La scomparsa di Marina Arduini: tra sospetti e speranze, dov’è la verità?

Posted by on Apr 11th, 2013 and filed under Attualità. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

In Italia scompaiono ben 28 persone al giorno; dal 1974 a oggi il numero ammonta a 24.111 bambini, donne e uomini spariti senza lasciare tracce.

È come se dalla cartina geografica fosse stato cancellato un intero paese, inghiottito in un buco nero dal quale purtroppo soltanto in rari casi qualcuno fa ritorno.

Solo nell’ultimo anno, le denunce di persone scomparse in Italia sono state 10.274, i ritrovamenti 9.284, ben 990 sono le persone di cui ancora non si è saputo nulla. Il fenomeno purtroppo è in costante aumento (+4,78% nell’ultimo semestre).

Come potete leggere i numeri di questa realtà, sono impressionanti.

Dove si trovano queste persone? In quali luoghi o mani sono finite? Sono stati rapiti? Si sono allontanati volontariamente? Oppure è accaduto il peggio?

Una piaga drammatica, dolorosa, triste che solo i familiari possono comprendere appieno. La scomparsa di un parente è qualcosa che lacera l’anima; è uno stillicidio continuo che può far impazzire una persona.

 Tra i tanti casi avvenuti negli ultimi anni, voglio parlarvi di Marina Arduini qualcuno conosce già la sua storia, ma altri no. Ecco pertanto gli antefatti:

Marina Arduini è scomparsa ben 6 anni fa all’età di 39 anni. Abitava con i suoi genitori a Frosinone ed era socia al 50% in uno studio commercialista. La sua vita tranquilla, è turbata da qualcosa, quando una mattina esattamente il 19 febbraio 2007 prima di andare al lavoro, decide di passare in Questura, per sporgere una denuncia in merito a uno strano furto avvenuto qualche giorno prima. Manda un messaggio col cellulare ad una collega per dire che ritarderà ed uno alla donna delle pulizie per informarla di arrivare entro le 13.00. Pochi minuti dopo però rettificherà quest’ultimo. Per quale motivo? L’unica cosa sicura è che Marina in questura per la denuncia NON arriverà mai!

In tarda mattinata un conoscente dice di averla vita alla stazione di Roma, ma gli abiti non coincidono. Si sa però che il suo cellulare ha agganciato le celle di Formia e di Salerno intorno alle 16.00 per poi spegnersi per sempre.

Sappiamo che alcuni giorni prima della scomparsa di Marina, qualcuno è entrato furtivamente nel suo studio. Che cosa cercava? Marina inoltre, si era accorta che era stato aperto a suo nome un finanziamento per pagare un carico di materiale sanitario, che non aveva mai richiesto. Chi era stato?

 Qualche giorno dopo la scomparsa di Marina, il nipote del socio dello studio commercialista, in compagnia di un altro uomo mai identificato, si è recato a casa dei genitori della donna, per chiedere se avessero un hard disk o qualche cd di Marina e se fosse solita portarsi a casa documenti dal lavoro. Marina, infatti, aveva un pc portatile mai più ritrovato. Che cosa stavano cercando? Avevano paura di qualcosa? Forse Marina aveva scoperto documenti “scomodi”?

Due anni dopo la scomparsa, il 19 febbraio 2009, una telefonata anonima ai Carabinieri di Cinecittà, fa ritrovare la macchina della donna parcheggiata a Roma, in piazza Aruleno Celio Sabino, nel quartiere Tuscolano. Chi è stato e perché?

Tante sono le domande ancora senza risposte. Alcune le abbiamo rivolte anche al nipote della donna, che gentilmente si è offerto di essere intervistato:

Da quello che sappiamo Marina, era socia al 50% di uno studio commercialista, la polizia ha mai indagato a fondo in quella direzione? Non è che la donna aveva scoperto qualcosa su un cliente o certi giri “strani”?

 “Marina, non solo era contitolare, era anche Amministratrice unica della società. Sappiamo con certezza che l’ufficio era frequentato anche da strani personaggi, clienti pregiudicati, ma non so quanto a fondo siano state condotte le indagini nell’ambiente lavorativo. Il 19 febbraio 2007, giorno della sua scomparsa, Marina doveva presentarsi in Questura per sporgere una denuncia: abbiamo a lungo pensato che fosse per un’irruzione avvenuta nel suo ufficio qualche giorno prima da parte d’ignoti, ma a questo punto è lecito pensare che volesse denunciare qualcuno o qualcosa di preciso”.

 E l’ex amante, che cosa ci può dire di lui?

 “Noi familiari eravamo all’oscuro di questa relazione, quindi tutto ciò che abbiamo appreso – in ritardo – su di lui, lo abbiamo appreso da fonti indirette. Pare che si siano conosciuti nel 1992, ma non c’è certezza neanche su questo punto. Marina era molto presa da questa relazione, nonostante i dubbi che aveva confidato a pochissime amiche su di lui: era infatti sposato, ma le diceva che in realtà era separato in casa e che prima o poi avrebbe lasciato la moglie. Questo personaggio, ha mentito agli inquirenti su più punti: in un primo momento ha addirittura dichiarato di non conoscere Marina”.

Secondo lei, ci sono persone che sanno e che non vogliono parlare?

 “Assolutamente sì! Queste persone che sanno, ma che non vogliono parlare, hanno le mani più sporche degli assassini. C’è troppa Omertà sul nostro caso. Ne approfitto per dire che ho creato un indirizzo email per dar modo di comunicare anche anonimamente: cerchiamomarina@gmail.com”.

 Non è possibile che la donna si possa esser confidata con qualche amica?

 “Una settimana prima della scomparsa, Marina aveva chiamato una sua cara amica che non vedeva da un po’, perché doveva assolutamente raccontarle alcune cose, ma purtroppo l’incontro non è mai potuto avvenire. Voleva confidarsi anche con mia madre, sua sorella, proprio il giorno prima di scomparire, ma sono state interrotte dall’arrivo di una parente, che le fece esclamare: “In questa casa non si può mai parlare!”

Secondo lei, se si fosse fatta un’analisi approfondita, oggi il caso si sarebbe risolto?

Questo non so dirlo. Sicuramente avremmo molte più risposte alle nostre domande. Ancora non è chiaro, per esempio, se Marina sia mai giunta a Roma, visto che la sua auto è stata fatta ritrovare lì e l’ultima persona che dice di averla vista la colloca la mattina della scomparsa alla stazione Termini: mia zia odiava i treni e non sarebbe mai andata a Roma con la sua auto, che considerava poco affidabile. Ci chiediamo dunque perché non abbiano acquisito le immagini dei caselli autostradali di Frosinone e Roma per vedere chi guidava la macchina (qualora abbia percorso l’autostrada) o quelle della stazione Termini per confermare o smentire la segnalazione. Mi auguro che anche gli inquirenti oggi vogliano ottenere Giustizia per Marina, che è stata dimenticata per troppo tempo”.

Lei, che idea si è fatta di tutta la storia?

“A mio avviso Marina era venuta a conoscenza – o faceva parte lei stessa – di qualche strano giro. Tutto ci porta ad indagare sull’ambiente lavorativo, su cosa e soprattutto per chi lo facesse. La sensazione è che per amore del personaggio sopra citato abbia commesso qualcosa di poco lecito o abbia aiutato in un modo poco pulito. Queste sono solo supposizioni, perché purtroppo di certezze non ne abbiamo, ma a me non importa scoprire qualcosa di spiacevole su mia zia. Io voglio solo che si arrivi alla verità, che si arrivi a mia zia”.

 In cuor suo, che cosa spera di trovare facendo nuove indagini?

 “Le indagini sono riaperte dall’aprile 2012, quando i miei nonni hanno subito uno strano furto in casa: i ladri in questione non hanno portato via nulla, a parte cose di poco valore. Dopo qualche tempo abbiamo ritrovato l’hard disk di mia zia, che qualcuno del suo ufficio era venuto a chiedere poco dopo la sua scomparsa e l’abbiamo consegnato agli investigatori. Ad oggi non abbiamo nessuna risposta da parte della procura”.

 Si poteva e si può, fare di più per arrivare alla verità?

 “Non possiamo e non dobbiamo arrenderci. Dopo sei anni ho deciso di farmi carico io del dolore della mia famiglia, ormai stanca e abbandonata da tutti. Ho creato un blog per far conoscere la storia di mia zia e creato una petizione per chiedere che le indagini non s’interrompano. E’ avvilente dover ricorrere a certi mezzi pur di richiamare l’opinione pubblica, ma sono pronto a tutto pur di ottenere quello che è un nostro diritto avere: verità e giustizia”.

 Nel 2012 su un blog è uscita una sorta di poesia, che qualcuno afferma, potrebbe avere riferimenti importati per la soluzione del caso.  Che cosa ne pensa?

 “Inizialmente quella macabra poesia ci ha intimoriti e sconvolti, ma sicuramente lancia degli spunti di riflessione interessanti. Per questo abbiamo deciso di contattarne l’autore”.

 Lei si affiderebbe ad una sensitiva, come hanno fatto altri per arrivare alla soluzione?

 “Premetto che di base sono piuttosto scettico su alcuni argomenti, ma non rifiuto a prescindere questo tipo di aiuto. Nel nostro caso, poi, non ci sono state né richieste di denaro, né strani atteggiamenti di protagonismo. Che ben vengano gli interventi costruttivi e disinteressati: sono pronto a valutare qualsiasi cosa possa aiutarci ad ottenere risposte”.

Queste le parole di speranza ma anche di angoscia del ragazzo, che non si arrende e che con forza e volontà, continua a cercare senza sosta, là dove qualcuno ha tentano di mettere ombre e dubbi.

Chi avesse notizie in merito, può contattare la famiglia sul blog:
http://cerchiamomarina.blogspot.it

Inoltre, su Facebook, è stato anche creato un gruppo: Continuiamo a cercare MARINA ARDUINI.

Vi chiedo soltanto di mettervi per qualche istante nei panni di chi sta cercando una persona scomparsa. Vite trasformate in ricordi e nella disperazione di fratelli, sorelle, genitori, che mai e poi mai, smettono in fondo al cuore di sperare. Solo il loro amore non conosce limiti, ostacoli, barriere. Sogni, ambizioni, progetti sfumati dietro un angolo, una nube oscura che ha avvolto e fatto sparire una persona, di cui rimangono solo foto sbiadite dal tempo. Ecco quello che resta in bella vista, a chi non ha più lacrime da versare e che, nonostante tutto, non demorde perché brilla ancora in lui una timida luce di speranza.

Persone scomparse e mai più ritrovate. E’ questo il calvario di chi continua a vivere con un dolore immenso nell’anima, sussultando nella notte a ogni minimo rumore, nell’attesa di una telefonata che possa riaccendere il lume della speranza.

 

 Dora Millaci

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