Ancora oggi questo è un tema molto delicato da affrontare, nonostante i primi trapianti risalgono al 1954 (trapianto di un rene da donatore vivente) e citiamo nel 1967 il primotrapianto di cuore, per opera del professor Barnard.
In molti casi il trapianto di un organo è ciò che divide la vita di una persona dalla morte. Esistono diversi tipi di trapianto: cuore, fegato, polmone, rene, intestino, ma anche di tessuti come le cornee, la cute o parti muscolo-scheletriche.
In Italia ogni anno milioni di persone, sono colpite da malattie gravissime e per loro, l’unica speranza è un trapianto.
Il problema principale però è la mancanza di organi, dovuta alla carenza crescente e di lunghe liste d’attesa. Purtroppo difatti ancor oggi quando ci si trova davanti a questa scelta, sono poche le persone che decidono positivamente.
Esistono numerose campagne informative che promuovono la cultura della solidarietà, prendendo provvedimenti consapevoli.
Innanzitutto, s’individuano due fasi: il prelievo della parte da un soggetto detto donatore, e il successivo trapianto o innesto della stessa, su di un soggetto detto ricevente.
I trapianti sono di due tipi: da donatore vivente e non.
Nel secondo caso, gli organi vengono prelevati da un paziente di cui sia stata accertata la morte cerebrale secondo le modalità di Legge per l’accertamento (diverse a seconda degli Stati). In Italia, una commissione di tre specialisti (un esperto in neurofisiologia, un rianimatore e un medico legale) monitora le condizioni cliniche per un periodo di almeno 6 ore, e può stabilire lo stato di morte soltanto se, oltre alla constatazione clinica del decesso, si presentano contemporaneamente tutte queste condizioni:
- stato di incoscienza
- assenza di riflessi del tronco cerebrale (struttura deputata a mantenere le funzioni fondamentali della vita)
- assenza di respiro spontaneo
- assenza di qualunque attività elettrica cerebrale, verificata tramite elettroencefalogramma
- assenza dell’irrorazione di sangue al cervello (nei casi in cui non sia possibile verificare i riflessi del tronco cerebrale o effettuare l’elettroencefalogramma, attraverso indagine radiologica con valutazione del flusso ematico cerebrale)
Il tempo di accertamento dell’assenza di condizioni vitali nell’encefalo è stato, con successive modifiche alla Legge, portato prima a 12 ore, e poi alle 6 ore attuali. In alternativa, si procede al prelievo dopo 20 minuti di assenza del battito cardiaco.
La morte cerebrale però, non va confusa con lo stato vegetativo, che comporta soltanto la prima di queste condizioni, ovvero la perdita di coscienza, ma conserva le funzioni vegetative del cervello.
Purtroppo, a causa della scarsità degli organi, come già indicato, si è sviluppato un mercato nero o mercenario, che prevede il pagamento a un donatore vivente in cambio di un organo. Generalmente si tratta di reni.
Ci troviamo delle volte, davanti a casi di estrema povertà, che inducono persone disperate a gesti estremi, pur di risolvere le loro sofferenze economiche. Si è arrivati a contare ben 10.00 trapianti illegali nel mondo in un solo anno.
In Iraq per esempio il prezzo di un rene arriva a 20.000 dollari, ma anche negli altri paesi più poveri, che sono il vero mercato nero degli organi interni, i prezzi sono relativamente bassi e l’offerta è ampia: reni, fegato, pancreas, polmoni, cuore… vivi e morti sono un’unica merce.
Se è vero che la vita ha un prezzo questo traffico, lo dimostra.
Il problema principale comunque è quello culturale. La gente non è sufficientemente informata, malgrado le varie iniziative atte a sensibilizzare questo tema. Tuttavia non è facile, quando per esempio a un genitore che ha appena perso un figlio in un incidente stradale, gli viene chiesto se è disposto all’espianto degli organi. In quei momenti di forte dolore, nel quale la mente è altrove, si devono prendere decisioni importanti, che possono però salvare altre vite.
Non auguriamo a nessuno di trovarsi in una situazione simile, però ogni giorno capitano. In una campagna del 2012 troviamo i volti di uomini e donne che hanno ricevuto un trapianto e grazie a questo hanno ripreso a coltivare sogni e progetti. Forse in quei drammatici momenti bisognerebbe pensare al fatto che con un trapianto, si può ridare la speranza ad altre persone.
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