La parola violata. Ricordando Cesare Cellini

Posted by on May 8th, 2013 and filed under Cultura, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Di questi tempi parlare di valori, solidarietà, religione, poesia che attraversa i fondali dell’anima per approdare all’assoluto è violare i reali contesti in cui l’arte si dibatte per dimostrare l’essenzialità del suo impeto e regalare emozioni che toccano le corde dell’anima.

Il Movimento Giovani per un Nuovo Umanesimo sensibile alle urgenze che provengono dal nostro tempo, e, prima fra tutte, la necessità di interazione fra culture ed etnie diverse, sempre più chiamate a convivere e ad agire insieme per il bene comune e per la pace, si proclama: “Movimento per la pari dignità e comune umanità fra i popoli”.

Nello spirito di tale percorso culturale viene riscoperta e valorizzata l’arte poetica del giovane Cesare Cellini genovese di nascita, da genitori ascolani e catanese di adozione, autore di numerose pubblicazioni che esaltano “la parola”, che quando diventa poesia ha la medesima dignità della Parola di Dio, in quanto diviene veicolo di salvezza e di purificazione.

L’occasione sono i vent’anni dalla morte del poeta favolista che ha delineato, seppur nel suo breve passaggio in questa terra, un nuovo cammino dell’arte come esperienza mistica in un divenire che ci avvicina al nostro “sé”, spesso in conflitto ed eterno dibattere per seguire la nostra anima.

Comprendere e dar significato alla vita, allora, attraverso ciò che non si vede, riscoprendo le radici profonde della nostra cultura, fino al giorno in cui la “PAROLA” si è fatta carne, con esseri pensanti, forti e deboli al contempo. Ma nel momento che la “PAROLA” avanza anche il suo dissenso traccia una nuova storia fra gli uomini ed ecco che la “PAROLA” diventa “VIOLATA”, infranta e dissacrata nella sua più alta moralità sino ad essere costretta dal silenzio, relegata alla quiete dell’oscurità.

Ed è proprio per questo che l’invito alla riflessione  deve poter arrivare a noi tutti, studiosi, studenti, artisti, docenti, gente comune che vuole tracciare un senso nuovo alla nuova vita fatta di un rinnovato Umanesimo che scuoti le coscienze addormentate per delineare un nuovo corso nella storia.

Il Movimento con il patrocinio dell’Università, del Provveditorato agli studi, delle Scuole ha promosso un intenso programma che ha previsto recital di poesia e musica con il coinvolgimento dei ragazzi di alcune scuole ad indirizzo musicale e con l’inizio dei lavori culminati con un emozionante concerto lunedì 6 maggio a Palazzo Biscari, animando un pomeriggio di “Arte, Poesia e Musica” con la realizzazione degli spettacoli e delle opere grafiche-pittoriche a cui hanno partecipato anche  alunni diversamente abili.

Il Recital di Poesie egregiamente lette e commentate dal grande e dotto prof. Sergio Collura è stato vivificato da un concerto di chitarra del Maestro Agatino Scuderi e l’esibizione per coro e orchestra del coro polifonico Imago Vocis, diretto da Don Salvatore Resca, personaggio eclettico che ha incantato per la bravura i centinaia di ospiti intervenuti all’interno della perla del barocco catanese in un dualismo di musica e poesia all’unisono, fra applausi meritati di un coro incantevole che ha deliziato gli astanti con musiche di Handel, Bennet, Mozart e Rossini in un crescendo di voci e musica che ha dato carattere ad una serata culturale all’insegna dell’arte, in uno scandaglio dell’anima ove ognuno fa i conti con la propria voce e parola violata, in una ricerca di versi che porta alla maturazione e alla consapevolezza dei sopravvissuti dello spirito, di coloro che sono scampati alle guerre e alle logiche dei poteri che rende consapevoli che “nell’estrema indigenza del nostro essere, il rivelarsi della Parola ci aiuta a capire che nel buio della conoscenza è meglio stringerci gli uni agli altri, lasciando libera in noi la presenza forte e irrinunciabile di EROS, senza che alcuna differenza ne costituisca la sua prigione” ( C. Cellini, 12 febbraio 1993).

Nelle giornate 7, 8 , 9 , maggio presso l’ Università di Catania, con il Patrocinio del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Dipartimento di Scienze della Formazione, si è svolto un Convegno Nazionale di Studi “Cesare Cellini La Parola Violata” in cui sono intervenuti studiosi e docenti universitari di Catania, Palermo, Roma, Venezia, Napoli e delle Università Pontificie, per dare lustro ad uno dei poeti più interessanti e moderni in cui l’amore diventa conquista, fonte di conoscenza oltre la conoscenza, dialogo di fede che parte dall’io per elevarsi poi al divino, in una cultura della pace nella ricchezza della diversità.

In tale dimensione, il poeta infrange l’ultimo sigillo del mistero dell’oltre. Nello sgomento dell’umano, nella dissacrazione e deflorazione della parola, ormai disumanata nei compromessi del quotidiano e della storia nei versi di Cellini si riveste di spasimata interezza di un  ideale di vita e di arte, come tramite di un infinito vissuto nel battito alitante della vita che è ansia d’infinito, in una linea metafisica che ci faccia passare al di là delle cose e in cui la poesia si fa canto nuovo per una nuova era, verso un avvenire universale che si apre ai percorsi della rimembranza come “Canto di un’umana solitudine” che inneggia alla libertà degli amori, delle fedi, dei popoli, delle morti.

Il prof. Sergio Collura si è adoperato, nella serata concerto, con profonda cultura, abilità e chiarezza a far riflettere sulle ragioni filosofiche del poeta moderno che ha elargito i suoi insegnamenti, all’insegna di una cristianità “francescana” e nell’umiltà di una grande saggezza intellettuale ricordando come Cesare Cellini con la sua arte, ha lasciato una traccia importante nella Poesia: intensa, lacerata, dolorosa come ognuno dei versi che si sono letti, ciascuno secondo una cadenza ben precisa, intervallata dallo scorrere abile di una chitarra romantica che ha segnato ogni verso con docile maestria e sensibile interpretazione indugiando nelle letture celliniane con anelito infinito, verso l’Assoluto, titubando nella lettura dei versi degli ultimi mesi di vita aspettati nell’ottica di una ricerca dell’abbraccio finale, accettato con profonda fede sino gli ultimi giorni, allorché la sentenza spietata dei medici gli dava pochi mesi di vita. Ed è così che attraverso la malattia Cellini trasmigrerà nei meandri della poesia nella quale è presente il sentimento della morte divenuto sogno di vita nuova.

“E nell’arcano silenzio \della mia intimità \ sfamato e dissetato \ dalla Parola \ ho lungamente goduto \ della mia \ pur breve sosta \ nella vita”, in “Pronto è il mio cuore”: tale riflessione dona conforto, e precisa il senso della poesia, che è Parola”.

E non è forse questa la funzione della Poesia? La parola, l’immortalità.

 

Maria Tripoli

 

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