiede, io rispondo citando la dedica del libro: “Questo romanzo è dedicato ai personaggi che lo popolano. […] Se, come in tanti mi anno detto, essi sono Veri allora, ovunque si trovino, a loro va tutto il mio affetto.”
E poi, i luoghi, i cortili, la periferia e le periferie filmate dal racconto, con la grande ricchezza che queste custodiscono, ossia le diversità. Diversità come ricchezza, diversità speranza, diversità da lasciare germogliare e fruttare, per generare il Nuovo. E questo, conveniamo, è il cuore de “I treni di Fernando”, ove al fondo afferma che da ogni diversità negata e non accolta ha origine un dramma (tanto nel privato, quanto nel sociale).
Livia ci lascia, e mi lascia, con l’accorato appello a fare di più per la diffondere di romanzo: “un lavoro che l’aggettivo bello non esaurisce”, dice. Mi sprona a far sì che possa essere adottato nelle scuole, negli istituti superiori, con i molti spunti di riflessione che offre.
La primavera è vero, in questo strano 2013, tarda ad arrivare, ma stamane, qui, alla biblioteca “Rugantino”, una piccola rappresentanza del Popolo che Legge mi ha scaldato il cuore.
Augusto Monachesi