Ci sono occasioni nella vita in cui si incontrano o si conoscono persone in modo puramente casuale. Ecco, in modo quasi casuale io ho avuto il grandissimo piacere di conoscere Vera Ambra.
Altre volte avevo ammirato il suo sforzo e il suo lavoro, altre volte mi ero fermata a leggere i suoi interventi sul sito di SuperEva dove, per moltissimo tempo, ha lavorato come Guida. Il suo lavoro era un vero piacere per tutti gli amanti della danza, il suo sforzo rendeva i nostri spiriti ricchi di notizie e racconti di danza.
Come tutte le cose, l’ho persa di vista, non ho avuto più il piacere di leggerla come Guida. E così in modo strano sono davvero caduta nel sito di Akkuaria. Ovvero un piccolo mondo appartato nell’enorme mare di internet. Inconsapevole che in quel piccolo pezzo di paradiso ci fosse Vera Ambra, sono stata chiamata da in piccolo link, e mi sono ritrovata a scriverle una e-mail. La sua gentilezza e la sua disponibilità, hanno fatto nascere in me la decisione di farvela conoscere. Così grazie a questa piccola intervista le ho rubato del tempo, mentre io ho goduto della sua compagnia.
– Hai mai danzato?
A tre anni, davanti allo specchio, e solo quando non mi guardava nessuno. La cosa che mi divertiva di più non era ballare ma creare dei balletti non appena ascoltavo la musica e poiché casa mia era tempio della “lirica” questo succedeva spesso.
– Cosa ha scatenato in te l’interesse per la danza?
Se te lo dico stenteresti a crederci. Diciamo che la mia professione “ufficiale” è quello della scrittura. Artisticamente nasco come poeta e attraverso e per caso un giorno sono stata invitata – per la “poesia” – a collaborare con una rivista culturale. Posso assicurarti che mi sono occupata di tutto di più tranne che di poesia. Era agosto inoltrato e tutti i componenti della redazione erano in vacanza, tranne me. Così fui incaricata ad assistere ad uno spettacolo e recensirlo.
Ebbene lo spettacolo in questione faceva parte di un Festival di danza organizzato da Robertino Zappala il quale appena mi presentai inveì dicendomi che nessuno sapeva scrivere di “danza” e che nessuno era in grado di capire la “danza”.
Credo che una dose di stricnina m’avrebbe fatto meno male! Era vero ciò che aveva appena pronunciato e in particolare io non sapevo nulla di danza e né scrivere di danza (l’ultimo spettacolo che avevo visto era Ofelia 15 anni prima!).
Fu proprio questo “essere stata toccata nell’orgoglio” che ha fatto scattare in me la voglia di conoscere questo mondo – ai miei occhi così distante e così difficile da comprendere.
Ebbene Enrico Musmeci, protagonista della mia prima recensione, mi disse di non aver avuto un articolo così “bello”. Scherzando Salvo Di Mauro disse che la recensione su Carmen era meglio della coreografia. Anche la Prina si complimentò per il mio bell’articolo!
Ormai era fatta! Addentrandomi in questo universo sconosciuto mi venne l’idea di raccontare la danza con i miei “occhi” e nello stesso tempo con gli “occhi di chi la esercita”. Nacque il mio primo racconto “
Ma l’interesse maggiore per il mondo della danza si sviluppò tre anni fa con l’apertura del sito di Akkuaria e da qui la collaborazione con il portale Super Eva, poi miseramente fallito a causa di interessi che non si confacevano con la danza.
– Dalla tua esperienza cosa, secondo te, ostacola il diffondersi della danza?
Forse sarò molto cruda nel rispondere a questa tua domanda e questo per il motivo che essendo una “estranea” ho avuto modo di comprendere il panorama generale solo per aver guardato da angolature diverse.
Ritengo sia una vecchia scusa quello che la Danza è la Cenerentola della Lirica. La danza non si diffonde per il motivo che la danza è una attività elitaria cioè riservata a chi è nato per danzare invece si è fatto capire che è un’attività per tutti.
Per carità lo è ma bisogna vedere di che danza parliamo. Ci sono attività che si possono iniziare anche a novant’anni ed ho visto sessantenni ballare da far paura! Ma se parliamo di danza classica la cosa certamente cambia. Se si vuole qualità bisogna fare delle scelte appropriate… ma sappiamo bene che la qualità, in Italia, ben poco conta!
– Come mai le compagnie italiane di danza (sia a livello classico che contemporaneo) non riescono a concorrere con quelle internazionali?
La strada per diventare “artisti” è irta di difficoltà, di rinunce, di sacrificio, di passione e in Italia siamo tutti Artisti. Questa è la ragione perché viene a mancare il quid per concorrere con le altre Nazioni.
– Ormai i molti ragazzi, che si diplomano nelle Accademie Italiane, fanno fatica ad inserirsi nel mondo della danza che offre davvero poco, secondo te qual è il motivo principale che rende impossibile a tanti giovani di esprimersi in quest’arte?
La danza è un’attività “individuale” come il tennis: ognuno gioca per se stesso e non fa mai un gioco di squadra. Chi occupa uno spazio tende a non lasciarselo sfuggire e se per caso incontra qualcuno più bravo fa del tutto per scoraggiarlo.
La danza oggi è diventata un’attività troppo mercificata o meglio è un’attività lavorativa come fare il meccanico o l’ingegnere. Certi esempi li abbiamo senza andare troppo lontano: basta un clic nel televisore di casa.
Fino a quando resteremo incollati a guardare le schifezze che ci propinano in TV credo sarà un’offesa “parlare di danza, intendo la vera danza”
Io credo molto nei giovani e nella loro voglia di fare e di dare ciò che sono in grado di fare e dare così come non credo affatto nelle Istituzioni che hanno la possibilità di fare e non fanno. Ci troviamo dentro un gioco troppo sporco e a farne le spese ci pensano i talenti che sono costretti ad emigrare all’estero se vogliono dar seguito ai loro ideali.
– Pensi che si possa fare qualcosa per sensibilizzare le istituzioni ad investire su questo campo?
Credo che si possa far tutto se la domanda viene dalla base ma, finché la base ha paura, non si farà mai nulla. Se ognuno non si facesse il conto di perdere “quel poco che possiede” si creerebbe un’ottima voce da far spaventare anche Giove.
Non dimentichiamo anche che le istituzioni non hanno le “sfere di cristallo” dove leggere. Le istituzioni hanno bisogno di “progettualità“. Il loro compito è quello di fare la politica. La colpa è solo nostra che abbiano trasformato le istituzioni in “mezzo di scambio”. Il risultato è quello che si vede.
– Ritieni sia giusto, per un ragazzo o una ragazza che ama la danza, spronarlo\a verso questo mestiere, anche se è così difficile trovare degli sbocchi in questo campo?
Io sono convinta di una sola cosa: ognuno deve fare la cosa per cui è nato e il proprio compito non può essere considerato un “mestiere”.
Per conciliare le due cose bisognerebbe fare un lavoro per vivere e uno che ti renda “vivo”.
– Da molti anni ormai, segui la danza in Italia. Ormai le compagnie di danza sia classiche che contemporanee sono davvero poche, cosa ostacola il loro lavoro?
Non credo siano poche le Compagnie di danza, credo invece siano poche le occasioni in cui si possano confrontare e le cause vanno ricercate in quanto detto prima. Se gli eventi non accadono facciamo in modo che avvengano.
– Ne hai una, per così dire, a cui tieni di piu?
Sono una grande sostenitrice dell’Arte ed amo tutto ciò che è frutto della creatività ed essendo fermamente convinta che in “natura” non esistono due elementi uguali non potrei amare una cosa senza desiderare l’altra!
– Tra i ballerini italiani, immagino, tu abbia delle preferenze, quali sono il ballerino e la ballerina ai quali guardi con maggior interesse?
Adesso te lo posso confessare: ho amato, e nel vero senso della parola, un ballerino, uno di quelli che non sarà mai menzionato tra le prime righe, uno di quelli il cui nome si perderà neanche tra i mille elenchi ma come mi ha trasportata lui nel mondo della danza non ci è riuscito, fino ad ora, mai nessuno…
Maura