Ho una compagna; siamo una coppia moderna e la parola compagna non ci pare sufficiente, preferiamo considerarci fidanzati attempati e datati. Più spesso non ci vediamo e parliamo per telefono.
La vicina di casa che l’ha conosciuta, quando la rivede si rallegra con lei per la sua presenza e sostiene che dovrebbe venire più spesso da me, ma tant’è.
L’ultima volta che l’abbiamo incontrata stava uscendo dalla messa del sabato. Si è fermata per dire le solite cose: come sta, la trovo bene, non la vedo mai… poi è scesa in qualche particolare più pratico. Ha dichiarato che sono un buon vicino di casa, esco poco, non ricevo donne durante le sue assenze, sono spesso al computer e scrivo dei racconti leggibilissimi.
Ecco; ha voluto precisare ciò che è importante per una donna oggi ultrasettantenne: l’uomo con cui stai è affidabile, non se la spassa con le gonnelle durante le tue assenze.
In definitiva è stato un monito su come trattare gli uomini secondo le ricette antiche: anche se lo lasci spesso solo – e non si deve fare – lui è comunque un fessacchiotto che non te la fa di nascosto. Però attenta! L’omo è omo… l’occasione… la tentazione… con tutto quello che c’è in giro oggi… insomma: sii più presente.
Se da un lato è avvilente essere considerati fessacchiotti, dall’altro c’è la considerazione che l’uomo è interessante… piacevole… scrittore… alto, e si sa: altezza, mezza bellezza.
Io non so se ridere, piangere o semplicemente passare oltre. In attesa di decidere, ho fatto però delle considerazioni, e la prima che mi è venuta alla mente è quella del titolo, che potrebbe anche essere sostituita da un’altra parola: lealtà!
Tempo fa, a casa di amici mi è occorso di buttare l’occhio su una trasmissione pomeridiana: Forum. Ometto gli aggettivi qualificativi di un intrattenimento, che ha come pretesto la Giustizia, che – non essendo praticata nei luoghi canonici per stare al livello di tutti – è diventata uno show televisivo. Il concetto di Giustizia, che era nobile, è stato così svilito da legittimare a credere che serva soltanto per chiedere un risarcimento.
Si trattava di una coppia ormai scoppiata. Lui le prestava poca attenzione (forse distratto da altre femmine), e lei per dispetto gli aveva distrutto tutti i vestiti e si era esibita in uno spogliarello su Facebook per dimostrare che non era ancora da buttar via. Ora lui la citava per il danno di immagine che lei gli aveva arrecato (aveva leso il suo orgoglio di maschio, insomma).
Mentre il giudice stava ritirato per decidere, lo show era proseguito intervistando il pubblico e raccogliendo le sue opinioni. Una ragazzina dichiarava pubblicamente che in un caso analogo lei si era “fatta” gli amici del suo ex, per dargli una lezione, perché questi poi andassero a riferirlo a quel pezzo di emme. La frase è, se non proprio fedele, comunque ispirata da quella della giovane, e pari pari al suo pensiero.
Tralasciamo il canonico commento che un linguaggio di questo genere e un contenuto mentale altrettanto consequenziale non sono femminili ma tipicamente maschili, e di maschi di comunità molta bassa, socialmente parlando; restiamo invece su altri aspetti, più attinenti all’episodio.
Dove è sancito che per ogni torto subito è salomonicamente obbligatoria la vendetta?
In quale trattato psicologico sull’autostima è detto che per vendicarsi di non essere più guardati occorre esibirsi pubblicamente?
In quale vangelo moderno è imposto di essere sleali, tanto e più di chi è stato sleale con noi?
E, infine, chi ha sentenziato che quando l’amore non c’è più, l’unione deve chiudersi con la vendetta più cruentemente dolorosa possibile, e non con l’accettazione?
Oggi quello che conta è il look (in dialetto milanese il sostantivo serve a definire uno stupido), e il look è l’immagine che si vuol dare di sé e che quasi mai corrisponde a quello che si è. Però più è becera, più è apprezzata.
Per una fetta non trascurabile di umanità occorrono i modelli, spesso un cantante, o una cover girl, o un attore: chiunque purché con problemi di droga e/o alcool. Assunti come vati ispiratori ci si sforza di copiarli, rammaricati per una incolmabile differenza: loro hanno i soldi e gli imitatori no (e poi non capiscono come mai…).
Se il Vip (che un tempo era un personaggio di talento) si veste con curata trascuratezza perché può permetterselo, l’imitatore si veste sciattamente perché soltanto quello può permettersi, e si consola avendo in comune col suo genio ispiratore una cosa molto importante: la stessa mancanza di buongusto che con un po’ di fantasia li rende simili; poi bevono anche la stessa birra, il ché li rende parenti per parte di luppolo.
Ricordate i fans di Celentano, che si vestono come lui e lo imitano studiando puntigliosamente i suoi tic? Mi pare che abbiano fondato anche dei clubs.
Bene, oggi il look impone. Se Madonna (o chi per essa) rompe la relazione postando su Twitter le foto del suo ex ubriaco e di se stessa fra le lenzuola con un altro; se esiste una certa stampa che da risalto a questo episodio (si chiama diritto di informazione e ha molti sostenitori); se esistono pesciolini che al costo di un euro si ingozzano di queste notizie; se nella vita il silenzio dignitoso è stato sostituito dallo “sputtanamento”… allora i nuovi tempi esigono nuovi comportamenti che devono essere sleali.
Così, se il tuo “boy” se ne “fa” un’altra, tu per vendetta (attenzione, non è più ripicca, che non basta!) ti “devi fare i suoi amici”; e taccio sugli ideali di lealtà che evoca la parola amici, spesso impropriamente usata in luogo di “compagni di merende”, come se non ci fosse differenza.
Il comportamento sembra ormai comune a entrambi i sessi, con buona pace del postulato, ormai divenuto un principio, che le donne subiscono sempre.
Ma per tornare alla solidarietà femminile… come testimonia la mia graziosa vecchietta vicina di casa, una volta la donna avvertiva l’altra donna di aver visto movimenti sospetti; e la avvertita e ingenua moglie (allora non c’erano i conviventi) poteva prendere i provvedimenti, che di solito erano: la scenata al ritorno dal “lavoro” del marito; raccattare i figli e con questi al collo tornare dalla mamma; non rispondere al telefono quando lui insistentemente la chiamava, ma infine, dopo una settimana di dinieghi, farsi venire a prendere, tornare a casa e cucinare una buona cena con lui tutto contrito in mezzo ai piedi, e concludere la tragedia con un vigore amoroso rinnovato anche nel look, magari indossando un pizzo e mettendo una passione “diversa”, tale da far dimenticare l’altra (con buona pace del prete al quale confessare il peccato, ma questo è un altro capitolo).
Era falso? Lo credo anch’io, ma funzionava. Per gente buona, di idee semplici e valori profondi basati sulle tradizioni cristiane, questo era un modo di “dare una lezione”.
Uomini e donne sono così “costruiti” dalla morale cristiana da non sapere come viverne senza, anche se la negano. E i nuovi modelli dell’uomo attuale cozzano evidentemente con i vecchi.
Concetto morale cristiano è la “Giustizia” (non esiste il Cimitero dei Giusti a Gerusalemme?). Su questo vecchio valore, l’uomo moderno ha innestato il modello pagano del “farsi Giustizia” con la legge del taglione.
Era un codice comune fra i popoli barbari, che è stato faticosamente superato dall’avvento del cristianesimo e relegato ad argomento letterario o cinematografico (vedi il Conte di Montecristo), ma che oggi pare tornato in auge in tutto il suo basso livello.
Sta morendo il cristianesimo o è soltanto un corso/ricorso al quale la storia ci dovrebbe ormai aver abituato?
Non lo so. Su internet non ho trovato una risposta soddisfacente.
Però la mia condomina mi monitora, e assicuro che non ha nulla contro di me. A suo dire sono un buon vicino, che non fa rumore, disponibile a piccole cortesie quando capita l’occasione.
E come tutte le vecchiette, è fedele ai suoi tempi e solidale con la mia fidanzata.
Erberto Accinni