Vera Ambra è nata ad Acireale, ma Catania, oltre ad essere la città in cui vive, per lei è una scelta. Una scelta di vita, una scelta sofferta. Una scelta vincente. Poetessa e scrittrice, nel 2001, nel pieno della “new economy” indotta dalla diffusione dell’accesso al web, decide di fondare proprio a Catania, “per internet e su internet”, una realtà che rappresenta un autentico unicum: Akkuaria, associazione che, sfruttando le possibilità offerta dalla rete di raggiungere tanto i lettori quanto i potenziali autori marginalizzati e delusi dalla vecchia editoria e dalle arrembanti logiche commerciali, offre la possibilità, supportata da una attenta consulenza e coordinamento, di vedere pubblicate le proprie opere in volumi ben curati e alla portata di tutti, dotati di codice isbn, pubblicizzati e distribuiti in tutta Italia e non solo. Ed è proprio per i tipi di Akkuaria – oltre, tra gli altri, allo squisito volume “Catania nella memoria” - che Ambra dà alle stampe “Re o Regina”, la propria autobiografia, che sembra un romanzo ma è storia autentica di vita vissuta intensamente e sempre con un sorriso e un abbraccio per quelli che non sono solo i “suoi autori” ma sono, sempre e innanzitutto, i suoi amici. Convinta del potere taumaturgico della scrittura (e a confermarlo sono i tanti che hanno visto pubblicati i propri scritti dopo tante delusioni), Vera Ambra è innamorata tanto della società civile quanto dell’arte mai fine a se stessa: è volano per la nascita di realtà come “Artists & Creatives”, “Venticinque Novembre – Giornata Mondiale controla Violenza alle donne” e del neonato movimento culturale “Alienismo”.
Oltre che della parola e della musica, Vera è innamorata dell’immagine: autentica “talent scout” di pittori e fotografi, si è cimentata in proprie originali creazioni, una delle quali fa da copertina alla sua autobiografia, che il critico letterario Livia De Pietro descrive così:
«È libro di vita, un racconto autobiografico tutto vero sia nel contesto ambientale sia nei personaggi che presenta con i propri nomi. Questo libro è toccante perché scritto con le corde più intime del sentimento per cui lascia nel lettore una patina di tristezza che però, fortunatamente, alla conclusione del libro viene dissipata. Il personaggio più importante di questo libro, quindi, è la stessa autrice che crea e domina tutta la vicenda ambientata in Sicilia il cui tessuto offre una vasta materia di riflessione su temi di interesse collettivo. Considerati gli elementi interni al testo, si può ben dire quindi che Vera esce dalla gabbia dell’io per immedesimarsi in una problematica della storia che tocca un’intera categoria, quella delle donne in questo caso rappresentate da lei stessa. Vengono affrontati problemi quotidiani, soprattutto quello dell’educazione dei figli che sollecita il desiderio di intervenire non solo con discorsi etici, ma interventi di tipo culturale per impegnare in modo sano i nostri giovani. È tuttavia la speranza a superare il pessimismo di questo libro e la si ravvisa nell’amore per la natura, per gli animali, per il prossimo, per le persone deboli ed è questo il dato che permette di non fa rientrare Vera nella categoria del pessimismo letterario del Novecento cioè quello stato d’animo e quella concezione della vita espressa nelle opere in prosa e in poesia da tutti quegli scrittori che, pur senza un sistematico impianto filosofico, dichiarano la loro sfiducia nella compatibilità fra esistenza e felicità, che sentono l’ostilità della natura nei confronti dell’uomo, che avvertono la vita come un percorso doloroso da compiere. E invece per Vera l’isola della Sicilia non è un luogo ostile, ma un’oasi, un Paradiso dove si rifugia nei momenti più tristi proprio perché la natura ha una funzione consolatoria. È un viaggio doloroso dai risvolti improvvisi e inaspettati. Con linguaggio fluido e allo stesso tempo incalzante, talvolta colorito, secondo le circostanze, Vera ha composto un libro che si legge tutto d’un fiato. Denotazione essenziale della forma è proprio il linguaggio descrittivo con l’intento di rendere la realtà leggibile, visiva.
È insomma un libro chiaro, si capisce senza il sussidio di filtri letterari, la globalità della narrazione tende all’essenzialità. Sono convinta, dopo aver letto questo libro con occhio critico, che scrivere, sia una necessità dell’anima. È giusto allora indicare l’esempio di Vera a chi, come lei, ha il dono della parola che è la più implacabile ed efficace delle armi per combattere i problemi che ci affliggono».
Un volume, quindi, in cui Vera Ambra quasi romanzescamente racconta la sua storia, dai primi amori felici al poi tormentato matrimonio concluso con il divorzio; dai tre figli alle gioie salvifiche della poesia, allo scoprimento di un pianeta per lei inesplorato: la Letteratura contemporanea, entro il quale si è autocostruita, con le forze proprie.
L’autobiografia le consente di ripercorrere la propria esistenza per donarla agli altri, rendendo in inchiostro ciò che è stato vissuto, giorno dopo giorno.
Roman Henry ClarkTratto da “CATANIA È…”, Anno II, Numero 3 – Marzo 2012
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