Si è da poco conclusa la manifestazione “CONTESTI DIVERSI”, fiera della piccola e media editoria e delle librerie indipendenti, tenutasi al palazzo Rospigliosi di Zagarolo. L’evento, che si è svolto dal 28 maggio al 01 giugno 2013, ha ospitato, insieme a numerose altre case editrici, anche l’associazione Akkuaria, con la quale il comune di Zagarolo ha un legame storico e consolidato, avendo più volte nel corso degli ultimi anni accolto le iniziative della nostra associazione.
Nel pomeriggio del primo giugno Akkuaria, rappresentata da Antonio Ragone, illustre cittadino adottivo del piccolo comune, ha presenziato all’incontro con le tre autrici della sua nuova collana per ragazzi “Fantasy Way” i cui volumi si notano fra gli altri per le splendide illustrazioni di Pierdomenico Sirianni, presente anch’egli all’evento, insieme con altri tre scrittori già attivi all’interno del panorama letterario firmato Akkuaria.
Le novità editoriali sono state presentate dagli stessi autori che, nella splendida sala consiliare di Palazzo Rospigliosi, ne hanno raccontato la genesi ed i contenuti, confrontandosi piacevolmente con il pubblico e rivelando: piccole curiosità, opinioni personali e motivazioni dichiarate o meno delle proprie scelte letterarie.
L’evento ha avuto inizio con la presentazione del libro “Le Cronache di Remen” della giovanissima Sofia Celadon, prima classificata del concorso “Fantasy Way” ed autrice facente parte dell’omonima collana, insieme ad Ilaria Sandei e Sabrina Lagoteta, piazzatesi rispettivamente al secondo e terzo posto. La scrittrice esordiente ha illustrato per sommi capi la propria opera, analizzandone i significati e le metafore e svelando le similitudini del magico “mondo di Remen”, suddiviso in quattro settori: Dron, Dus, Tsevo e Tse, con il nostro pianeta (come si evince immediatamente leggendo i quattro nomi al contrario). Il romanzo che, come Sofia ci ha rivelato avrà un seguito, si incentra sulle vicende di un personaggio che scopre, nel caso delle “Cronache di Remen”, o è già a conoscenza, come forse avverrà in uno dei seguiti della storia, di un potere coincidente con uno dei quattro elementi fondamentali (terra, aria, acqua, fuoco), attraverso il quale egli potrà contribuire a salvare il mondo. La Celadon ha incantato i presenti con la sua freschezza e spontaneità, lasciando intuire una notevole determinazione, nonostante i suoi sedici anni, ed un originale e positivo orizzonte visionario che forse non è così distante dalla realtà come si potrebbe pensare.
Dopo la Celadon, anche Ilaria Sandei ha esposto la propria opera “Il mistero di Owland” che vede protagonista il giovane Davide, un ragazzo dalla difficile situazione familiare, il quale, a causa della sua curiosità, si trova catapultato nella misteriosa e fantomatica città di Owland, abitata da strani animali meccanici e scena di misteriose sparizioni. Anche quest’opera può essere letta indubbiamente come specchio, in chiave fantastica, del vivere moderno, dove molte persone conducono un’esistenza che forse ha più attinenza col mondo meccanico che non con le emozioni umane. La liceale Sandei, anch’ella molto giovane, coi suoi diciotto anni, rivela una maturità ed una profondità inusitata per la sua età, rispondendo alle domande del pubblico in maniera chiara e precisa.
L’ultima autrice della collana, Sabrina Lagoteta ha presentato il racconto “Bridget O’Malley e i misteri di Rocksource”, storia ambientata in Irlanda ed inserita nel filone fantasy di tipo tradizionale. Come la stessa scrittrice ci spiega, la vicenda, che vede protagonista la giovane Bridget insieme ad un gruppo di coetanei e che s’impernia attorno alla cattura di una creatura malvagia, l’ondina Glisenda, viene condotta in maniera “giallistica”, come nel più classico dei polizieschi. La Lagoteta, architetto di professione, guida abilmente il racconto, costruendo le certezze del lettore, come un castello di carte, salvo poi farle crollare all’improvviso, lasciando il dubbio ad aleggiare fra le macerie. La scrittrice, condotta nell’intervista dall’abile e vivace Antonio Ragone spazia nella sua esposizione dalle considerazioni riguardanti le metodologie educative moderne, alla politica, ai propri gusti letterari, senza risparmiare qualche critica alla situazione editoriale italiana.
Dopo il mondo della fantasia, il simpatico scrittore nonché benefattore Daniele Brinzaglia, assieme al suo compagno di viaggio Fabio Bronzini, ci ha accompagnato nel dolce universo delle adozioni a distanza, presentandoci il suo libro “La tua mano il viso mio”. Il volume, una raccolta di riflessioni, impressioni di viaggio, pensieri e poesie ci racconta dell’Indonesia e della sua gente, semplice eppure così saggia, povera eppure ricca, di quella ricchezza interiore che noi “poveri occidentali” difficilmente possiamo comprendere, se non vivendo per qualche tempo in mezzo a queste persone, come Daniele e Fabio ben sanno, e venendo contagiati dal loro calore e dal loro affetto. Questa raccolta di scritti, difficilmente etichettabile in un genere letterario, non vuole solo invitarci ad offrire solidarietà a milioni di bambini ed alle loro famiglie, ma instillare nella nostra mente l’idea che forse, in cambio di un nostro piccolo aiuto potremmo ricevere molto, molto di più.
In chiusura di serata sono stati presentati i due libri: “Nascere donna” di Klem D’Avino e “Quel lavoro pericoloso che tanto amavo” di Salvatore Zampone. D’Avino, bravissimo scrittore campano, ci presenta entrambi i romanzi, il primo riguardante la condizione femminile e gli abusi che il gentil sesso ha dovuto subire attraverso i secoli, in termini di mercificazione del corpo, di privazione di ogni tipo di libertà, di denigrazione psicologica e di soprusi di ogni genere. L’argomento tristemente attuale viene sviscerato nelle sue sfaccettature, attraverso una serie di brevi racconti che coprono un arco di secoli dal 700 A.C. ad oggi, aventi per protagoniste una serie donne, provenienti da vari angoli del pianeta. Il secondo romanzo è una sorta di autobiografia di uno sminatore, Salvatore che, attraverso la sua vita lavorativa, ci racconta il proprio percorso umano. Le riflessioni dell’autore riguardo all’ambiguità delle aziende belliche, che creano strumenti di morte, arricchendosi sulla pelle delle persone, per poi speculare ulteriormente sulla produzione di macchinari per la bonifica delle stesse mine che essi stessi hanno prodotto, ci ha lasciati tutti con l’amaro in bocca e con quella strana sensazione di sconfitta che si ha davanti alla meschinità umana.