Storica riconferma di Re Giorgio Napolitano alla guida del Colle. Bersani si dimette e Pd nel caos, Grillo contro tutti
Ennesimo svilente sabato scolastico, ultima ora: Filosofia. Il mio professore parla di Epicuro, poi, per un solo istante, si sofferma su un concetto generico, una massima, uno spunto: quando si tocca il fondo, il primo pensiero va subito a come trovare una scappatoia per risollevare la situazione.
I Greci si dovettero abituare all’idea di essere sottomessi ed essere conquistati, proprio loro che, nei secoli precedenti, avevano sempre ricoperto una posizione di egemonia e di guida culturale.
Allo stesso modo l’Italia si trova oggi a toccare il fondo di una storia ricca di sfarzi, supremazia artistica, culturale e politica.
Oggi si parla di crisi, di spending review, di ingovernabilità: tutti concetti non propri di un popolo che da due millenni è al centro della storia dell’umanità. Mi fermo a riflettere due minuti, allontanandomi dalle spiegazioni del prof., ed è una pausa che mi appare interminabile. La mia testa pensa: è proprio vero… come facciamo a risalire la china?
E poi oggi che si terrà la quinta votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica…
Ho volutamente deciso di iniziare quest’articolo narrando quest’episodio, a dimostrazione del fatto che basta una semplice parola abbozzata per provocare complessi e tortuosi ragionamenti. Ho inoltre scelto di iniziare con un verso abbastanza significativo, tratto dal “Va, pensiero” di Verdi: Oh, mia patria, sì bella e perduta! Oh membranza sì cara e fatal! Versi che sintetizzano al meglio quanto detto sopra.
Ma il 20 aprile 2013 è un giorno che non dimenticherò facilimente. Le “Quirinarie”, svoltesi dal 18 al 20 aprile, hanno visto i “Grandi Elettori” sostenere svariati candidati: il M5S di Grillo ha dapprima puntato sulla conduttrice di Report, Milena Gabanelli, per poi dirottare su Gino Strada e, infine, su Stefano Rodotà (sostenuto sorprendentemente anche da SEL); il PD di Bersani ha proposto Franco Marini e Romano Prodi; la Lega Nord, il PDL, Scelta Civica e l’UDC si accodano alla scelta del Pd di sostenere Marini.
Alla prima votazione, Franco Marini prende 521 voti, Stefano Rodotà 240, ma non viene raggiunto il quorum previsto per i due terzi. Si procede, quindi, alla seconda, che vede prevalere Rodotà con 230 voti, Chiamparino, sostenuto dai renziani, con 90, ma con ben 418 schede bianche (Pd, Pdl, Lega) si procede alla terza. La votazione delle 10.10 del 19 vede nuovamente in testa Rodotà con 250 preferenze, seguito da D’Alema con 34, nel mentre, si intravedono Prodi e Napolitano, rispettivamente con 22 e 12 voti. 465 stavolta, invece, le schede bianche. Durante le quarta votazione Romano Prodi, sostenuto da Pd e SEL ottiene 395 voti, Rodotà, per il M5S, 213, e Anna Maria Cancellieri, per Scelta Civica, 78.
Momento di svolta e allo stesso tempo drammatico per le sorti delle votazioni: al Pd mancano 101 preferenze rispetto alle previsioni, precludendo, così, il raggiungimento del quorum, abbassato stavolta a 504. Romano Prodi ritira la candidatura, Rosy Bindi si dimette da presidente del Pd e Bersani preannuncia le dimissioni da segretario. Il vincitore delle primarie dichiara: “Uno su 4 mi ha tradito”. Del resto, è venuto meno l’appoggio e la collaborazione dell’eternamente “incoerente” Matteo Renzi, che si è allontanato dalle posizioni del collega. Al quinto scrutino il M5S e SEL sostengono ancora Rodotà con 210 voti, ma Pd, Pdl e Lista Civica si astengono, in attesa di sviluppi riguardo un’eventuale ricandidatura di Giorgio Napolitano.Alle ore 15 del 20 aprile il Presidente Napolitano dà la propria disponibilità verso una ricandidatura, e, alla sesta votazione, viene eletto con 731 voti, contro i 217 di Rodotà.
“Re Giorgio”, che ha avuto un ruolo fondamentale nella gestione delle difficili situazioni a ridosso della caduta del governo Berlusconi e con la scelta del governo tecnico, viene rieletto, divenendo, così, il primo Presidente della Repubblica Italiana ad aver ottenuto due mandati.
Napolitano, 87 anni, rinnova, quindi, il proprio mandato per un altro settennio, cioé fino a quando dovrebbe avere ben 95 anni. Una scelta inaspettata, quanto obbligata visto l’insipienza degli elettori, incapaci di trovare un accordo che avvicinasse le parti.
Non dimentichiamo, d’altronde che durante gli scrutini sono stati votati persino Valeria Marini, Raffaello Mascetti (conte della supercazzola di Monicelli), Trapattoni, la Loren, Rivera, Andreotti, Rocco Siffredi e Roberto Mancini, e ancora, Guccini, De Gregori, Veronica Lario, Miuccia Prada, Mario Draghi, Fiorello e Drupi. Inenarrabile scempio e cabaret messo in scena dai nostri politici. Insomma, un’Italia ingovernabile.
Grillo, non ancora soddisfatto, non desiste dalla lotta contro i mulini a vento: grida al golpe e incita le “folle”, è proprio il caso di dirlo, al colpo di Stato e alla marcia su Roma. Nemmeno fossimo tornati ai tempi di Mario e Silla! Di sicuro una prova difficile in un momento cruciale quella che toccherà a Napolitano, in cui è opportuno che TUTTI onorino i propri doveri per il bene della istituzioni repubblicane. Queste le prime parole di Napolitano: «Potete immaginare come abbia accolto con animo grato la fiducia espressa liberamente sul mio nome dalla maggioranza dell’Assemblea. Dobbiamo guardare tutti alla situazione difficile, ai problemi dell’Italia e degli italiani, al ruolo internazionale del nostro Paese».
Il Presidente americano Obama esprime profonda ammirazione verso il gesto al quale Re Giorgio non si è potuto sottrarre.
È indiscutibile che sarà, però, necessaria, a seguito dei recenti accadimenti, “un’assunzione collettiva di responsabilità”, come ha stamane ricordato il Presidente. Bersani ringrazia Napolitano per il gesto, ma poi scoppia in lacrime.
Contribuiscono con un sincero augurio al Capo di Stato anche Mario Monti e Silvio Berlusconi, che si dicono colpiti dallo spirito di servizio di Napolitano che ha deciso di proseguire il suo impegno nonostante un contesto così difficile e incerto.
Al momento mi impongo di non sollevarmi interrogativi riguardo la stabilità del governo.
Il mio incubo si interrompe con un richiamo da parte della mia compagna di banco, che resasi conto della mia “assenza”, provvede prontamente a richiamarmi all’ordine, distogliendomi, così, dai miei pensieri.
Ma il mio era davvero un semplice incubo?
Marco Fallanca