11 Gennaio. Giorno triste e fatidico per il mondo dello spettacolo: data, infatti, che segna la dipartita di Fabrizio De André. Ma da questo 2013 sarà un giorno più amaro nella memoria di tutti noi… Ci lascia la grande Mariangela Melato.
E’ la malattia a portare via la Melato, che da tempo lottava con un male incurabile. Soltanto 71 anni, per l’indomabile attrice che ha ricoperto, nel corso della propria carriera, ruoli di primo piano nei rotocalchi nazionali. Del resto, Mariangela ha fatto di tutto: una protagonista a trecentosessanta gradi. Insomma, un’artista “totale”.
Ma facciamo un passo indietro per ripercorrere la sua straordinaria carriera, rendendo, così, un omaggio a questa straordinaria signora di cultura.
Nata a Milano il 19 settembre 1941, eredita la passione per lo spettacolo dalla sorella Anna, attrice e cantautrice. Studia pittura all’Accademia di Brera, e si dedica all’attività di vetrinista presso i grandi magazzini La Rinascente per riuscire a mantenersi i corsi di recitazione di Esperia Sperani.
Una forte passione quella per il teatro, che segnerà la sua storia da professionista. La svolta avviene nei primi degli anni ’60, quando lavora con Dario Fo in “Settimo: ruba un po’ meno” e “La colpa è sempre del diavolo”.
Nel ’66 passa allo Stabile di Trieste. Nel ’67 ha l’onore di lavorare con Luchino Visconti per la realizzazione de “La monaca di Monza”. L’anno successivo torna in teatro con “L’Orlando furioso” di Luca Ronconi. Il salto di qualità che la introduce al mondo del cinema avviene con “Thoomas e gli indemoniati” di Pupi Avati. Ma attrice poliedrica, Mariangela, dal dramma alla commedia: “Mimì metallurgico ferito nell’onore” e “Travolti da un insolito destino nell’azzuro mare d’agosto” di Lina Wertmüller sono solo alcuni dei lavori ai quali l’attrice ha preso parte. Non riesce a dire addio al mondo del palcoscenico ed eccola tornare a teatro con le tragedie di Euripide “Medea” e “Fedra”. Si cimenta persino nel teatro pirandelliano in “Vestire gli ignudi” e in quello shaekspeariano ne “La bisbetica domata”.
Ennesimo successo con “Il caso di Alessandro e Maria” con la co-produzione di Giorgio Gaber. Altri successi “La poliziotta” di Steno, “Caro Michele” di Monicelli, “Il gatto” di Comencini e “Aiutami a sognare” di Pupi Avati. E non è tutto: quattro David di Donatello, quattro Nastri d’Argento e un Globo d’oro sono alcuni degli innumerevoli riconoscimenti ricevuti.
Un paio di giorni fa, a Capodanno, è stata trasmessa su Rai 1 una replica della splendida interpretazione, al fianco di Massimo Ranieri, di “Filumena Marturano” di De Filippo.
Di sé diceva: “Un’attrice deve far ridere o piangere, e riuscire a recitare senza travestimenti”. Una schiva e riservata, Mariangela, ma con a fianco un unico grande amore: il legame durato quarant’anni con Renzo Arbore. Sicuramente ha lasciato il segno e la sua dipartita è stata sentitissima da tutti gli appassionati di teatro: che dire della sua straordinaria voce e della sua originale gestualità? Semplicemente uniche…
Ai funerali, celebrati a Roma nella basilica di Santa Maria in Montesano, meglio nota come Chiesa degli artisti, hanno partecipato sentitamente moltissimi volti noti dello spettacolo: Giancarlo Giannini, Christian De Sica, Gigi Proietti, Lina Wertmuller, Marisa Laurito, Paolo Villaggio, Francesco Rosi, Ettore Scola, Paola Gassman, Ursula Andress, Andrea Giordana, Milena Vukotic, Enrico Montesano, Luciano De Crescenzo, Pippo Baudo, Gianni Boncompagni, Gianni Minà, Lina Sastri, Walter Veltroni, Renato Scarpa, Elena Sofia Ricci, Elsa Martinelli e Giuliano Gemma. Così la ricorda Avati: «È stata la prima interprete che mi ha dato un’emozione». Queste le parole di Arbore: «alla mia Mariangela semplicemente grazie per tutto quello che mi ha insegnato».
Mi sembra opportuno concludere questo tributo alla grande artista, riportando le parole finali del discorso commemorativo tenuto da Emma Bonino durante l’estremo saluto. Mai parole migliori di queste per descrivere l’artista scomparsa
“Mariangela Melato, antidiva regina del palcoscenico, anticonformista per autenticità e non per moda, appassionata cittadina italiana, ci mancherai, ciao Mariangela”
Marco Fallanca