È possibile ritrovare il senso della vita! In viaggio, insieme agli artisti di Vera Ambra

Posted by on Feb 17th, 2013 and filed under Akkuaria, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Da alcune trasmissioni radiofoniche di successo si va estendendo sugli ascoltatori come un sottile e leggero veleno che prepara alla catastrofe annunciata: la scomparsa dell’elemento umano per far posto ad un robot tecnico e computerizzato! Si auspica addirittura la chiusura delle Facoltà umanistiche!
Al di là delle provocazioni più o meno spettacolari dei mass media il processo di cancellazione dell’uomo integro, dell’uomo intero, dell’uomo in tutte le sue sfaccettature è un pericolo reale nella nostra società.
Una società che mostra, dietro il ghigno beffardo della stregonesca avventura della decapitazione dell’umano una fragilissima parvenza di sopravvivenza. Una società vampiresca che si ciba dei propri resti, incapace sia  di creare dialogo tra le varie scienze sia di riconoscere i valori della tradizione e sposarli con il nuovo.  

Quanto è vecchia la nostra società? Nelle viscere di questa società in disfacimento, nelle volgari espressioni del gossip, nelle smorfie claunesche degli abitanti del mondo televisivo, tra grandi fratelli, isole di famosi e amici-nemici, dove è possibile trovare un giovane ? Ma esistono ancora o li abbiamo sotterrati insieme alla speranza in una società che ogni mattina si dispera perché lo spreed ha deciso di ballare un tango assassino?L’arte e la scienza come si possono fronteggiare in un mondo che ha fatto del tecnicismo il pilastro?
Queste le considerazioni che portavo nel mio cuore quando sono andata da Vera Ambra nel suo viaggio tra le vie dell’Arte giunto alla 13° Edizione. E mentre scorreva la manifestazione queste domande terribili, queste considerazioni angosciate, questo sguardo spento e triste sulla società a poco a poco scomparivano e ritrovavo la speranza e la gioia del futuro.
Perché nel 13° Viaggio tra le vie dell’Arte ho ritrovato il bandolo della matassa, ho ritrovato l’umanità e la sincerità dell’essere umano quando ha buona volontà.
Davanti ai miei occhi scorrevano le immagini riprese nei Centri di disagio sociale e ho ritrovato il dialogo degli affetti, l’intimità della comprensione, la capacità di dirsi, raccontarsi, rinnovarsi.
Tutto questo non è poco.
Ma poi ho trovato di più. Ed è stato bello sentire gli autori, alla prima prova, specchiarsi negli occhi di autori già affermati, è stato fresco il loro sorriso e la loro emozione. Come è stato veramente interessante ascoltare i discorsi, le sincerità, le notazioni anche dolenti di personaggi noti della cultura italiana di fronte allo sfacelo della società attuale.
Viviamo  in un mondo che dalla libertà dell’espressione artistica è passato alla licenza più totale verso la banalità, la volgarità, il triviale sguardo  senza palpiti e senza traccia di anima che annulla ogni slancio ed ogni umana esigenza in una palude fetida e deleteria.
Serve dunque riaccendere un confronto su piani diversi, un dialogare tra simili e diversi, uno scambio di piani di ascolto e di linguaggi. Il grande dialogo di sempre Arte-Scienza è un orpello da museo oppure è la nuova stanza dell’umanità per costruire l’uomo globale , l’uomo intero che possa superare la scissione schizofrenica tra la percezione della propria umanità e la costruzione solamente tecnicistica della sua vita e del suo futuro?
Insieme in un confronto, in uno scambio d’arte autentico è possibile ritrovare il
Senso dell’esistenza.
Così il luogo del viaggio è diventato il Luogo del confronto e il Viaggio tra le Vie dell’arte è diventato il viaggio tra le nostre inquietudini e le nostre speranze.
Bisognerebbe organizzare più spesso queste occasioni, queste isole di umanità e di civiltà, in mezzo alle foreste del pessimo gusto che ormai ci circondano.
Forse è giusto che il Manifesto dei Neoromantici per un nuovo umanesimo
sia nato in questa occasione: ci voleva il vigore e la passione dei siciliani per accendere quel fuoco che già ardeva sotto la cenere romana.
Un incontro fortunato, una mattinata piena di sole, visi simpatici, sorrisi con la speranza in bocca. E il Duende, quello di cui parlava Garcia Lorca, è di nuovo divampato.

Poesia, poesia, poesia…!

Anna Manna

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