Un viaggio affascinante per le vie d’oriente fino in India e poi concluso nella città dei Profeti di Gerusalemme
L’Oriente, e in particolare l’India, offre molte possibilità di ricerca per uno studioso delle scienze religiose, un ricco panteon di credi, antiche superstizioni e tanta saggezza nei testi sacri dell’antica India. La cultura islamica dei paesi orientali rivela molti pregiudizi dogmatici che anche noi occidentali abbiamo ricevuto con l’insegnamento cristiano mal compreso e mai messo in pratica.
L’ebraismo che i cristiani offendono e perseguitano per ignoranza altro non è che la vera radice della nostra cultura giudaico-cristiana; condanna inesorabilmente la nostra, lasciando la ricerca di Gesù Cristo nell’oblio.
L’ansia di scoprirsi, di crescere e di conoscere, diventa come un pozzo che non termina mai di riempirsi; il cercatore solitario, che studia le altre culture, non si lascia influenzare da queste, si interroga e cerca una risposta, però rimane libero dai pregiudizi culturali tipici di noi occidentali. Una sete del sapere che non cessa mai di disse-tarsi, questo è il destino di chi ostinatamente cerca di conoscere le fedi antropologiche dei popoli.
La desiderata ricerca dell’Autore inizia dopo la perdita del padre e successivamente dagli insegnamenti dal nonno materno, i quali diedero l’impulso alla ricerca delle verità della vita.
Il grande viaggio si svolge in pullulanti incontri di anacoreti asceti, profeti di dottrine religiose, fachiri, monaci colti e anche mendicanti e digiunatori solitari. Questi singolari personaggi che incontra per la sua strada lo interrogano e lo tormentano con una sequela di interrogativi; il cercatore, non trovando risposte esaurienti, li va a scovare negli antichi testi sacri dei Veda del Corano e nella Bibbia, al fine di colmare la sete del sapere e scoprire qual è il significato del destino umano.
L’Autore è spinto dalla curiosità e il desiderio di conoscere chi sono i Mullah islamici guerrieri del deserto, chi erano i nostri cava-lieri crociati che partivano dalle loro terre per andare alla difesa del tempio di Salomone e del Santo Sepolcro, i guerrieri Kshatriya narrati nella Bhagavadgītā indù, i Brahmini Principi nati due volte, che si incarnano in animali e lanciano maledizioni a chi uccide.
I Vaisya contadini e commercianti, usciti secondo i Veda dalla pancia dei Brahma, e infine sotto tutte queste caste privilegiate c’è il più incommensurabile dolore dei Paria: non hanno casta sociale, non sono nulla e non hanno il diritto di esistere, vivono nell’oblio delle strade di un paese vasto come l’India.
Le terre lontane dell’Oriente, una sorta di favola colorata, dalle inconfondibili tonalità forti e accese che certamente non hanno nulla a che fare con il nostro Occidente grigio, pieno di paure e pregiudizi, la fantasia umana corre nei racconti fantastici, pieni di significati allegorici.
Le Mille e Una Notte raccontate dalla nonna quand’era bambino, come insegnamento morale, portano il cercatore verso la via del possibile numinoso trascendente nella terra abitata degli arabi.
Le sue credenze e i suoi profeti lo portano alla scoperta della Terra Santa dove i kabbalisti ebrei rivelano nuove conoscenze, che alla fine ci conducono alla scoperta di un Unico Dio Spirituale.
Il panteismo e il suo concetto di Assoluto Puro Spirito Supremo con strani enigmi tutti suoi, schiaccia l’individuo, anzi sconsiglia la ricerca monoteista e invita il viaggiatore nomade verso l’ignoto mistero relativo del destino umano.
L’oriente è un grande continente, i suoi orizzonti schiaccianti, le sue notti insidiosamente fascinose, la sua fauna e la sua flora antica come il mondo, questa è la storia di Antonino Greco che racconta a noi.
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