Dopo sei anni ininterrotti di quell’unica abitudine è un strazio tale che l’uomo, per 8 mercoledì consecutivi, si tiene la bambina, con la madre che denuncia il fatto e ogni volta gli manda a casa i carabinieri. Per quanto il giudice istruttore Domenico Paparo ripristini i pernottamenti del mercoledì, la giustizia fa il suo corso e si va a processo. Il rischio: fino a tre anni di carcere. Adesso la sentenza. E’ stato lo stesso PM Raffaella Laudato a chiedere l’assoluzione, richiesta accolta dal giudice Maria Teresa Scinicariello della 1° sezione penale.
“Aspettiamo le motivazioni”, dice l’avvocato Bavasso, “ma sembra che il giudice abbia valutato i comportamenti del padre non come disobbedienza al provvedimento giudiziario, bensì come proseguimento del dovere di cura verso la figlia. Cenare insieme, mettere a letto, raccontare una favola, svegliare, fare colazione, portare a scuola. Come avrebbe motivato l’addio improvviso? Come dirle: da oggi non resti più a dormire da papà, staremo insieme solo 3 ore? E come avrebbe reagito la bambina?”
Una sentenza molto importante perché tutt’altro che scontata, ricorda Barzagli (www.paternita.info): “Un precedente”, spiega, “che apre nuove possibilità e interpretazioni per i tanti padri separati e per gli stessi figli in difficoltà nel vedersi, amarsi e crescere insieme. La magistratura ha dimostrato di saper distinguere tra un padre che elude un provvedimento e uno che invece ama sua figlia”.