È stato il movimento anarchico ad attirare l’attenzione su ciò che è stato il proprio tempo e sulle cose di quel proprio tempo. Il Futurismo nasce così come antitesi verso l’arte ufficiale del Verismo umanitario e l’opera dei suoi promotori ha fatto sì che prevalesse quella pura volontà rivoluzionaria. Ma ci sono sempre due coscienze: quella dell’uomo e quella dell’artista. Ed è sempre la coscienza dell’artista che viene messa sul banco degli imputati quando, dal segno di una presenza, nasce l’unione della forza generatrice.
È su queste premesse che tra equilibrio e ragione, attinge la sovrapposizione di forme geometriche di Salvatore Barbagallo. Con una approfondita ricerca personale l’artista si dissocia da ciò che sono le convenzioni dell’arte classica e abilmente gioca con la punta della sua immaginazione per ritrovarsi nelle trasparenze che subito si identificano frammentate del segno. Geometrie capaci di trasformare la visione del reale come una sorta di libertà sostenuta in una drastica tensione tra equilibrio e colore. Ne risulta un susseguirsi di atmosfere avvolgenti, ora liturgiche, ora sinistre quasi prefigurarci di un futuro poco rassicurante.
La realtà della sua immaginazione sa disperdersi in una grande e allegra metafora e, come lo scenario di un teatro, la vita si muove in una tela che si specchia nel cielo delle geometrie.
Figure che tagliano lo spazio misurato dal contorno che contiene il colore. Il confine con la realtà è l’incubo che si risveglia e, dall’incontro tra immagine e natura, viene fuori la sua passione.
«Per me è importante far partecipare gli altri a guardare tutto ciò che ci circonda» dice Salvatore Barbagallo, un’artista che sa bene interpretare gli umori della natura. La sua arte potrà essere paragonata a quella di un cantastorie del terzo millennio ma le sue storie non sono narrate, sono semplicemente interpretate con i suoi occhi, in un misto che amalgama il rapporto immagine-colore di una natura fortunatamente riservata a quella fascia di gente che come lui, ama e apprezza.
Fin da ragazzo si è dedicato con passione alla interiorità della natura. Infatti questo è l’elemento essenziale della sua ricerca sul significato della vita. Impara così a capire quali leggi misteriose regolano l’universo e attraverso le immagini, che propone nei suoi rombi, losanghe e rettangoli, di certo invoglia a fuggire dalla normalità.
La bellezza del suoi lavori è la stessa bellezza delle piccole cose che come del fili d’erba si dipanano lungo gli intensi silenzi di una natura che si sviluppa in monologhi d’immagini, lontane dalie brutture del reale e che crea certamente le dissolvenze in cui ognuno vorrebbe vivere: piccoli gioielli che, se non interiorizzate, sono destinati a restare semplicemente immagini.
Vera Ambra